Tecniche

Lucci ieri ed oggi

Di Roberto Granata pubblicato il 16/01/13

Penso che nessun pesce, almeno parlando di acque dolci,  sia stato nei secoli bistrattato, chiacchierato e, fortunatamente in tempi recenti riabilitato, quanto il luccio. Basta dare un’occhiata alla letteratura alieutica per scoprire tutto ed il contrario di tutto sull’esocide. Vi sono affermazioni (la maggioranza) in verità piuttosto datate, che oggigiorno vengono assolutamente smentite, altre che vengono, per così dire, “aggiornate”, ed altre ancora veritiere. Ciò, tengo a precisare chiaramente, non è assolutamente dovuto all’incompetenza di alcuni (non mi permetterei mai ne di dirlo ne di pensarlo), ma semplicemente, a mio avviso, ai seguenti motivi:

Per millenni il luccio è stato (e rimane, ma con la compagnia e spesso con la prevaricazione del siluro) il predatore per eccellenza delle nostre acque, al vertice della catena alimentare. Ciò ha contribuito sicuramente a farne il “mostro divoratutto” dell’immaginario collettivo. Un esemplare di grosse dimensioni che attaccava un anatroccolo, un cagnolino o qualcosa che sguazzava nell’acqua, visto da persone totalmente digiune di pesca e di nozioni sul suo comportamento, faceva solo pensare ad un essere famelico e cattivo, oltre che pericoloso. L’uomo, per sua natura credulone, bisognoso di storie da brivido e poco propenso ad approfondire, ha così accolto di buon grado il povero esocide tra i “suoi” mostri, facendo nascere così la pessima ed immeritata fama di “squartatore” che il luccio si è, purtroppo, trascinato per secoli. Fortunatamente oggigiorno le cose vanno in modo ben diverso. Vediamo quindi qualche esempio di ciò che si pensava un tempo e di quella che è invece la realtà dei fatti, alla luce delle “scoperte” che, poco alla volta i pescatori ed i ‘lucciofili’ in generale hanno contribuito a compiere.

 FAVOLE E VERITA’

 Partiamo con una serie di considerazioni che hanno tenuto banco per parecchio tempo, soprattutto tra i non pescatori: “il luccio ogni giorno mangia l’equivalente del suo peso” oppure “deve mangiare almeno un chilo al giorno” e, dulcis in fundo “il luccio ogni giorno mangia 4 volte il suo peso”. Penso che ogni commento sia superfluo e non serva neppure dare una spiegazione “scientifica” ad una ‘strampalatezza’ che si commenta da sola. Più importante invece è cercare di capire da dove sia nata, oltre che dalla tramandazione orale (che moltiplica sempre le cose) una simile teoria, e lo faremo con un altro esempio, tratto da un vecchio testo: “Un asino si abbeverava ad uno stagno quando, all’improvviso, un grosso luccio ha morso il muso della povera bestia che recalcitrando ed indietreggiando per il dolore e la paura, ha tirato il luccio in secca”. Da ciò si possono dedurre 2 cose, la prima strampalata e l’altra no:

1)            Il luccio voleva mangiarsi l’asino! Questa assurda teoria, putroppo, insieme ad altre simili, è stata accettata dalla massa senza ulteriori ragionamenti. Da lì il passo è stato breve: il luccio mangia tutto quello che trova, punto e basta.

2)            Il luccio, come oggigiorno ben sappiamo, attacca sia per fame che per altri motivi. Ecco la verità: potrà anche attaccare un essere che pesa 4 volte lui, ma non di certo per mangiarlo.

Passiamo ora ad un’altra ‘pseudo-verità’ che ha tenuto banco per molti anni e che purtroppo, nonostante cominci a ‘vacillare’ fortemente, è ancora tenuta in esagerata considerazione.

 ‘ PIU’ FA FREDDO E MEGLIO E’ ’

 Gli spinningofili accaniti, quelli che si dedicano al loro sport preferito tutto l’altro, avranno da tempo notato che non è assolutamente così, anche se qualche vantaggio il freddo pungente lo può portare. Anzitutto il numero di catture cala in modo vertiginoso rispetto ai periodi (anche invernali) meno freddi. La ricerca dell’esocide diventa poi oltremodo più problematica. Basti pensare ai luoghi di stazionamento, che si riducono ai punti più caldi e piuttosto profondi in parecchi ecosistemi. Ciò non sarebbe di per sé un grosso problema, se non fosse che il luccio diventa molto più “pigro” (la temperatura dell’acqua rallenta il suo metabolismo e la sua “attività”), insensibile o quasi agli stimoli provocati da buona parte delle tipologie di artificiali (rotanti ed esche disturbatrici su tutti) ed, oltretutto, la sua ricerca si riduce a poche ore utili nell’arco della giornata. Il rovescio della medaglia è dato dal fatto che i pur pochi attacchi che avremo potrebbero essere sferrati da esemplari di taglia. Per farlo preferiranno chiaramente dei momenti dove le condizioni saranno meno proibitive, che sono:

1)             Gli orari che vanno dal primo pomeriggio al tramonto dove a volte l’acqua riesce a scaldarsi debolmente.

