Racconti

Pane, amore e fantasia

Di Marco de Biase pubblicato il 03/11/11

L'ottobre appena trascorso lo ricorderemo per le sciagure ambientali che hanno colpito parte della nostra penisola, con le piogge d'autunno ormai insistenti, segno inconfutabile di un clima che sta cambiando. Noi pugliesi lo ricorderemo per il tempo bizzarro, spesso contro la pesca sportiva, capace di stravolgere un weekend con forti raffiche di tramontana e rifilando giorni infrasettimanali dalla mare in bonaccia sempre più immobile. 

La dura realtà ci ha portato a sperare positivamente in un lungo weekend di alta pressione, con temperature miti e leggere nebbie mattutine, come se fossimo già in inverno inoltrato, quando gli sprazzi di sole sono perle miracolose in momenti assolutamente tempestosi. L'arrivo del freddo porta con se mutamenti in seno al mare che pian piano muta i suoi aspetti, entrando in un letargo che si scioglierà solo in primavera. Le giornate cambiano anch'esse, con le ore di luce in repentina diminuzione a favore della notte, compagna dell'ora solare. Nelle nostre sacche compaiono le bolognesi da puristi, le ultralight da palati fini, con azioni medio-rigide indicate per il Re dei porti: il cefalo. Noi di Pescanet abbiamo firmato un patto col diavolo volto alla divulgazione di una disciplina complessa, che richiede padronanza di riflessi, capacità nelle ferrate, sapienza nel leggere l'acqua. Il cefalo è un pesce "tecnico" non alla portata di tutti. Solitamente chi sa pescare spigole e orate trova difficile l'approccio alla pasturazione, al doppio terminale, al batuffolo di pane, tutti concetti dedicati al muggine. Un buon "cefalaro" non ha difficoltà nell'esportare le proprie conoscenze nell'ambito dei predatori, anzi, arricchisce la pesca con accorgimenti che provengono da approfondimenti sul campo volti alla cattura di un pesce molto sospettoso, degno avversario di chi vuole definirsi completo. Non ho voglia di propinarvi il "solito articolo" trito e ritrito. Non mi va di profondere belle parole per un “racconto” di quelli che, in fin dei conti, li leggo solo io e pochi intimi. Proporrò un articolo-racconto, una sorta di riflessione. Ho in mente tre spunti che trovano nome in pane, amore e fantasia. Caspita, sembro un filosofo alla stregua di Aristotele, quello che rammentava la nascita della vita con acqua, terra, vento e fuoco (ricordi delle superiori, potrei anche sbagliarmi… ndr). Il pane è l'elemento base per la pesca al cefalo. Rifletteremo assieme per la sua corretta preparazione e le strategie per l'innesco. L'amore è al secondo posto.

Amore a prima vista è sintomo di feeling come quello che c'è con una bella donna che ci passa dinanzi e mostra il suo avvenente charme. Il cefalo non sarà una "topona" da Maserati ma nell'immaginario del pescatore è sempre visto con distanza viste le sue ottime doti di furbizia. Poi c'è il terzo elemento ovvero la fantasia. Pescare in mare con tecniche statiche per la spigola a volte è noioso, i risultati non arrivano e le speranze risposte in un galleggiante che vada giù sono davvero minime. Il cefalo è attivo tutto l'anno con picchi per i big durante l'inverno. La nostra fantasia sta nell'impegnarci in soluzioni concrete per allenare il nostro braccio a combattimenti all'ultimo sangue, con un pesce capace di spezzare il più capillare degli 0,08 in commercio. Pane, amore e fantasia è anche il nome di un film di Comencini. Per questo però non c'è Pescareonline ma Wikipedia.

Pane. Ho imparato a pescare il cefalo con la sarda. Ricordo ancora la mia "prima volta" con la canna fissa, incapace di gestire un cefalone da quasi un chilo alla tenera età di quindici anni. Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora, modificando le mie tecniche, cambiando usi e costumi per il mio pesce preferito. Dal trancio di sarda (spesso irreperibile al mercato del pesce) sono passato al pane, decisamente economico e di facile acquisto. 

Solitamente compero il genovese con la treccia colma di mollica, quasi che la signorina del panificio sappia già cosa devo farne quando ascolta le mie inusuali richieste. "Signorina, buongiorno. Ha un bel panottino a treccia, bello pieno di mollica, magari un po' vecchio? Sa devo usarlo per andare a pescare...!" . Lei mi guarda come se dovessi fare chissà quale esperimento da fornaio pescatore, io invece sorrido perchè so quanto saranno semplici le operazioni da fare una volta in pesca. Prima di tutto dovremo eseguire l'operazione primaria cioè la bagnatura. Apriamo la treccia e gettiamo in acqua due o tre pezzi di pane che recupero poi col guadino, affondando leggermente i pezzi stessi che galleggiano. Dopo averli imbevuti per bene, li posiamo in uno straccio, eliminando la scorza rigida. Stringiamo lo straccio con forza, senza esagerare.

