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IL PARCO DEL BRENTA - parte 2 di 2

Di Riccardo Dominici Foto di Ornello Dominici pubblicato il 25/09/08

La notte e la mattina che ne segue scorrono tranquille ma alle 11.00 abbiamo una partenza decisa nella canna che avevo lanciato fuori pastura. Da come tira e dal piegamento della canna penso sia di belle dimensioni e appena arriva a guadino posso vedere realmente la sua lunghezza. È davvero un bel pesce, non un record ma passa tranquillamente la soglia dei dieci chili e infatti fermerà l’ ago della bilancia sui 11.200 kg. È davvero bella, con la bocca immacolata, che mi fa sperare in ancora qualcosa di più grosso. Le ore passano e le catture( tutte carpe dai 6 agli 8 kg) non si fanno attendere a lungo fino alle 20.30 quando una strana partenza ci fa scattare in piedi. Sembra una calata ma quando mi avvicino alla canna per guardare il filo, mi accorgo che la carpa sta nuotando parallelamente alla sponda senza rubarmi neanche un centimetro di lenza. Afferro la canna recupero qualche metro di filo e ferro. Strike il pesce dopo aver sentito l’amo penetrare si esibisce in una veloce e potente fuga che mi fa sperare in un esemplare magnifico. La lotta è accesa e solo dopo 20 minuti si riesce a scorgere la sua sagoma. Non è sicuramente un record ma è indubbiamente un bel pesce. Nonostante il lungo combattimento la carpa non demorde e anche sotto riva si esibisce in alcune ripartente e in alcune scodate degne di un esemplare di maggior peso; ma una volta entrata nel guadino non ha più possibilità di scampo e dopo una serie di fotografie e la pesatura il pesce può riacquistare la libertà. Come si supponeva non è un esemplare da record e infatti ferma l’ ago della bilancia sugli 11 kg.
Bilancio della giornata cinque carpe a guadino.

Questa purtroppo è l’ ultima partenza del giorno e per vedere un altro pesce si dovrà aspettare il risveglio (anticipato) del giorno dopo. Infatti sono solo le quattro del mattino quando una fulminea partenza ci catapulta giù dalle brande e ci proietta sulle canne. Il combattimento sin dall’ inizio si fa entusiasmante e il pesce fa valere la sua stazza. Il combattimento mi entusiasma e così mi sveglio completamente. Dopo 15 minuti circa possiamo finalmente vederla. Si tratta di una meravigliosa regina di 11 chili che viene immediatamente rilasciata dopo le rituali foto. Rilancio la canna e torniamo in branda, ma dopo pochi minuti, giusto dopo essersi nuovamente addormentati, dobbiamo risvegliarci per recuperare un'altra carpa, è il compleanno di mio padre e per regalo decido che tutte le catture della giornata le lascerò a lui, ma così non sarà, infatti lasciata quest’ultima a lui, non toccherà più le canne per tutta giornata che si conclude con cinque catture e quattro slamate. Ultima cattura della giornata una bellissima regina da oltre undici chili.

La quinta giornata non comincia certamente nel migliore dei modi, alla mezza notte e qualche minuto, c’è una bellissima partenza, salto fuori dal letto e mi precipito sul pod, prendo in mano la canna e ferro prontamente, la sento è grande la punta della canna và verso destra, sta cercando di rifugiarsi negli ostacoli del sottoriva, la forzo la canna è completamente piegata, il cuore batte a mille, mille pensieri si accavallano nella mente, cerco di stare calmo….. di essere padrone della situazione ….. lei non vuole alzarsi dal fondo, tira e dà testate a più non posso, però sento che si sta stancando, mi calmo anch’io, sento che è mia, la vedo già nel guadino, quando improvvisamente succede quello che non ti aspetti. La canna si raddrizza all’improvviso, senti che dall’altra parte Lei non c’è più. La delusione è come una secchiata d’acqua che ti coglie all’improvviso, non reagisci mi viene quasi da piangere per la delusione, si è slamata, davanti ai miei occhi passa il film di tutto quanto fatto prima di lanciare il mio inganno, la moviola mentale mi dice che non ho fatto errori, che tutto era stato fatto a regola d’arte. E allora perché? Che cosa è successo? Semplice il finale in fluoro carbon da 25 libbre si è spezzato a metà. Con tutto quello che costa non può spezzarsi come fosse filo da sarta per imbastire l’orlo dei pantaloni,

