Racconti

Notte prima degli esami.

Di Damiano Tommasin pubblicato il 17/06/15

Anche stanotte, puntualmente, come tutte le notti che precedono una mia battuta di pesca,  non riesco a chiuder occhio, continuo a girarmi e rigirarmi nel mio letto.

La sveglia è puntata alle 5.00, non capisco perchè continuo a fidarmi di questo inutile soprammobile, tanto so che non servirà. A quell'ora infatti, mi ritrovo già sveglio e sto ripassando mentalmente tutte le azioni fatte qualche ora prima all'interno del mio garage, nell'intento di non dimenticare  a casa qualcosa di utile, come spesso mi accade.

Decido di scendere dal letto, pian pianino, senza far rumore, apro la porta della camera, imbocco il corridoio, mi avvicino alla cucina quando...una assonnata voce familiare mì pone il    solito quesito:

 "A che ora pensi di tornare?"

Ed io:

 "Presto, tesoro"

E lei ancora:

 "Sì, sì, ho capito, presto come al solito... notte!"

Stefania, mia moglie, una santa donna, costretta a dividere da anni la sua dolce metà con  figli,  lavoro, pesca e  calcetto. Prima o poi, son sicuro, scapperà via di casa.

La pastura rossa da barbo e cavedano, già amalgamata, riposa nel suo apposito secchio, i bigattini al fresco in frigorifero,  mais e lombrichi dentro al mio mimetico borsone assieme alla cassetta con tutto l'occorrente. La nassa, il guadino e il fodero con all' interno le mie collaudate daiwa bolognesi, la AW 60, insieme a sua sorella piu' grande la AW 70, e la 3 pezzi trabucco match rod feeder da 3,90 mt.,  con i rispettivi mulinelli nipponici della ryobi imbobinati fino al limite, sono già nel bagagliaio dell' auto, pronti all'uso.

Cerco di esser sempre il più leggero possibile, salire e scendere dagli argini, carico di attrezzatura, non è il massimo della comodità.

Dopo un minuto son già sopra l'argine del fiume, abbasso il finestrino e una brezza familiare penetra nel mio cervello, riportandomi  alla mente dolci sentori che mi accompagnano da una vita. Frizzanti ricordi di fine estate, di erba bagnata, di bassa marea, di alghe, di canneto, di pesce di fiume.

Percorro i due chilometri di strada arginale con lo sguardo rivolto verso destra e, con l' aiuto dai primi chiarori dell'aurora, cerco di scrutare l'acqua, nella speranza  di non trovare sgradite sorprese.

E la sorpresa c'è eccome, le prime luci dell'alba mi trovano impreparato: rispetto a ieri sera, il livello dell'acqua ha subito un marcato innalzamento con conseguente intorpidimento del fluido stesso, che mi costringe a rivedere l'impostazione pensata ieri sera.

Forse i 3 grammi classici di taratura del mio segnalatore stamattina non saranno sufficienti, dovrò trovare un approccio piu' "heavy", cosa che non ho mai amato fare, quando la corrente richiede una grammatura più pesante dei  canonici 5 grammi...ricorro sempre al pasturatore.

Ognuno ha le sue fisse, secondo il mio modestissimo parere, "pescar a passata" equivale a leggerezza, ragion per cui nel mio fodero non manca mai la tre pezzi da "ledgering", da usare in caso di neccessità.   

Pescare in contesti simili, per di più in prossimità della foce, dove i grandi fiumi raggiungono il massimo della loro portata, non è affatto semplice. Nel mio caso, ho a che fare con il secondo fiume d'Italia (420 chilometri di lunghezza), secondo solo al grande Po, e il quarantacinquesimo d'Europa, con una ragguardevole portata media annua  presso la foce di circa 250 metri cubi d'acqua al secondo. 

Trovarsi in riva al fiume, con una esile "telescopica" da 6/7 metri, di fronte a una lama d'acqua larga un centinaio di metri, in cui la profondità a metà fiume,  in regime di magra, raggiunge i  5/6 metri e dove nella tua linea ideale di pesca a circa 7/8 metri dalla riva il fondale sfiora i 4 metri di profondità, non è per niente un gioco da ragazzi.

Non me ne vogliano i colleghi "passatisti appenninici" ma qui, le cose sono un po' più complicate. 

Sono questi i contesti dove entrano in gioco l'esperienza, la conoscenza dello "spot", e  il cosidetto "senso dell' acqua". Quando sento questa "parola", mi viene in mente "l'orecchio del musicista", certo l'allenamento può aiutare a sopperire tale mancanza,  ma se uno ce l'ha per natura, parte avvantaggiato.

Da ragazzo suonavo il basso elettrico in una rock band di amici, ma  dopo un paio d'anni, dietro esplicito consiglio del mio collega tastierista, fui persuaso a riporre  lo strumento in soffitta per riprendere in mano la canna da pesca. Lui continua ancora oggi a suonare...io a pescare.

Chi pesca nell' Adige sa che si tratta di un fiume molto lunatico e difficile, soggetto a repentini cambi di umore; oltretutto in virtù della vicinanza al mare (circa 15/20 chilometri), ci si mettono a complicare le cose anche le maree marine, le quali hanno una certa influenza sia sull'umore dei nostri amici pinnuti, che sull'andamento e la velocità dell' acqua stessa.

Quindi: occhio sempre al libretto delle maree. Quello non deve mai mancare.  

Per quanto preparato uno possa essere, qui si è sempre sotto esame, si rischia sempre il brutto voto;  è molto piu' facile beccare un 4 che un 8, le cose devono esser fatte per bene, altrimenti  la probabilità di tornar a casa a mani vuote è molto alta.

 


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