Tecniche

Mangianza!

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 04/01/10

In  questi ultimi anni ho trainato tantissimo; non so quanti quintali di benzina ho bruciato ma certamente, avrei rifornito un aereo. Qualche volta è andata bene, altre volte il mare mi ha sonoramente battuto ma, ogni volta, sono tornato con gli occhi pieni di voglia di ricominciare. Quando ero poco più che un bambino avevo imparato a trainare in quel del Circeo a occhiate con le piume e la cosa mi aveva affascinato a tal punto da sognare di avere una barca tutta mia. Poi le vicissitudini della vita mi hanno allontanato da questo sogno che pian, piano era finito in un cassetto fino a quando, questo cassetto si è riaperto ed ho ricominciato a frequentare le coste. Ora posseggo una buona barca ma, rispetto a qualche anno fa, sono i pesci a venire a mancare e questo è il sintomo drammatico che se non verrà posto un freno al prelievo avremo 9000 chilometri di coste senza traccia di vita. La situazione è drammatica ma tutti sembrano ignorarla anzi, la televisione di stato ci propina lunghissime trasmissioni in cui si magnifica il Mediterraneo senza quasi mai sollevare il problema che i pesci, non sono oramai più molti al punto che l'altra mattina, veniva mostrato un tonno rosso appena catturato...."...la sera prima e nelle acque antistanti Nettuno......"che poteva si e no pesare 4 chilogrammi..

Ma, sbaglio o quello è un pesce sottomisura il cui rilascio è obbligatorio?

Ma lascio ad altri più addentro a queste questioni il compito di commentare meglio di me queste situazioni al limite del ridicolo che comunque testimoniano l'esistenza di un problema che andrà risolto.

Io comunque persevero con le mie uscite a traina se non altro per gustarmi un caffè all'alba (adoro il rumore della macchinetta e l'odore che sprigiona quasi  a fare il verso con il più famoso...."..amo l'odore di caffè la mattina presto...odora di vittoria ...(Apocalipse Now), adoro il silenzio surreale delle brezze e delle piccole nebbioline, adoro sentire la barca che scivola via mentre preparo le mie canne e se accade che una di queste si fletta, raggiungo la vera felicità. Non esagero perché spesso poco importa se l'alletterato, la palamita o il tombarello non sono record, spesso tornano in acqua direttamente ma, ...ragazzi, il rumore di una frizione che piange è il top della vita di un angler!

In questi ultimi mesi però questo rumore si è fatto più raro almeno nelle mie coste (quelle davanti a Roma) e se soltanto due anni fa era un susseguirsi di leccie stella, sgombri, palamite e altri simpatici visitatori quest'anno è stata dura, molto più dura. La pesca è fatta di sinusoidi per cui spero vivamente che a marzo, quando la mia barca tornerà in acqua perfettamente rimessata, tornerò a vedere il palmares delle catture ampliarsi al punto di poter chiedere ai miei amici e compagni di pesca di smettere con il tal sistema e di provare con altro assai più complesso o innovativo (almeno per noi).

L'idea di scrivere questo pezzo l'ho partorita qualche giorno fa dopo aver vissuto una giornata abbastanza tipica iniziata la mattina presto, quando ancora le barche a Fiumicino sono ferme ed il mare è deserto. Poiché avevo fatto il pieno e la giornata era gloriosamente bella avevo deciso di sfruttare il permesso che da circa un anno risiede nella mia Robalo e che mi da accesso alle Secche di Tor Paterno davanti a Torvaianica. Fino ad allora avevo sempre rimandato forse per il timore di trovare troppa gente, forse perché la navigazione è discretamente lunga ed io non ho mai troppo tempo libero, forse perché quando ne dispongo il mare sembra rifiutarmi. Sta di fatto che mi armo di entusiasmo, preparo le mie canne e inizio a mettere prua 190°-205° verso la prima delle boe dell'area gestita da Roma Natura. I)l mare è perfetto ed anche la mia schiena non risente affatto dei piccoli urti contro onde da brezza di terra. In mare non vi è traccia di barche e pian piano (arrivo a godermi il lungomare di Ostia con ancora le luci delle strade accese, quindi la zona della Tenuta del Presidente a Castel Fusano e finalmente, vedo entrare una delle boe nel range delle 5 miglia che avevo predisposto sulla mappa GPS. La zona è ovviamente segnalata benissimo visto che è area di diving e pesca senza ancoraggio per cui mi affido al mio Lowrance e in lontananza intravedo la prima segnalazione galleggiante. A quel punto, visto che sto entrando in zona di operazioni, calo le canne e comincio a pescare. La mia scelta è decisa dal fatto che a Novembre inoltrato posso al massimo sperare in qualche alletterato, tombarelli e magari qualcuna delle magnifiche lampughe che spesso capitano sulle lenze. Le due canne esterne sono montate su artificiali affondanti da 9 cm anche perché decido di pescare attorno ai 10-12 metri mentre le centrali hanno un bel "bird" con piume da 7 cm. E' un set up che potrebbe far arrabbiare qualche purista ma in questi anni ha garantito successi e mi piace 'idea di provare in questo modo.

