Tecniche

Lucci in ogni stagione

Di roberto granata pubblicato il 13/11/15

Anche se fortunatamente, con il progressivo evolversi della pesca spinning sappiamo che il luccio è insidiabile in ogni stagione, rimane talvolta radicata la mentalità per cui la sua ricerca “va fatta” nei mesi più freddi. Va detto invece che, se questi ultimi sono veramente freddi, anche lo spinning al luccio può subire una dura battuta d’arresto e che il luccio invece è insidiabile praticamente tutto l’anno. Parleremo quindi della sua pesca a seconda dell’andamento climatico all’evolversi delle stagioni e di qualche piccolo trucco per cercare di catturarne qualcuno in più. Partiamo dall’ “apertura”, che chiaramente non avviene nel medesimo giorno ovunque, ma che possiamo far coincidere con l’inizio della primavera.

PRIMAVERA

Il periodo è più che buono, soprattutto in considerazione del fatto che le femmine, che notoriamente raggiungono dimensioni maggiori rispetto ai maschi, hanno appena terminato la deposizione e non disdegnano per niente sia un grosso minnow, che attaccano specie in questo periodo per fame, sia grossi rotanti e tandem attaccati invece di solito perché fanno irritare il luccio, penetrando nel loro territorio e diventando una vera e propria “rottura di scatole” che va eliminata. Non si riscontrano quindi tangibili differenze di rendimento in questi due tipi d’esca in tale periodo. Dovremmo però avere l’accortezza di dimenticare un po’ la sua ricerca “canonica” dell’autunno – inverno per dedicarci a recuperi non più strettamente a contatto con il fondo, ed anche leggermente meno lenti (ma comunque mai frenetici). Parlando invece di primavera inoltrata, la resa dei minnows e simili si fa decisamente superiore, ed in periodi dai contorni già estivi diventano buone esche di superficie, come ranette, topolini, poppers e mercanzia varia che normalmente è usata più per i black. I luoghi di ricerca vanno scelti cercando di desumere i suoi spostamenti. Solitamente il luccio dopo la frega resta per un po’ in acque piuttosto basse, e quando la loro temperatura aumenta notevolmente tende a portarsi in zone del fiume con acque leggermente più mosse, ma in ogni caso non nelle profondità, e qui si prepara ad affrontare la stagione calda.

ESTATE

Stagione un po’ meno propizia forse per i pesi massimi, ma in ogni caso tutt’altro che avara di risultati se affrontata con il piede giusto. Ora è proprio conveniente vedere il tutto sotto un’ottica completamente diversa dall’inverno. Insistiamo nei punti del fiume anche con acque un po’ mosse ed ai piedi di cascate e briglie varie. Il luccio sosta in questi punti soprattutto per due motivi: la necessità di acque più ossigenate e la maggiore presenza di minutaglia. È meglio optare per recuperi a galla o quasi, i rotanti e le esche “disturbatrici” rendono meglio dei minnows o delle esche normalmente attaccate per fame e, riguardo alla tecnica del recupero, quest’ultimo può essere piuttosto “chiassoso” rispetto agli altri periodi ed ancor più irregolare. Non sempre sono buone soltanto le ore dell’alba e del tramonto, ma possono succedere sorprese anche in ore impensate, soprattutto col gran caldo.

AUTUNNO

Nonostante stiamo vedendo come gli esocidi siano insidiabili in ogni stagione, l’autunno rimane il non plus ultra per la loro caccia, sia in termini di numero sia, spesso, anche di dimensioni. Se poi abbiamo a che fare con un autunno piuttosto mite e prodigo di piogge assistiamo al periodo topico della sua pesca. Le piogge, anche se a volte arrivano a creare vere e proprie alluvioni, sono spesso una vera e propria benedizione per i pesci, in virtù del ricambio idrico che comportano. Dobbiamo ricordarci che, specie nelle lanche, l’unica comunicazione con il fiume avviene in occasione di piene molto rilevanti. Un’occasione da non perdere assolutamente è appunto il finire di queste piene, non appena le acque sono pescabili ed, anche se questa occasione può protrarsi per diversi giorni, i primi sono sicuramente migliori. Il luccio, comunque, percepisce che pian piano il clima sta mutando, e si porta in autunno, cominciando a risalire il fiume, nei posti più vicini a dove trascorrerà l’inverno. Ottimi gli invasi delle briglie e le prismate a corrente molto lenta. Non è ancora necessario cercarlo a stretto contatto con il fondo, ma certo non più a galla o quasi, ed anche la velocità di recupero dovrà essere un poco ridotta. Nelle briglie dette prima è preferibile, al contrario dell’estate (quando poteva stare anche un po’ nella schiuma) cercarlo nei lati e nei rigiri d’acqua molto lenti. Riguardo agli artificiali si assiste ancora ad una prevalenza di rotanti ed artificiali un po’ “disturbatori”, almeno fino a quando la temperatura non subirà un brusco calo, come vediamo subito.