L'acqua sarà espulsa dalla mollica fino ad avere un bel tappetino di treccia ideale per il nostro innesco. Il pane lo si prende con la punta delle dita e lo si strappa delicatamente per innescarlo sull’amo come se fosse una pastella da modellare. Non bisogna esagerare: né troppo piccolo, nè troppo grosso. In medio stat virtus . La pesca al cefalo è fatta di continui lanci e recuperi perché spesso il pane si sfila vista l’attitudine del pesce a piluccare la nostra esca. Ho calcolato che ogni tre/quattro mangiate a vuoto vi è poi quella giusta. Una sorta di percentuale di errore del 75%. E’ alta i primi tempi, quando c’è da imparare la tecnica che si cela dietro l’arte piscatoria. Poi si abbassa, pian piano, per ridursi quasi ad un rapporto di 1 a 1, cioè ad ogni lancio un’abboccata.

Amore. Cos’è l’amore? Bella domanda. Se dovessi raccontare le mie esperienze di vita col gentil sesso, il lettore rischierebbe di nausearsi. Cerco quindi di mantenermi sul generico spiegando un po’ cos’è l’amore per me. Credo che sia quell’attrazione verso qualcosa, che senti effettivamente giusta, senza che la si possa modificare perché è bella così com’è. E’ un po’ come l’incontro con la donna della vostra vita. Lei è lì, vi aspetta in piazza per un caffè, con i suoi occhi castani coperti dagli occhiali da sole a goccia, che riflettono il suo essere puramente donna. Timidamente vi avvicinate e le stringete la mano. Siete senza parole, avete compreso che forse è quella giusta da un solo tocco sulla sua pelle. Vi sedete al bar e prendete confidenza, approfondendo l’amicizia che apparentemente vi lega. Dopo l’incontro sarà lei a decidere se per voi è un bel 2 di picche o l’inizio di una frequentazione.

Nella vita ho avuto alcune storie, altre seguite da frequentazioni. Ho amato per davvero due donne indimenticabili, capaci di entrare nella mia anima senza preavviso. La prima si chiama musica, la seconda pesca. L’incontro con la pesca risale ai primi anni della mia infanzia, quando pescavo ancora col dito cioè al tocco dalla spiaggia, con filo nella tasca, piombo, amo e verme coreano (i quattro elementi… caspita, sto filosofeggiando!) . Mi ha colpito per il suo innato contatto con la natura. Ho provato immediatamente quell’emozione che ti assale, come se sentissi che la pesca è la donna perfetta per te. Mi sono innamorato a soli 7 anni, un numero che mi porto dietro come un fantasma. Poi nel 1993 le mie prime canne da pesca, a dieci anni. 

Nel 1995 la prima sfortunata gara di pesca con me penultimo in classifica e solo 2 pesci. Poi la passione per la bolognese e la pesca all’inglese, un anno più tardi. Ed infine il matrimonio nel 2001, con il regalo dei 18 anni interamente speso per bolognesi, inglesi, panchetto e tutto ciò che poteva definirmi un pescatore davvero completo. Questa è la mia vita e la storia con la pesca, un matrimonio che dura da dieci anni, fatto di momenti difficili, abbandoni e vicissitudini miste a grandi glorie personali e soddisfazioni perenni. Ogni domenica ci metto amore in quello che faccio. Ogni pescata è fare l’amore con la passione, per il piacere dei sensi che si unisce alla voglia di migliorarmi come persona. Raccontatemi il vostro primo incontro con la pesca, sarà un piacere ascoltarvi.

Fantasia. Gli ultimi giorni a pesca hanno visto il ritorno del Pescanet Tour, impegnato in esplorazioni presso i porti di Trani e Barletta. I nostri scatti si riferiscono proprio alle mattinate passate all'insegna dell'amicizia con tutti i componenti del Pescanet Team. Non manca un mio sgambetto all'ecomostro di Barletta che propongo al lato, a meno di un chilometro in linea d'aria dalle postazioni di pesca, che si erge come colosso industriale in una zona molto bella da un punto di vista paesaggistico, sfruttata ed usurpata dall'economia che non guarda in faccia a nessuno. Per fortuna c'è la pesca e la fantasia dei nostri amici che ha dato ottimi risultati in un pomeriggio a tinte grigie, quasi tenui. Abbiamo sfoderato le nostre bolognesi, figlie di un letargo durato alcune settimane a causa del maltempo insistente in Puglia. Dal lunedì al venerdì sole e caldo. Il sabato mattina tramontana e la domenica pioggia con temporale. Due frasi sgrammaticate che mostrano anche la mia incapacità di reagire al meteo che ha imposto un blocco di attività nel mese d'oro per la pesca in mare, causando una dipartita verso i laghetti a pagamento con la trota lago. "Non può piovere per sempre" disse il poeta. Ed il 30 ottobre non ha piovuto ma c'è stata la nebbia con quel grigio che passa attraverso il tuo viso e sembra quasi fumo senza odore di nicotina. 

