Tecniche

Mare calmo e grandi distanze

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 04/03/12

Partire da casa,  sapendo che c’è una mezza mareggiata o una scaduta in corso e ritrovarsi con un mare piatto. Questa è una delle cose che ci costringe a rimediare per non perdere la sessione. Non è surf, è pesca a fondo ma di mezzo di dobbiamo mettere almeno le distanze di lancio!

 Quante volte è successo di partire da casa sapendo che la perturbazione che fino al giorno prima aveva flagellato le coste doveva aver lasciato strascichi pesanti sotto forma di scaduta ed invece, una volta giunti a destinazione, ci siamo ritrovato davanti a qualche piccola onda che beffardamente, si sdraia sulla battigia? Personalmente è uno degli incubi più ricorrenti da quando il mio lavoro non mi permette di scegliere quando partire ma, devo prendere atto delle situazioni e dello stato del mare. Negli anni in cui ho pescato in Sardegna, era davvero facile perché potendo contare su spiagge rivolte verso tutti e quattro i quadranti, mal che andava, qualche cosa potevo rimediare ma, vivendo nel Lazio e pescando tra qui e la Toscana, la scelta si riduce solo alle mareggiate da sud-ovest.

Sta di fatto che, nulla è perduto anche se una serie di coincidenze ci può portare a pescare per diverso tempo in mare piatto e acquisire una serie di informazioni utili che dobbiamo memorizzare.

E’ evidente che esistono varie situazioni di mare calmo e se andrei subito a eliminare quei periodi di alta pressione stabile che appiattisce il mare per molti giorni, prenderei invece in considerazione, il mare piatto immediatamente dopo le mareggiate. In queste situazioni, ci sono rimedi e, qualche volta, anche qualche buon risultato in agguato.

 

Studiare il fondale.

Scegliere una spiaggia a caso è un errore che costa caro perché anche in presenza di mareggiate, alcuni tratti di costa possono risultare riparati e non essere toccati dalla situazione di mare mosso. Se la zona che abbiamo scelto entra in questa tipologia, le nostre possibilità sono davvero pochine mentre, altre situazioni possono pagare. D’altra parte è facile rendersi conto di dove stiamo pescando non appena montiamo un bel piombo e effettuiamo un paio di lanci lunghi.

La tecnica, viene definita del “plumbing” e consiste nel trascinare appunto..il piombo, sulla sabbia per capire come è strutturata. Sarà la cima della canna a dirci cosa abbiamo davanti perché ciò che trasmette il piombo è spesso inequivocabile.

Se infatti avvertiremo una serie di balzelli e salti del piombo, noteremo il cimino vibrare a segnalare che il fondale è duro e fatto di tante piccole ondulazioni. Questa situazione è tipica  dei fondali totalmente aridi e le possibilità di pesca sono davvero piccole, piccole.

Se invece sentiamo il piombo trattenuto da una sorta di mano invisibile, la cima della canna si fletterà lentamente e senza scatti a significare che il fondale è morbido e quindi; fertile.

Questa è la nostra zona di pesca e dobbiamo fare in modo che i nostri finali finiscano sempre in quel area che sarà l’unica ad essere visitata dai pesci.

Teoricamente sembra facile ma, in pratica, così facile non lo è mai.

Ovviamente tutto questo ha un senso ancora maggiore se peschiamo in una spiaggia con un fondale misto con presenza di roccia e poseidonia attorno alla quale circola sempre qualche cosa di buono.

 

Mare calmo, lunga distanza.

Distanza significa possedere una buona tecnica di lancio e non soltanto, una grande forza fisica anzi. Ma prima della tecnica di lancio, per poter fare distanza dobbiamo predisporre bene la nostra attrezzatura. In questo caso, l’uso dell’intrecciato ultra sottile diventa imperativo poiché possiamo pescare con uno 012 - 014mm in bobina e quindi, fare distanze che solo qualche anno fa parevano impossibili. Personalmente non mi piace l’idea di pescare con un capello per lenza ma, la tenuta allo strappo è talmente alta da proteggerci da ogni rischio di cattura importante. Ovvio che dobbiamo aggiungere uno shock leader magari di tipo “Tapared” che parta dallo 018,, salendo fino ad un buon 050mm. La parte più difficile risulta essere la giunzione tra madre e shock leader perché il piccolo nodo che scaturisce è molto delicato ed al primo contatto con un anello nel lancio, si può rompere. Un goccio di collante aiuta a rinforzare la giunzione anche se a volte si tratta di un palliativo se non affianchiamo una tecnica di lancio adeguata. Qui a volte si scopre il guaio perché ho personalmente notato che un lancio con chiusura laterale (side, swing, pendulum) può portare ad un contraccolpo del cimino che porta al contato tra lenza e anelli con conseguente rottura. Il lancio sopra la testa  (over head cast) diminuisce notevolmente il rischio di cui sopra. Ovviamente sto parlando di mulinelli a bobina fissa (10-12000) perché con il rotante questo problema non si presenta ma, se siamo partiti da casa con l’attrezzatura sbagliata (cioè senza i rotanti e le ripartizioni), dobbiamo fronteggiare la situazione. Se invece abbiamo i rotanti e le nostre canne ripartite, tutto cambia perché si torna a vecchi stili di pesca tanto cari a chi scrive e le immagini allegate, lo dimostrano ampiamente….

 Distanza significa bait clip?

Fare distanza significa cercare di fare  tutto il possibile per avere la lenza perfettamente in linea durante il lancio e questo non può prescindere dall’uso di un bait clip. Ammetto che un clip lungo un finale sottile destinato al mare calmo è qualche cosa capace di stonare per la presenza di un gancetto di ferro o di plastica. Una soluzione simpatica e che non lascia traccia sulla nostra lenza è quella che prevede un pezzo di pva (filo idrosolubile) con il quale bloccare il finale lungo la lenza madre. Al contatto con l’acqua, il pva si scioglierà  liberando il nostro prezioso innesco intatto ed anzi, se usiamo la versione a nastro, possiamo anche pensare di proteggere integralmente la nostra esca.

Un sistema che ricordi un bait clip garantisce un guadagno di distanza superiore al 10% e visto che stiamo usando trecce ultra sottile in bobina, un 15 metri in più possono anche fare la differenza.

Se invece peschiamo con il rotante, allora uno 028mm in treccia in bobina riesce a offrirci distanze siderali

 Arenicola, questa volta serve.

Io non amo pescare con l’arenicola perché non è esca da surfista ma, da situazioni limite in cui preferirei rimanere a casa ma, ammetto la sua assoluta superiorità in quanto a catture. Non sto certamente a spiegare come usarla ed innescarla anche se ho allegato una sequenza fotografica offertami dal mio amico Marco Longinotti, per una volta colto sul fatto. L’innesco avviene su un piccolo Aberdeen dell’8 / 6 montato su un finale dello 018mm ed in questo modo è possibile rischiare anche in presenza di qualche buon pesce.


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