Tecniche

Nuovo lancio, nuova occasione: spinning.

Di roberto granata pubblicato il 05/06/14

Proprio così! Ogni lancio, nella pesca a spinning, rappresenta una potenziale cattura. Ne consegue che è estremamente importante attuare questo particolare nel migliore dei modi perché, senza un lancio giusto, servirebbero a ben poco le azioni successive, tra le quali la più importante rimane sempre, a mio avviso, il recupero. Pensate ad un lancio che dovrebbe essere decisivo per la cattura di un signor pesce, ma che invece va a finire su un ciuffo di alghe, oppure direttamente sulla testa del suddetto signor pesce, facendolo fuggire, od ancora sulla riva opposta o su di un ramo. Ho solo descritto qualche possibilità di sbagliare lancio ma, com’è ben intuibile, queste ultime sono ben più numerose ed, in ogni caso, portano ad un risultato finale negativo e, questo è ancora peggio, a compromettere molto spesso i tentativi successivi. Cerchiamo allora di capire, nonostante sarebbe meglio (ma difficile) cercare di non sbagliare mai lancio, quali sono le situazioni dove si impone maggior attenzione e come cercare di ovviare ai "problemi di lancio" che ogni tanto si possono presentare. Per parlare di ciò non vorrei descrivere prettamente tecniche di lancio, del tipo "metto avanti questo piede invece dell’altro" oppure "posiziono la canna alle ore tot.", in quanto non penso (anche se è solo un modestissimo punto di vista) che questi accorgimenti risolvano le nostre pescate. Un lancio può essere bruttissimo da vedersi, e magari anche da eseguirsi ma allo stesso tempo rivelarsi estremamente catturante, proprio perché risulta essere il più adatto in quel frangente. A mio avviso un lancio ad hoc deve rispettare i seguenti criteri:

Posa dell’artificiale nel punto voluto.

Posa dell’artificiale nel modo più consono alla situazione.

Dovrebbe dare buone possibilità di recupero dell’esca e di un eventuale preda.

APPROFONDIAMO IL TUTTO

La prima cosa da fare, quando è possibile, per cercare di posare l’artificiale nel punto voluto, è quella di non avere fretta di lanciare.

Se ciò non è possibile, od in ogni caso dove ci accorgiamo che l’artificiale non sta andando dove vogliamo noi, dovremmo essere pronti a frenarne la corsa frenando il filo in uscita dalla bobina oppure, se è poca roba, dando un colpetto all’indietro con la canna (usando artificiali leggeri). Sempre con i suddetti artificiali, soprattutto se poco aerodinamici, si riesce, durante il lancio, a variarne anche la traiettoria tenendo la canna alta e "spostandola" lateralmente.

Troviamoci pronti al recupero, o comunque al contatto con l’artificiale, non appena questo tocca l’acqua (in taluni casi, tipo la ricerca del cavedano a galla, anche prima che tocchi l’acqua).

Quando cambiamo artificiale, regoliamoci di conseguenza per il lancio. Ciò non riguarda soltanto il diverso peso da lanciare perché, anche a parità di quest’ultimo, un artificiale può essere molto più ostico (o comunque diverso) da lanciare in virtù della sua diversa aerodinamicità.

Anche la posa (od il tonfo) dell’esca che cade in acqua ha la sua importanza in determinate situazioni. Pensate ad esempio (ma non solo) ad uno stagno di piccole dimensioni con acque ovviamente immobili e pesci molto smaliziati; in questo caso di solito è preferibile una posa piuttosto "silenziosa", che si può ottenere frenando l’artificiale come visto prima.

MEGLIO PREVENIRE

Quello che stiamo per vedere non fa parte del lancio vero e proprio, ma lo precede di qualche secondo. Tuttavia, ragionare su quello che stiamo per fare (ripeto, quando ne abbiamo il tempo) ha una notevole importanza. Vediamolo con qualche esempio.

Il punto dove sto per lanciare mi sembra, ovviamente, il più promettente. Tuttavia, rifacendomi alle passate esperienze (mie ed altrui) potrei scoprire che il tipo di approccio che quel giorno aveva fatto faville oggi non funziona, perche magari quel giorno pioveva ed oggi no, oppure la corrente od i livelli erano diversi, e via di questo passo.

Ho osservato bene i dintorni? Preso dalla fretta di lanciare, non ho magari allarmato quel grosso pesce che si trovava a pochi metri da me e che, diversamente, avrei potuto insidiare magari con profitto?

UN PROBLEMA DI LANCIO

A volte troviamo la lenza "ingarbugliata" ad un amo od un’ancoretta non appena diamo inizio al recupero. Questo seccante problema ha origine buona parte delle volte, anche se non sempre, dal lancio. Talvolta non possiamo rimediare (ad esempio quando interviene una folata di vento durante il tragitto dell’artificiale), ma altre volte possiamo risolvere il problema con dei semplici accorgimenti quando iniziamo il lancio medesimo, che sono: 1) Accompagnare un poco il lancio. 2) Creare una specie di "loop" nel lancio. Spieghiamoci meglio.

Anche se di norma la lunghezza della lenza che fuoriesce dal vettino della canna fino all’artificiale è molto modesta (anche se nello spinning pesante si usano degli shock leader che durante il lancio fuoriescono per più di un metro), durante la sferzata che si imprime per lanciare, questo tratto di lenza può essere non più in perfetta tensione, col risultato di trovare sulla sua strada gli ami o le ancorette. Si può ovviare a ciò accompagnando un po’ il lancio (ciò non inficia minimamente il risultato del lancio medesimo, perché si può riuscire a far lavorare comunque la canna). Ma in verità il problema dell’accavallamento della lenza deriva ancor più facilmente dal fatto che a volte carichiamo la canna all’indietro e poi la proiettiamo in avanti sullo stesso piano senza creare, come fanno i pescatori a mosca, un loop, ossia un piccolo ellisse nell’esecuzione di questi movimenti. Pensate a cosa avviene se non si esegue questo loop pescando a mosca: un disastro! A spinning il disastro è minore ma, appunto, l’esca si accavalla spesso alla lenza per il medesimo motivo, che riusciamo a ravvisare più facilmente nel caso di lanci laterali.

Da un buon lancio deriva tutto quanto di buono possiamo fare dopo. Quindi, chi bene inizia…


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