I miei cercano di consolarmi, sono letteralmente in bestia, so di aver perso “IL PESCE”, quello sognato mille volte, quello bramato, cercato, voluto da tutti, quello che ti fa sentire bravo, anche se non lo sei, quello che quando lo mostri in fotografia mentre lo tieni in braccio ti inorgoglisce e ti fa sentire in gamba. Rilancio e dopo mi siedo a sbollire la rabbia pensando al motivo che mi aveva indotto a passare su alcune canne dai finali in tracciato, ai più rigidi finali in fluo-carbon, Tutte le slamate erano avvenute sulle stesse canne ed allo stesso modo, il capello di era accorciato avvolgendosi sull’amo, il tutto dopo partenze anomale, e cioè dopo una lunga serie di piccoli bip che si protraevano anche per oltre mezzora, come se le carpe si divertissero a far rotolare amo e boile sul fondo, sino a quando ritenevano che potevano arrischiarsi a prendere l’esca in bocca senza venir punte dall’amo. La riprova di ciò l’abbiamo avuta due giorni dopo, quando dopo una lunga serie di piccoli bip, che sarà durata un’ora, abbiamo avuta una bella partenza. Portata la carpa sotto riva, superava abbondantemente i dieci chili, questa alla vista della bocca del guadino spalancava, la sua di bocca rilasciando improvvisamente la boile, e mio padre ha rischiato di prendersi il piombo in faccia. Me ne torno a dormire, ma stento a prendere sonno, mi calmo e mi addormento. Il sogno è sempre lo stesso, più che un sogno è un incubo, vedo la canna che si raddrizza improvvisamente ed io che resto con le pive nel sacco. Nonostante tutto mi alzo presto ed alle sette ho già controllato tutti i terminali e rilanciato con esche fresche, termino di pasturare e mi siedo a far colazione che intanto mia madre aveva preparato, sto sorseggiando il caffè quando c’è l’ennesima partenza, ma poco dopo si slama, era prevedibile avevo innescato una boile che avrà avuto un diametro di 45 mm, era un azzardo lo so , ma tanto vale, La giornata passa tranquillamente dalle 13,00 alle 16 portiamo a guadino quattro carpe con pesi che vanno dai nove ai dodici chili.

Nel pomeriggio abbiamo visite, passa a trovarci Antonio con Andrea Zanchin, collaboratore una nota rivista del settore, parlando del più e del meno ci dice che la distanza massima da cui pescare nel sottoriva non deve superare i venti centimetri, meglio se dieci, l’ ideale per pescarci sarebbe un barchino telecomandato in modo da depositare le esche sotto le cannelle, perché le carpe con l’andare degli anni hanno scavato unna specie di scalino nel sottoriva e su questo scalino ci passano sempre, questo scalino ha una larghezza di circa venti centimetri pescare ad una distanza superiore vuol dire pescare sempre nel sottoriva ma ad una profondità che va dai tre ai cinque metri ed oltre.

La sera giunge e a farci visita il nostro amico Aldo e suo figlio Dylan che abitano a pochi chilometri dalla cava, e nel mentre stiamo cenando c’è l’ennesima partenza, dopo un breve combattimento altro finale che si spezza, nel mentre sto sostituendo il terminale, altra partenza, mio padre ferra prontamente, ma la carpa si rifugia in una legnaia del sottoriva, non c’è nulla da fare, non si riesce a portala fuori, prova e riprova sino a quando il finale si taglia, abbiamo almeno la consolazione che la carpa deve portarsi in giro solo uno spezzone del il terminale. L’umore non è dei migliori, ed anche mio padre non è sicuramente in uno dei suoi momenti migliori

La notte passa tranquilla ed alle dieci dell’indomani facciamo il botto, ore 10 sulla canna posta nel sottoriva abbiamo una partenza da brivido, la carpa per fortuna non cerca le legnaie ma si porta al largo, sono tranquillo non ho paura che incroci gli altri fili, vi ho posto gli affondafilo, è giorno e sono tranquillo, la canna ammortizza benissimo le testate della carpa, allento o un po’ la frizione del mulinello e gestisco il tutto con calma senza forzare. Quando finalmente la vedo mi rendo conto che è la più grossa carpa che io abbia mai preso, prego mentalmente Dio che non si slami, prego che me la faccia portare a guadino, e così è. L’ago della bilancia si ferma a 15 Kg. e 520 grammi. E’ il mio record personale di carpa a specchi. Sono al settimo cielo, la gioia è immensa, non stò nella pelle, seduta stante decido che un pesce così non può essere solo rilasciato, ma che và accompagnato in acqua, così da potersela coccolare ed abbracciare ancora un po’ sino a quando ripresasi dalla fatica e dallo shock deciderà. che il tempo di andarsene è giunto.

