Itinerari Estero

Onde tropicali (prima parte di due)

Di Michele Nardi pubblicato il 11/04/13

La grande avventura è da sempre nel cuore del vero surfcaster. Ogni anno che passa aumentano a dismisura le persone che cercano un nuovo modo di conciliare pesca e vacanze, e magari con famiglia al seguito. Durante gli ultimi viaggi al caldo dei tropici il nostro pensiero era spesso rivolto alla ricerca di nuovi lidi adatti a soddisfare tale richiesta, ma la cosa più importante per chi vuole partire è quella di non ritrovarsi con un’attrezzatura (e delle idee) completamente inadatta allo scopo, altrimenti il divertimento tanto sognato potrebbe tramutarsi in incubo, vanificando d’un soffio tutti i nostri migliori sforzi.

Progettando un viaggio all’estero ovunque si voglia andare la prima cosa da fare è quella di preparare la nostra mente a tal evento, sembra banale ma è proprio così. Abbiamo visto gente che imprecava per la mancanza della pastasciutta, per l’imperfetto funzionamento del cellulare, oppure per l’assenza della televisione: in questi casi sarebbe stato sicuramente meglio restarsene a casa, magari a studiare bene il “saper vivere” per dirlo all’italiana! In vacanza, in viaggio, specialmente se ci troviamo in un paese sottosviluppato, ci sono cose che dobbiamo esigere comunque, altre assolutamente no! Una cosa di cui non si dovrebbe fare a meno è la pulizia dei luoghi dove si dorme e dove si mangia, ma è altrettanto importante che noi ci si lavino le mani spesso con del sapone antibatterico, se vogliamo essere maggiormente immuni da un sacco di germi che potrebbero causarci dei problemi. Quando in un luogo che sia un residence, un appartamento, una camera oppure semplicemente una capanna, abbiamo un buon letto, luce e acqua corrente non dobbiamo preoccuparci d’altro se non di prendere i pesci, siamo lì per questo, e se al posto degli spaghetti al sugo ci mangiamo magari un bel carpaccio di pesce state certi che anche il nostro corpo ne trarrà grandi benefici! Detto questo, si può affermare che un bel viaggio di pesca nell’eterna estate dei tropici in molti casi è quello che ci vuole per staccare la spina e rigenerarsi. Molte persone hanno confermato che al loro ritorno si sono sentite veramente bene, tranquille, senza quel mal di testa dato (nel migliore dei casi) dallo stress che accompagna la routine quotidiana, e pensando soltanto a quando ripartire. Nella vita noi siamo come attori in un film, c’è chi segue il copione e chi inventa un'altra illusione! Lo diceva anche Renato Zero. Riflettendo un attimo si capisce che tutto questo significa molto, molto di più degli stupendi pesci di cui ora vi parleremo.

