Racconti

Non solo acqua dolce...

Di Zaccaria Australi, "SIPO" pubblicato il 22/12/09

Qui non ci sono cavedani, acqua dolce e nemmeno terra ferma, ma solo una grande avventura chiamata Oceano Atlantico, che per 23 giorni mi rapì trasportando le mie “radici di ragazzo di campagna” sulle tavole di tek di una barca a vela…

2-1-1991
Firenze è a 10.000 km ad est…Fort de France la capitale della Martinique 100 metri dietro le mie spalle.


La prua di “Anna”: la barca a vela della Krie, punta verso le coste dell’Argentina, gli Alisei sono a pieno regime e frustano le sartie di questo guscio di 11 metri scarsi!

Mi aspetta quasi un mese di Oceano.


Le notti, per dormire attraccheremo nelle baie delle piccole isole che ci dividono dall’America del Sud, calcolando tutto per non arrivare a buio, altrimenti saremo costretti a calare l’ancora in pieno Oceano e ballare tutta la santa notte.


Ripartiremo sempre all’alba per poter raggiungere in tempo l’isola successiva!

Mi tocca un mese di mozzo a ballare la rumba delle onde in su e giù per 11 metri, ore ed ore di cazza e lasca insieme a 5 persone di cui conosco solo il cugino Ago che, qualche giorno fa mi ha detto: “5 milioni di £ e sei dei nostri”…avevo traballato, la cedolina dello stipendio di Novembre recitava £ 1.380.460, poi avevo deciso: ero solo, niente famiglia, niente donna e 4 anni di ginnastica artistica alle spalle!

 


Ero al meglio per affrontare il fascino di quella prova di resistenza fisica e mentale!!





Niente canne, niente pesci, questi sono i patti, con chi mi ha voluto nell’equipaggio, anche se riconosco a stento la differenza fra il dentro e il fuori di una barca a vela!

Loro: mio cugino Ago , il Console, il dentista Paolo e la ragazza…sono qui per allenarsi a regatare ed avevano bisogno di un quinto componente, di un mozzo anche se totalmente inesperto, spesa a parte…a me va bene, io sono qui per vedere e vivere un altro mondo!


3-1-1991
Le mani frugano dentro ad un gavone del pozzetto, sto cercando un verricello per le cime, quando un lancio da pesca di quelli in fibra di vetro di un giallo intenso fa capolino fra il cordame…mi scappa un: “Ma qui c’è una canna da pesca!!”

 
“Bella sorpresa eh!”


E’ il Console che parla, capello brizzolato, accento straniero, in tono con il rango…il cugino Ago sorride mi guarda e strizza l’occhio!


Tiro su il “cimelio” perché di tale si tratta!!
Gli anelli denunciano una corrosione ormai prossima alla vittoria, il mulinello annesso è completamente bloccato dalla salsedine…
“Grazie ragazzi, grazie veramente di cuore…veramente un bel pensiero del CA…!”


Ridono, ridono proprio tutti.


Paolo il dentista si è affacciato dalla cabina e dice la sua: “Zac guarda nel gavone di dx. ci deve essere una tavoletta di sughero con del nailon da pesca su!”

 

Prosegue: “noi l’abbiamo utilizzata le ultime due volte che siamo venuti nelle Piccole Antille, qualcosa si prende…”

La cosa si fa interessante… eccola la tavoletta di sughero con un nailon sopra, sarà del 200!!

Ma l’esca!?

Il Console guarda Paolo poi esclama: “Dai il “polpo” al ragazzo, perché se continua a veder pesci e a non poterli pescare, lo perdiamo!”

 
E giù risate!!


Un minuto e le mani di Paolo mi passano un “mostro” di silicone, sono 80cm. di finto polpo dai colori iridescenti: giallo – rosso - azzurro-nero, completamente ricoperti di brillantini argentati!

“Ma è una PIOVRA vestita da carnevale Esclamo!


Ci sono su tre ancorine, diciamo pure ancore!

Il tutto è collegato ad un metro di cavetto di acciaio termosaldato grosso come un indice!

Alla fine del cavo c’è una grossa girella… “come la collego al nailon!’ chiedo ad Ago, la risposta è : “semplice fai un Palomar!”
“Un Palom-bar!?”
Ago si avvicina e mi mormora: “bel pescatore del piffero!!”

Gli spiego che io le ancorine non le uso, anzi ad essere sincero le ho usate un paio di volte da ragazzetto per prendere i ranocchi con il papavero in Ema!



Ago esegue il Palomar, io osservo quel nodo e sento che mi diventerà familiare!!

La strategia di pesca è rudimentale ma mi assicurano efficace!

Si lascia 100-150 metri di nailon fuori con l’esca a rimorchio, si eseguono 3-4 giri intorno ad uno dei paletti della ringhiera di poppa e si lascia la tavoletta a terra dentro il pozzetto, al momento dell’abboccata, i giri del nailon sul paletto scorrono offrendo una rudimentale frizione, mentre la tavoletta si blocca sulla ringhiera fra due paletti avvisandoci con lo schianto che il pesce c’è!!