La giornata passa tranquilla con altre tre catture comunque catture importanti, perché il peso dagli undici chili e mezzo a tredici chili e mezzo

È stata una giornata magnifica, poche catture ma belle, è quello che volevamo. Io decido di dormire sotto l’ombrellone come la sera prima, per essere a poche passi dalle canne ma alle 22 e trenta comincia a piovere, e così mi rifugio in tenda.

Sabato 12 luglio, la vacanza volge al termine, sono soddisfatto, le catture non sono state numerosissime ma su 22 pesci sin qui portati a guadino ben 11 superavano i 10 Kg, era ciò che volevamo avvenisse. Pesci belli, sani e combattivi li sognavo, li cercavo, li volevo, un sogno che al Parco del Brenta si era realizzato. Ma non era finita, il bello doveva ancora venire, alle sette del mattino inizia una sarabanda incredibile, non sto a farvi l’elencazione, vi dico solo che abbiamo catturato pesci senza soluzione di continuità dalle sette del sabato alle 14 e 15 di domenica portando a guadino ben 24 carpe di cui ben nove oltre i 10 chili, stabilendo alle 12,20 del sabato il mio nuovo record di carpa a specchi 16 chili e seicento grammi, incredibile ho ritoccato il mio p.b. di carpa a specchi per ben due volte in due giorni.

Sono felice, tra una cattura e l’altra, smontiamo il campo, tutto è asciutto, raccogliamo le immondizie e trasportiamo tutto vicino alla macchina e cominciamo a caricare, ma ho lasciato ancora una canna sul pod, mio padre mi invita a ritirarla, lo faccio mal volentieri, in realtà non voglio tornare casa, vorrei fermarmi ancora, mentre ritiro la canna catturo il mio ultimo pesce, infilzo accidentalmente con l’amo un persico reale ad un centimetro dalla coda, non è più lungo di quattro centimetri, è il segnale, inequivocabile, che è ora di andarsene.

Andiamo a pagare, Antonio ci offre una bibita fresca, suo padre Giorgio non c’è, è a letto con il male di schiena, la pioggia e le fatiche di due giorni di motosega spese a liberare le poste dagli alberi caduti hanno lasciato il segno. Ringraziamo e ce ne andiamo, non prima di aver prenotato una settimana per le vacanze di Natale. Vogliamo tornarci, e non solo a Natale, su questa cava, ritengo inutili e fuorvianti tutte le polemiche sulle cave a pagamento, anch’io vorrei pescare sempre nelle acque libere, ma questo per svariati motivi di cui tutti voi siete a conoscenza non è più possibile, questi non sono più luoghi sicuri. Le cave a pagamento quando sono gestite in maniera corretta, e cioè le carpe immesse provengono da allevamenti ed hanno la certificazione ed non hanno provenienze discutibili danno le stesse soddisfazioni delle carpe pescate in acque libere, pesci sani, vivaci e combattivi allieteranno la nostra permanenza sulle loro sponde, ed il Parco del Brenta è sicuramente una cava ben gestita, perché Antonio prima di essere proprietario di una cava è un bravo carpista, che ama le carpe e che ha realizzato il sogno di tutti noi, quello di avere un lago tutto suo . Ringraziamo Antonio e suo padre Giorgio per la loro gentilezza, disponibilità ed affabilità.

Vi invito ad andarci, non ve ne pentirete, telefonate ad Antonio in suo numero di telefono è il seguente 345-3330581 o scrivetegli all’indirizzo di posta elettronica info@parcodelbrenta.com lui vi darà tutte le delucidazioni del caso o se siete timidi visitate i siti internet www.parcodelbrenta.com o il sito www.parcodelbrenta.it dove troverete la piantina della cava, con indicate le postazioni, le secche e le varie profondità. Vi ricordo anche che nei giorni 26, 27 e 28 settembre su questa cava si svolgerà il 2° Meeting di Pescare Carpfishing dove potrete osservare all’opera, e conoscere i gli autori della rivista, l’ingresso è gratuito.


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