Oceani

Non è certo facile parlare degli oceani, basti pensare che la loro superficie ricopre il 71% della superficie terrestre per rendersi conto della vastità. Il Mediterraneo al cospetto è solo una pozza d’acqua ed è partendo da questa considerazione che vogliamo tornare per un attimo indietro nel tempo, fino alle origini della nostra passione. Alla fine dell’ottocento sulla costa atlantica degli Stati Uniti nasceva una nuova tecnica di pesca al pesce grosso praticabile dalla riva, il surf casting, chiamato proprio così e allora non le parole, il cui significato è palese, ma il concetto significava appunto ricerca del pesce grosso. Tale tecnica all’epoca consisteva soltanto nel lanciare un’esca viva dalla spiaggia (rappresentata da un qualsiasi pesciolino) e attendere non molto. Visto il successo, come al solito, fu subito esportata ai cugini inglesi e pian piano si diffuse in tutti i paesi europei che si affacciano sia sull’Atlantico sia sul Mediterraneo, arrivando dunque perfino in Australia e in Sud Africa dove e stata ulteriormente sviluppata fino ai giorni nostri. E’ proprio in Sud Africa che nacquero i primi prototipi delle più potenti canne in tre pezzi ad innesto, a movente dell’esigenza di riuscire a tirar fuori dall’acqua squali, cernie, ricciole ed altri pesci di peso elevato che non raramente superavano i cento chili! La Terra vista dallo spazio appare come un pianeta blu. Questo colore è dovuto alla presenza degli oceani che coprono la maggior parte della sua superficie ed in parte allo “Scattering di Rayleigh” della componente blu della luce solare da parte dell'atmosfera terrestre. Gli oceani rappresentano quindi il tipo di ambiente più diffuso sul pianeta. Nonostante ciò, si conosce ancora poco su di essi e molto c'è ancora da scoprire sulle profondità oceaniche poiché si tratta di ambienti che l'uomo non ha mai colonizzato, né totalmente esplorato. L'importanza degli ambienti oceanici è molto grande sia per l'equilibrio ecologico del pianeta sia per la vita dell'uomo. Gli oceani sono grandi serbatoi d'acqua e costituiscono il nodo più importante nel ciclo dell'acqua sulla terra: da essi l'acqua evapora e sale nell'atmosfera per poi cadere a terra sotto forma di precipitazioni, e infine torna agli oceani attraverso i fiumi. Gli oceani sono anche enormi serbatoi di calore che assorbono l'energia irradiata dal sole e la rilasciano lentamente. Per questo motivo sono il più importante fattore di controllo del clima sulla Terra: la loro presenza attenua gli sbalzi di temperatura diurni e stagionali, mantenendo le temperature dell'aria entro valori tollerabili per gli organismi viventi.

Pesci tropicali (avversari dalla spiaggia)

I tipi di prede tropicali insidiabili dalla riva sono veramente tante e se poi aggiungessimo quelle insidiabili dalla barca, l’elenco diverrebbe realmente infinito, perciò ci limiteremo a parlare di quelle più importanti, più belle o semplicemente più famose dal punto di vista sportivo. Se il richiamo del surf ci ha portati in una bella spiaggia profonda sappiate che qui può capitare di tutto ma che lo stato del mare, le stagioni e le maree hanno un influenza estremamente incisiva, maggiore che nel Mediterraneo e per questo motivo dobbiamo cercare di raccogliere più informazioni possibili sia prima sia durante il nostro soggiorno. L’uso di canne telescopiche è vivamente sconsigliato dato che la maggior parte delle spiagge è di sabbia finissima, che con l’aiuto del vento e della salsedine s’insinua tra gli elementi compromettendo in breve tempo tutta la struttura, e poi, l’azione e la robustezza d’insieme delle canne a innesti non ha mai avuto nessuna controindicazione. La giornata di pesca si può iniziare la mattina facendo una pesca leggera alla ricerca dei pesci che dopo saranno utilizzati come esca (oppure per la zuppa). Serve una canna da beach ledgering per fare una pesca “canna in mano” con calamento a due o tre ami innescati con filettini di pesce tipo sgombro, sardina o cavalla. Con questo sistema, concentrando l’azione di pesca sotto riva e pasturando di tanto in tanto con i medesimi pezzetti di pesce, non tardano ad arrivare svariate prede tipo saraghi, lecce, castagnole, triglie e mormore che alcune volte superano il chilo di peso! Indescrivibile il divertimento di tirare a riva una mormora così grossa con attrezzatura leggera. In seguito inizieremo a fare sul serio mettendo in pesca alcune canne molto potenti, adatte a sopportare qualsiasi sforzo e inizieremo a fare una pesca più selettiva utilizzando grossi tranci ottenuti sfilettando i pesci appena pescati o, meglio ancora, una guizzante triglia viva: in seguito magari ci ritroveremo in canna un bel carangide che riuscirà a sbobinare quasi tutto il mulinello essendo questa una delle famiglie di predatori più ricercati, grazie alla sportività dei combattimenti e al grande valore gastronomico. Infatti, tra le specie di pesci più divertenti un gradino del podio è sicuramente occupato dai carangidi poiché l’esito del combattimento, fatto di fughe velocissime e repentine, è incerto fino all’ultimo. Tuttavia di prede affascinanti ce ne sono tante: barracuda, snapper, king threadfin, cobia, permit, cubera (presente solo nelle vicinanze di grossi sbocchi d’acqua dolce), serra, bonefish e chissà quante ne abbiamo dimenticate. Per pescare tutte queste specie è buona norma costruire gli ultimi trenta centimetri (quaranta per il serra) del finale utilizzando un ottimo filo d’acciaio trecciato dalle 30 alle 60 libbre, sempre a seconda dei pesci presenti, oppure, pescando di giorno (per vedere molte abboccate) rischiare con un finale completamente in fluorocarbon del diametro 0,60 o 0,70 millimetri. In tal caso il combattimento diverrà veramente sportivo! Ma dopo, quando perderete il pesce della vostra vita, non venite a dirci che non vi avevamo avvertiti.

