Tecniche

Pesca ai sugarelli

Di Daniele Ussi pubblicato il 03/05/09

 

In una uggiosa giornata primaverile assieme a due carissimi amici,Giampaolo e Giovanni abbiamo deciso di passare una divertente mattinata a pesca di sugarelli.

La mattina non è delle migliori, infatti il cielo, molto nuvoloso lascia di rado passare qualche spiraglio di sole , ma ci facciamo coraggio e partiamo ugualmente, una volta arrivati al largo dell'isola del Tino, vista l'assenza di vento e il mare liscio come l'olio l'esperienza dei Giampaolo ci consiglia di pescare a scarroccio partendo dalla batimetrica che segnalava 32 metri di fondale, iniziamo la nostra azione di pesca pescando con dei Sabiki, ossia le ormai famose lenze giapponesi munite di svariati ami, per renderli ancora più catturanti invece del classico piombo terminale abbiamo usato dei piccoli jig metallici che svariavano dai 20 ai 50 grammi.

Per attrarre maggiormente le nostre prede caliamo a circa 20mt di fondale il sacco di pastura a base di sardina macinata.

Passano solo pochi minuti, quando avvisiamo le prime catture, si tratta di sugarelli di media taglia,che attratti dalla scia di pastura non resistono alle nostre esche fluorescenti, le catture iniziano a susseguirsi con una certa frequenza; anche i nostri jig terminali di tanto in tanto fanno qualche bella cattura.

 

Ad un certo punto visto il veloce rallentamento delle catture, Giovanni mette le mani in tasca e tira fuori svariati calamenti miticolosamente preparati la sera prima e ci invita a provarli.

Accettiamo volentieri vista la sua grande esperienza nel confezionare questa tipologia di lenze.

Le esche utilizzate sono: Saltarello, gambero, calamaro e un pò di americano, quest'ultimo innescato nell'amo basso della montatura per provare a insidiare qualche pagello.

 

L'idea di giovanni si rivela subito funzionante, tant'é che pure io che avevo tardato a passare all'esca naturale lascio appoggiata al bordo della barca la canna con il Sabiki e mi appresto a preparare la canna con un bolentino  a tre ami, quando sono quasi pronto con la nuova attrezzatura, non vedo l'ora di mettere alla prova la mia nuova Tecnofish TFD.

 

Ma ancor prima di riuscire a innsecare il mio bolentino sento sbattere con una certa violenza la canna che avevo lasciato in pesca con il sabiki, mi volto e inizio a recuperare, mi accorgo subito di aver fatto un bello strike, visto il peso che avverto sulla canna, infatti su un sakiki con sei ami e un piccolo jig ho ben sette prede allamate.

 

La mattinata continua con una serie lunghissima di catture, il sono entusiasta della mia nuova canna che non mi fa perdere un colpo.... e mi permette di sfruttare al massimo gli ottimi calamenti; ad un certo punto un nuovo sussulto, la canna mi si piega , sento qualcosa di strano perchè il peso è notevole ma non sento testate o scrolloni particolari..... con un pò di sorpresa salpo una tripletta atipica, infatti sull'amo alto c'é un bel pagello fragolino , sull'amo di mezzo una piccola boccaccia e sul amo basso un bell'esemplare di polpo.

 

Questa pesca è molto rilassante e divertente, molto semplice da praticare basta avere delle canne da barca dai 3 ai 5mt con fusto rigido e vette molto morbide meglio se con vette intercambiabili, con potenza massima da 60/70 grammi, Sabiki con ami dall 6 al 10 meglio se con perline fluorescenti, Bolentini a tre ami, ottimi in commercio quelli prodotti dalla Tecnofish, iimmancabile un secchio di pastura a base di sarda.

vista l'efficacia di questa tipologia di pesca ricordo a tutti gli appassionati il limite di 5kg di pesci a pescatore, onde evitare di incorrere in spiacevoli sanzioni.

 


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