Per un meridionale la nebbia è un evento raro e sacro perchè dona al nostro paesaggio un qualcosa di mistico, riportando la mente al medioevo con giornate fredde ed umide. Giungere in loco con la nebbia e non poter fare fotografie è ancora più raro ma, pian piano, si dirada e ci rende partecipi di un mattino un po' grigio, quasi incerto. In queste circostanze il cefalo sembra apatico, non vuole mangiare. C'è chi prova col bigatto, chi col pane, chi con le preghiere a San Ruggiero, il patrono di Barletta. Io sono il peggiore della ciurma perchè impreco come un cane randagio che aspetta l'osso da spolpare. Quando il pesce non becca c'è poco da fare: si parla di donne. E partono i racconti di chi ha fatto conquiste, chi è "a secco" e chi magari non può lamentarsi e rende grazie alla comitiva con alcune foto piccanti sul proprio Android. Ed è qui, in questo istante, mentre tutti sono impegnati col ... pilu... che scocca la scintilla! Il galleggiante spiomba e la bolognese prontamente risponde con una ferrata secca e decisa. E' lui, un bel Filippo di taglia media che scalda i cuori dei curiosi che si precipitano alle nostre spalle, calpestando di tutto, anche il nostro guadino ahimè rompendolo. Sono cose che capitano, non sai nemmeno cosa fare, se protestare o pensare al pesce. Però...non è un cefalo, è una salpa mostruosa, simile ad una orata di taglia. 

Si avvicina a riva ed il rompiscatole di turno si offre come guadinatore umano prendendo possesso delle tue attrezzature. In quell'istante è tardi per rimproverarlo, ormai ha fatto il danno. Il guadino entra in acqua e cozza contro il pesce facendo crac, con la salpa che si dimena e spacca tutto, volatilizzandosi nelle profondità. L'imbecille esordisce con un "Naa...giovane... l'hai persa! E che ci voleva assai a chiedere aiuto?" . Lo guardi e lo fulmini con lo sguardo. Per fortuna comprende e va via, lasciandoci liberi. Nel mentre del nostro sfortunato episodio c'è Francesco alle prese con un negrotto di buona fattura che si dimena a destra e manca per  cercare la libertà. Il nostro amico lavora di frizione accompagnando movimenti del braccio che impongono alla canna una posizione corretta, con la cima verso l'alto ed una curva invidiabile. Questa volta il guadino fa croc ed il cefalo è in rete, pronto per la foto di rito. Poi è il mio turno, con l’immancabile grido liberatorio per l’avvio della battaglia. La canna è quasi una fiorentina, molto morbida, modello Pro-Light per le pesche difficili. In bobina ho uno 0,14 e il terminale è uno 0,08 specifico per l’inverno con massimo fattore dicroico. Il cefalo è forzoso, bello tosto. Agita la sua forza per cercare di spezzare l’esile terminale. Preferisco contrastarlo per la gola, aprendo l’antiritorno e riducendo il lavoro di frizione. 

In conclusione vince il sottoscritto, con gran stupore dei presenti, intenti a visionare questa esperienza di pesca. “Cos’è? Cos’è?”. Ed io “Una spigola! No, anzi un pagello! Ah no sembra un’orata! Ah si! Eccolo, è un dentice”. Tutti, come pappagalli incapaci di comprendere lo scherzoso sfottio, annuiscono. “Eccolo, è bellissimo questo dentice!” . Più che una pescata in compagnia, mi sembra di recitare per il film di Villaggio e Pozzetto, le Comiche. Ne arrivano altri, la fantasia è proprio in questo, cioè un susseguirsi di catture collezionate in modo tutt’altro che casuale, che si fonda su esperienza e conoscenza del metodo. Tra un cefalo e l’altro, onde evitare spostamenti del gregge, lancio un po’ di pastura ed il carosello di prede continua senza sosta. Passano le 13, poi le 14 ed arriviamo alle 15. Devo tornare a casa, sono un essere puzzolente con retrogusto al pane e formaggio

A fine battuta non posso certo lamentarmi visto l’esito finale con un bottino ben corpulento. Anche gli amici del Pescanet Team hanno elargito emozioni. Vedere nei loro occhi la soddisfazione per una domenica passata assieme ripaga dei tanti sforzi per costituire un gruppo affiatato e sincero. Ora siamo in Novembre, con l’inverno alle porte. Il ciclo estivo-autunnale volge al termine ed i mesi a seguire saranno sempre più duri e poveri di emozioni. Il misto pane, amore e fantasia funzionerà, ancora una volta, per noi e per voi. L’invito è a provarlo. Non costa nulla. L’unico prezzo è quello del vostro tempo prezioso che non ha valore perché è immenso.


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