Le lenze sono in acqua e per i circa 20 minuti di traina che mi separano dalle postazioni migliori non accade assolutamente nulla. Poi, d'improvviso scorgo qualche cosa a 300 metri da me. Sto ancora sorseggiando un caffè e vedo quello che mi mancava da qualche tempo; una mangianza!

Dirigo deciso verso la zona in cui il mare ribolle ed i gabbiani fanno un poligono aria terra, passo sicuro di me e... non accade assolutamente nulla!

Cambio direzione, ripasso e... zero assoluto. I pesci sono in quella zona, li vedo saltare ma le mie esche sono totalmente ignorate. Che fare allora per non perdere l'occasione d'oro?

 

Mangianze.

Per farla in breve, decido in due secondi cosa devo fare e sin dal primo istante spero di aver fatto la scelta giusta. Recupero le canne da traina nella fase di allontanamento e dopo la virata verso i gabbiani armo una piccola canna da spinning. Accelero fino a 50 metri quindi, metto al minimo il motore e attendo che l'abbrivio mi porti a distanza di lancio. C'è un leggero vento da nord per cui ho scelto un artificiale regalatomi da Sandro Onofaro che vola bene e che fondamentalmente vibra ed emette tanti lampi di luce. Lancio la mia esca a circa 40 metri nei pressi di alcune alici fattesi a palla per difendersi e l'esca non fa tempo a toccare il liquido che la canna si flette. Bello, bellissimo, finalmente la frizione fischia e la canna è flessa al massimo e poco mi importa se nel frattempo la sarabanda continua visto che voglio godermi ogni singolo istante del combattimento. In bobina ho lo 024 in fluorocarbon, la canna é leggera e il mulinello è un 2500 per cui mi sembra di essere nel bel mezzo di un dvd girato nelle Florida Keys in cui si combatte un bel bonefish. Il pesce affonda e la canna può fare poco se non assecondarlo, la frizione continua a fischiare e io sono contento perché è la vera ragione di una levataccia la mattina e 15 miglia di navigazione. La corrente mi porta fuori dalla zona e la preda sembra mollare; non so cosa sia ma è certamente un alletterato, forse una palamita comunque, un pesce discreto. Lo guadino, lo porto in barca e finalmente mi rendo conto di essere un angler contento perché è riuscito a fare bene le cose che contano. Faccio una foto, rilascio l'alletterato anche perché i pesci morti non sono belli e torno nella zona della mangianza. Rilancio e ottengo una botta immediata senza esito quindi una nuova cattura

E un'altra ancora fino al punto di dire che è arrivato il momento di fermarmi perché in questo modo potrei catturare tantissimo, tropo per il nostro maltrattato mare. Allora mi fermo e mi mangio un panino mentre qualche gabbiano è ancora in zona ma della mangianza non pare più esserci traccia. Da qui mi viene in mente di scrivere qualche cosa per Pescare Mare anche perché le mangianze spesso sono state la gioia degli occhi e del cuore soprattutto quando affrontate nel modo giusto.

 

Tonnetti a mosca .