Sono occasioni più uniche che rare, Anna (la barca) fila spinta dagli Alisei sempre sopra i 10 nodi con punte di 13, geme tutto e la “Piovra” a 150 mt dalla poppa buca le onde come un siluro di un sommergibile!!

 


Siamo completamente fuori pesca, per trainare occorrerebbe una velocità entro i 4-5 nodi…ma non posso intervenire!

 
Quando attraversiamo i “canali”: tratti di mare aperto fra un’isola e un'altra, le correnti che si creano radunano un gran numero di pesci foraggio e di PREDATORI!!

Solo in questi tratti qualcosa ci viene a trovare, sono Tonnetti gialli, che riescono a mala pena a ferrarsi sull’ ancoretta finale…qualche barracuda sui 3-4 kg e anche un King–Fish: una specie di barracuda gigante di cui giunge a pozzetto solo la testa!!!

L’avvertimento a chi si sente così così, è chiaro!!
Qui chi gioca all’ammalato, trova subito un DOTTORE!!




4-1-1991
Siamo nel canale fra l’isola di St.Vincent e di Bequia, abbiamo appena avvistato un Capodoglio, ben più grande della nostra bagnarola che ci sta sfilando di poppa…Ago è al timone, io Paolo e il Console siamo intenti ad ammirare lo spruzzo inclinato (la firma) del grande Cetaceo…quando avviene il “fattaccio” la tavoletta schizza contro la ringhiera, il nailon del 200 stride e si tende come un filo da panni!!!

Ci guardiamo allarmati…il Capodoglio!!!

No, la grande testa dell’animale è quasi completamente fuori dall’acqua e ci ha oltrepassati di una quarantina di metri, mentre il nailon e diretto dietro di noi!


Chiedo ad Ago di rallentare, il Console mi guarda serio, poi sbotta: “ è tardi, non possiamo rischiare di dormire in Oceano aperto e ballare tutta la notte per un pesce!!”

Ma intanto Ago ha già rallentato, la barca si accuccia di poppa per la “frenata” e il nailon da due botte violente, traballa tutto ma non salta!

In lontananza una sagoma nera sfila sotto la superficie, mi sembra di intravedere una colonna nera e degli spruzzi, ma non sono sicuro…

Prendiamo a tirare in tre, siamo senza guanti, intanto penso che non abbiamo nemmeno un raffio, si fa una gran fatica i palmi delle mani iniziano a dolere, ripenso alle letture di Hemingway…al suo “il vecchio e il mare” deve essere questo quello che provava il Santiago, fa proprio male… ma lentamente recuperiamo qualche decina di metri…una volta più vicino, si vede bene una lunga sagoma nera che nuota in maniera sinuosa, il primo a rompere un’imbarazzante silenzio è Paolo, il dentista: “aiuto è uno SQUALO!!sarà 5 metri!”

Prendo il coltello da sub che ho da giorni sempre allacciato al polpaccio…non mi va proprio di trovarmi davanti ai denti di un Bianco che si piantano sulla poppa dell’Anna… “che faccio taglio!?”

Il Console mi guarda, gli occhi cerulei hanno un lampo… “fermo”, esclama eccitato, è un Marlin!!!
L’animale sale in superficie, dalla schiuma della scia esce la grande dorsale, il pesce si incurva e si vede benissimo il lungo rostro, un sole che sta tramontando ne investe la livrea…sono dei “bagliori” blu elettrico quelli che fanno il morse verso i nostri sguardi.


È un MARLIN BLU!!


“Ago rallenta”…., questa volta è il Console a dirlo!!

E’ sui tre metri per quel che posso valutare io pescatore di fiume un pesce di quelle dimensioni!

La grossa testa appoggia ora sullo scivolo della poppa, il rostro è all’altezza del mio viso, l’animale è sfinito, sfiancato dallo sforzo è immobile, i grandi occhi neri incantano, sembrano quelli di un cerbiatto, non mi decido a prenderlo…da che parte poi, il rostro so che è tagliente con quello sventra i pesci!

Guardo verso il Console e chiedo: “posso prenderlo per una pinna!?”, “taglia!?”

Non lo so è la risposta, non ne ho mai presi!!

Non ho guanti e quelle pinne falciformi lunghe più di mezzo metro incutono timore, non voglio certo ferirmi una mano ai Caraibi!!

Guardo l’ancorina, il Marlin ha beccato una punta di quella centrale che gli si è infilata proprio in uno dei fori del naso alla base del rostro e per la trazione gli ha formato un’asola sull’osso… Il corpo del pesce vibra e continua a cangiare dal Blu elettrico al viola, uno spettacolo incredibile!!

Ago lascia il timone e viene verso di noi… “ fatemi vedere”… la barca senza guida ha una secca strambata, il Marlin rotola su se stesso e si sgancia!!!!

Non ci resta che guardare quei tre metri pulsare di blu e viola , mentre la sua pinna dorsale torna a stendersi sotto il vento degli Alisei, e ammainare le vele per dormire in Oceano aperto!!!


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