2)             Quando si troveranno a ‘tu per tu’ con qualcosa per cui ‘il gioco vale la candela’.

Un attacco fallito, in questi fragenti, sarebbe un vero problema per lo spreco di energia che comporta (stiamo parlando di pesci comunque un po’ “intropiditi” dal freddo) ed oltretutto in “stato interessante” e perché, vista la scarsità di prede in circolazione, passerà forse troppo tempo prima che una simile occasione si ripresenti. Immagino che da tutto ciò avrete già dedotto quali strategie adottare ma vediamo comunque di riassumerle brevemente: artificiali a forma di pesce, di buone dimensioni e recuperati lentamente ma, soprattutto, insistendo più del “normale” negli spot che riteniamo interessanti. Ma il vero problema, che spesso ha fatto gettare ‘alle ortiche’ anni, per non dire secoli, di pesca, non è stato il tentare il luccio nel periodo invernale, quanto il disinteressarsene, anche totalmente, in altri periodi, compresi quelli molto migliori.

 LUCCI “ALL SEASONS”

 Un altro luogo comune duro a morire, fino a non molti anni fa, recitava più o meno così: “Se vuoi prendere i lucci vai a pescare in inverno, perché non ci sono altri pesci in circolazione”. A parte il fatto che molte altre specie sono comunque “in circolazione” (compresa l’insospettata carpa, anch’essa un tempo ritenuta una preda prettamente estiva; anche per lei l’evolversi della mentalità piscatoria e delle tecniche hanno fatto sì che si sfatasse suddetta diceria, con carpe da brivido catturate in un clima altrettanto da brivido), ma questa diceria ha fatto sì che si tralasciassero le altre stagioni, tutte con i loro periodi interessanti per la pesca dell’esocide. Alla base di questo ragionamento c’era, ancora una volta, la parola “fame”, intesa nel senso più stretto del termine. Un luccio “doveva” attaccare solo per fame e quindi, presentandogli un bel pesciolino in un periodo dove questi ultimi se ne stavano un po’ “rintanati”, il risultato era, in teoria, assicurato. Insomma, si era ben lungi dal pensare (tranne rari pionieri) che il luccio attacca per svariati motivi, prendendosela quindi anche con altri “aggeggi” che con un pesce non c’entravano prioprio niente. Oggiogiorno la realtà è ben diversa ed, a tal proposito, stiliamo senza nessuna pretesa un elenco di voci dove il luccio è più incline ad attaccare per fame o viceversa, comprendendo anche qualche consiglio per la sua pesca in tali frangenti.

 ATTACCHI PER FAME

 Si possono avere con buone probabilità nei seguenti casi:

1)             Nella stagione calda soprattutto all’alba ed al tramonto;

2)             Con acque fredde, la cui temperatura inibisce momentaneamente altri stimoli nel luccio. Pochi attacchi, ma dovuti essenzialmente a questo;

3)             Piuttosto indipendentemente dalla stagione, quando all’orizzonte si profila un grosso cambiamento meteo, come l’arrivo di un periodo perturbato, di un nucleo di aria fredda o di un temporale, tanto per citare 3 casi piuttosti eclatanti. Approfondire il sia pur importantissimo discorso sarebbe cosa lunghissima per cui vi rimando, qualora riuscite a trovarli, ai miei scritti su ‘Pescare’, in particolare ai numeri 7-2004 e 2-2005.

Tutto ciò non esclude a priori, comunque, attacchi per altri motivi, ma li limita non di poco. Lo stesso discorso vale per l’altro tipo di reazioni che vediamo subito.

 DISTURBO E ‘COMPAGNIA’

 Si possono avere con altrettante buone probabilità attacchi per disturbo, irritabilità, intrusione, istinto di predominio e simili nei seguenti casi:

1)            Nella stagione calda negli orari centrali dalla giornata;

2)            Nelle prime fasi dell’autunno;

3)            In generale, quando nel luccio sembra regnare una certa apatia.

L’UNO E L’ALTRO

 Nelle condizioni esposte al punto 3 degli ‘attacchi per fame’, quindi con il barometro in discesa, ed a partire da circa 48 ore prima delle precipitazioni, escludendo soltanto la stagione fredda, il luccio è portato ad attaccare sia per fame che per altri istinti.

Ricordiamo poi (fattore importantissimo, ma spesso non tenuto nella dovuta considerazione) che anche un artificiale a forma di pesce (o di altro animale) può scatenare egli pure istinti ben diversi dalla fame in alcune occasioni.

 IN CONCLUSIONE…

 Ai giorni nostri, dopo essere stato per fortuna un po’ “riabilitato”, il povero luccio ha dovuto affrontare ben altri problemi primi fra tutti l’inquinamento e la rarefazione di aree idonee alla sua permanenza e riproduzione. Speriamo riesca a superare brillantemente (con il nostro aiuto) anche questi problemi, così come ha fatto con chi lo voleva morto, seppure in altro modo. Non un mostro, quindi, ma un fantastico pesce da conoscere, proteggere ed amare.


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