INVERNO

Le stagioni non vanno mai misurate col calendario, e quindi finché quello che chiamiamo inverno si rivela una prosecuzione dell’autunno resta valido quel modo di pescare, ma quando arriva il vero freddo occorre ancora una volta cambiare radicalmente. Anzitutto, come abbiamo visto, non è per niente vero che più fa freddo e meglio è. I migliori periodi in inverno restano quelli con tempo nuvoloso, pioggia e neve, perché tengono lontane le gelate e soprattutto l’alta pressione stabile, condizione di norma poco propizia per la pesca. La miglior cosa da fare è comunque tenere d’occhio la temperatura dell’acqua. Ammettiamo però ora di trovarci in un periodo decisamente invernale: sicuramente la miglior esca, che può permettere un’accettabile costanza di catture, è un artificiale a forma di pesce (anche in gomma morbida, ottimo per recuperi molto lenti). Queste imitazioni vanno scelte, a mio avviso, di dimensioni piuttosto elevate, e recuperate sul fondo molto lentamente. Troppo spesso si insidiano ancora lucci con minnows da 6 – 7 cm; che andrebbero bene per trote o cavedani. I pescatori accorti, e soprattutto vecchi del mestiere, usano invece senza nessun problema quelli dagli 11 – 12 ai 20 cm ed oltre. Anche pescando con tali misure succede di catturare lucciotti da un chilo scarso, per cui il discorso potrebbe finire qui. Ma il lato positivo (anche se noto a molti, vale sempre la pena ribadirlo) sta nel fatto che queste misure possono schiodare il luccione. Vediamo perché:

  • Il freddo rende meno propenso all’attacco ed ancora meno ai lunghi inseguimenti il luccio, che tra l’altro non può, a maggior ragione ora, permettersi di sprecare eccessive energie per la predazione. Difficilmente attaccherà un piccolo minnow sprecando più energie di quante ne ricaverà. Ecco quindi anche il perché del recupero molto lento.
  • Vengono attaccati spesso per fame e, vista la scarsità di prede in circolazione, la fame può farsi sentire, specie in una femmina, vista la vicina riproduzione.

Il periodo invernale quindi, nonostante non dia la costanza di risultati di altre stagioni, autunno in primis, diventa, usando le dovute precauzioni, il periodo dei “pochi ma buoni”.

PICCOLI CONSIGLI

  • Non sempre il luccio attacca la nostra esca al primo colpo, dopo un agguato, ma spesso può inseguirla fin quasi sotto ai nostri piedi, per poi decidere di attaccarla oppure di restare nascosto nei paraggi per eventualmente farlo nei recuperi successivi. Siccome spesso non insegue a galla (e quindi non lo vediamo) comportiamoci come se ce ne fosse sempre uno sotto ai nostri piedi, altrimenti è probabile che non faccia né l’una né l’altra cosa.
  • Abbondiamo sempre un pochino nelle dimensioni degli artificiali, non soltanto coi minnows detti prima, ma un po’ con tutto, specie coi rotanti. A taluni pescatori sembra esagerato un Martin da 20 grammi, dalla lunghezza nella paletta di 6 cm. Ma solo quelli che hanno usato dei bei tandem dalla lunghezza più che doppia (ad esempio Martin 20 + 28 gr.), oltre ai soliti lucci hanno portato a riva certe sberle da togliere il fiato.
  • Dati il tipo d’attacco e la durezza dell’apparato boccale dell’esocide è consigliabile usare canne rapide e soprattutto rispondere all’attacco con una pronta ferrata.
  • I consigli del paragrafo precedente vanno maggiormente tenuti in considerazione pescando in acque ferme, dove la percentuale di attacchi “per un pelo” o a vuoto è maggiore che non in acque correnti.
  • Solo la sua ricerca tutto l’anno (ed abbiamo visto che è possibile) ci può far capire molte cose sul luccio, e fare più vera la passione per la sua pesca, non facile ma unica nel suo genere.

Per concludere, un ultimo consiglio: poiché purtroppo anche questo meraviglioso pesce sta diventando sempre più raro, oltre alle note ma giuste raccomandazioni di rilasciarlo, salvaguardiamo in modo particolare il ceppo autoctono (Esox Lucius Flaviae), che rischia ancora di più una preoccupante rarefazione ed in alcune zone l’estinzione, sia per la scarsa qualità ed anche quantità delle acque, sia perché soppiantato dai lucci provenienti dall’est europeo. Ma il “nostro” luccio sa dare, almeno ai veri patiti, tutta un’altra soddisfazione. Impariamo quindi a salvaguardarlo ed amarlo.


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