Tecniche

Oltre la cattura, il Luccio

Di Stefano Fornari pubblicato il 30/01/10

La preparazione del materiale, è ciò che da inizio alla pesca, la ricerca minuziosa della montatura da utilizzare, m'immerge gia in questa battuta, e con il pensiero pregusto gia le emozioni che la giornata potrà regalarmi.

Da un po' di tempo, ho potuto costatare che i lucci, anche di grossa taglia, attaccano esche piccole, così, utilizzando prevalentemente la tecnica del morto manovrato, ho ridimensionato le montature per innescare pesci piccoli e non vedo l'ora di scoprire il risultato di quest'intuizione.

Oggi l'appuntamento è alle ore 9,00, puntuale il suono di clacson fuori della mia porta, il tempo di caricare l'attrezzatura e si parte.

Percorrendo poche centinaia di metri siamo sulle rive del lago Salto, il tempo di fare manovra per immergere il carrello e la barca scivola trascinata dalla forza di gravità, facendo rotolare i rulli si poggia leggera come una libellula sull'acqua, planandovi sopra finche non la trattengo e la tiro verso di me.

Mentre salgo sul natante, un leggero dondolio increspa l'acqua fino a quel momento ferma, immobile, senza respiro.

Dopo pochi istanti, l'avvio del motore rompe il silenzio, la barca comincia ad avanzare ed aumentando la sua velocità progressivamente, separa la superficie dell'acqua dietro di se, dopo qualche minuto raggiungo il posto di pesca, quel piccolo angolo segreto, che sin da bambino, è stato il rifugio da ogni avversità.

Monto la canna, avendo ben cura di allinearne le anellature, con un gesto rituale simile a quello di un tiratore scelto, cerco di curare l'innesco nel migliore dei modi facendolo muovere sotto di me, per verificarne la funzionalità, tutto pare andar bene.

Con il pollice della mano sinistra apro l'archetto del mulinello, mentre con l'indice della mano destra trattengo il filo, porto la canna dietro di me e ... .

Un tonfo nell'acqua, poi un cerchio che si materializza alcuni metri più avanti, do filo per far affondare l'esca fino a poggiarla sul fondo e utilizzando la canna come un prolungamento del braccio, inizio a recuperarla, imprimendogli una trazione che la faccia sembrare quanto più reale possibile, ripeto l'operazione più volte cambiando sempre direzione al lancio.

Nel frattempo una leggera pioggia comincia a bagnarmi, ed il freddo a queste altitudini si fa sentire intorpidendo le mani, la giornata è delle migliori e abbandonare lo spot a questo punto sarebbe veramente un peccato, il tempo di indossare l'impermeabile per continuare nell'azione di pesca.

Improvvisamente sento una forte trattenuta e ferro con decisione, il filo si mette subito in tensione, cosi come ogni muscolo del mio corpo, i battiti cardiaci aumentano rapidamente, fermandosi per un breve istante ad ogni ripartenza del pesce, che, a quanto sembra è di grossa taglia.

Il combattimento dura alcuni minuti, durante i quali, più volte il pesce tenta la fuga tirando con tale violenza da far azionare la frizione del mulinello e piegando la canna immergendone la punta in acqua.

Improvvisamente la tensione diminuisce e come un sommergibile che ha appena svuotato le camere stagne, vedo una grossa sagoma scura salire lentamente in superficie, mi volto e affianco ho il miglior compagno di pesca che si possa desiderare.

Mauro ha gia montato il guadino e con estrema maestria, quella di chi ha salpato moltitudini di pesci sulla sua barca, mette dentro la rete l'amico luccio, la stretta di mano, i complimenti, che se fatti da lui ti riempiono d'orgoglio, poche foto di rito e con delicatezza, come sempre rimetto il pesce in acqua.

Prima di lasciare libero l'esocide, gli do il tempo di ossigenarsi, facendogli le mie raccomandazioni, stai attento alle reti e ai pescatori, per poi vederlo sprofondare e sparire maestoso sotto di me, per riprendere il suo ruolo di re dei predatori, nella speranza di rincontrarlo tra qualche anno.

Queste sono le emozioni che uno sport come la pesca può regalare a chi si avvicina ad esso con il massimo rispetto, per la fauna ittica in primis e per gli altri colleghi pescatori poi, semplici regole che se osservate non lasceranno nulla in tasca ma molto dentro, sensazioni e ricordi, che resteranno impressi indelebilmente nella nostra mente, legandoci a questa o quella cattura ed impreziosendo il nostro bagaglio d'esperienza di giorno in giorno.

Condivisibili o meno, opinabili perché no !!! Queste sono le mie idee, ma inviterei chiunque, un giorno, a rilasciare un pesce per capire quale sensazione si può provare, ad incontrare altri pescatori, salutarli con gioia, evitando di disturbarne l'azione di pesca, incontrare un bambino alle prime armi, intenerirsi, mettergli la propria attrezzatura a disposizione, anche solo per pochi minuti per vedere il sorriso la gioia e la voglia di avvicinarsi a questo mondo che gli abbiamo trasmesso con quel semplice gesto.

Se ciò mi è concesso, anche se poco ortodosso vorrei fare un po' di ringraziamenti: a mio padre, "per avermi trasmesso questa stupenda passione", allo zio Pietro, eccellente garista prematuramente scomparso, "per avermi ricoperto di preziosi consigli e per tutte le pescate fatte insieme", a tutti i compagni di pesca "per le belle giornate trascorse e per quelle che verranno", e infine, ma non per ultime mia moglie e le mie figlie pazienti sopportatrici delle mie lunghe assenze, "per l'amore che mi dimostrano e che io ho per loro".


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