Pesci tropicali (avversari dalla roccia)

Le considerazioni fatte per il surf casting valgono in linea di massima, ma elevate a potenza, anche per il rock fishing, però, sulla roccia tutto diventa più duro ed estremamente faticoso. Alle prede tipiche del surf se ne aggiungono tante belle altre, come la cernia, il dentice, la lampuga, il pesce pappagallo, l’aguglia imperiale e nessuno sa quante altre: il bello è proprio questo e cioè che in questi siti c’è ancora molto da conoscere e da esplorare. Dalle ripide postazioni rocciose se ci vogliamo proprio divertire serve l’esca viva e se poi il vivo è rappresentato da un muggine il divertimento sale alle stelle! Se è vero che dalla spiaggia si può pescare sia di giorno, sia di notte è anche vero che pescare di notte anche dalle rocce si potrebbe fare, ma sarebbe un grosso rischio per tanti motivi facilmente intuibili una volta arrivati sul posto, primo tra tutti la facilità con cui possiamo scivolare con conseguenze disastrose. Il rock fishing tropicale normalmente viene effettuato su fondali elevati, dai trenta ai sessanta metri e perciò le ore migliori sono quelle con il sole intorno allo zenit in quanto una quantità maggiore di luce arriva sul fondo marino creando una certa frenesia alimentare e di conseguenza mettendo in moto anche le prede più grosse. Arrivati sul luogo di pesca prescelto possiamo utilizzare la tecnica della teleferica per insidiare svariate specie di pesci, squali compresi. La teleferica, per chi ancora non la conosce, consiste nel lanciare il solo piombo, che in questo caso deve essere a perdere, mettere in tensione la lenza, agganciare (tramite una robustissima girella con moschettone) il finale innescato e, tenendo la canna alta, far prendere il largo al nostro pesce esca, quindi bloccare la canna più in alto possibile utilizzando un puntale da roccia, tarare la frizione del mulinello e attendere fiduciosi. La canna, inoltre, va assicurata a terra legandola con una corda dotata di moschettone di sicurezza. Forse detto così sembra tutto facile ma vi possiamo assicurare che senza una buona guida di pesca non si otterranno mai dei grossi risultati dato che le varianti del caso sono talmente tante che ci vorrebbe un intero sito per parlarne. Come attrezzatura si deve utilizzare una canna da surf casting delle più potenti che esistono in commercio abbinata ad un mulinello altrettanto potente, imbobinato con filo dello 0,60 millimetri. Abbiamo provato anche a utilizzare delle potenti canne da traina, ma la mancanza della lunghezza richiesta (almeno quattro metri) in questa tecnica di pesca è un handicap insormontabile, invero, tutti i pesci allamati sono rimasti nell’ambiente liquido convincendoci a tornare immediatamente sui nostri passi.

Nella seconda e ultima parte dell'articolo metteremo a fuoco la tecnica utile per procurarsi l’esca viva e parleremo di ciò che serve per pescare gli squali.


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