La mente mi torna indietro all'anno scorso quando girovagando con un amico mi trovai ad incrociare una attività a galla del pesce. Erano tonnetti misti che sfrecciavano nella linea dei 120 metri ed attaccavano le alici che gli amici stavano usando in quel diabolico drifting leggero che tanto cattura tra Settembre e Dicembre. A me non piacciono le mattanze sia perché vorrei dare il mio contributo alla salvaguardia del mare sia perché nella mia barca si rispettano le regole dei 5 kg per cui, dopo che ognuno aveva fatto il suo decido chiusa la danza e chiedo di lasciare perdere le sardine e le alici...se non altro perché fritte sono buone e perché non mi sporcano il Robalo (però che...rompic...i..). In barca con me c'è un angler strepitoso che non ama il mare ma che mi onora della sua amicizia anche a costo di stare male alla prima ond, il suo nome è Mauro Pitorri, che con Pino Maffei è una delle vere macchine da pesca a predatori d'acque interne che io conosca. Troviamo un'altra mangianza e tentiamo di vivere la situazione in modo fuori dall'ordinario, quasi fossimo nei carabi per cui, tiro fuori una canna da.......... mosca, un mulinello e una decina di streamer. Mauro lancia benissimo e io me la cavo per cui cominciamo a frustare l'aria mentre Pino guida la barca tenendola in posizione. Estraggo 15 metri di coda e eseguo una doppia trazione approssimativa per sparare lo streamer a distanza e inizio a recuperare a scatti. Dopo meno di un metro, dal nulla appare un tonnetto e la ferrata è automatica solo che il finale in 025 non regge la partenza è l'amico se ne va con l'amo nella bocca...... veloce come era arrivato. Monto uno 028, rilancio e la scena si ripete dopo poco. La canna si flette, i primi 10 metri di coda volano fuori e vedo il backing arrivare quindi, la canna si raddrizza e la lenza torna indietro senza mosca. Riprovo per la terza volta e monto uno 032mm in fluorocarbon. Faccio saltare lo streamer sull'acqua e da sotto arriva un missile che prende l'esca e la porta in profondità. Questa volta ti ho fregato amico mio!Il filo regge, la canna da mosca è allo stremo e io godo un combattimento che nemmeno una trota da 6 chilogrammi potrebbe regalarmi. Mauro nel frattempo è alle prese con un pesce simile ed in due urliamo le nostre sensazioni ad uno stravolto Pino. Portiamo in barca le due prede e capiamo di aver trovato il re dei sistemi di pesca quando vediamo una mangianza al punto che in una giornata di girovagare arriviamo a catturare sgombri, lecce stella, palamite e tombarelli senza più rompere il finale.

La lezione è imparata per cui da quel giorno la canna da mosca è ospite fissa in barca insieme ad una decina di streamer . Che sensazione fantastica!

 

Cosa avere in barca.

Quando si va per mare a traina la mangianza è spesso una sorpresa che deve essere affrontata con precisione per  non perdere il momento propizio per cui la mia scelta è quella di avere sempre e comunque una canna da spinning pronta all'uso con un minnow da 7 cm che sia pesante e che voli lontano. Ho scelto una canna capace di lanciare fino a 25-40 grammi con facilità mentre il mulinello è caricato con 026mm in fluorocarbon dopo aver smesso di usare le trecce in dyneema che spesso si aggrovigliano tra di loro formando fiocchetti proprio nel momento in cui si deve pescare senza intoppi. Questo accade soprattutto lanciando controvento per cui l'idea di perdere l'occasione solo per aver montato un materiale che mi fa lanciare 5 metri in più non mi soddisfa. Con i monofluoro non ci sono intoppi di questo tipo se non, quelli derivati dalla possibile memoria che si crea se non si usa una girella adeguata. La mia scatola volante prevede uan serie di minnow da 5-7 cm, qualche shad rap, una serie di testine piombate per grub e jig, alcunni poppers da 5 cm molto pesanti, qualche ondulante e qualche vecchio rotante da trota. L'importante è che pesino, siano piccoli e che volino bene anche controvento perché difficilmente si potrà arrivare a meno di 20 metri dalla mangianza senza disturbarla. Poi si lancia cercando di attraversare la zona di turbolenza e ci si prepara allo strike. Un modo fantastico di andare a pesca sfruttando le occasioni e di guadagnare una cattura con una attrezzatura leggera e bilanciata! Ha, dimenticavo. Il limite del pescato è 5 kg e esistono le misure minime che, come angler, dobbiamo conoscere e rispettare!

 


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