Itinerari Estero

Pesca al colpo in Drava Grande

Di Michele Moscati pubblicato il 21/10/09

Ho iniziato a pescare più di 25 anni fa e le mie prime esperienze sul Tevere le ho fatte pescando in passata. Con lo scorrere del tempo e le prime gare però, ho preferito concentrarmi su altre tecniche e ahimè la passata è stata lasciata un po’ da parte; non avrei mai pensato che una tra le più divertenti giornate di pesca degli ultimi tempi l’avrei vissuta tornando a pescare proprio con questa tecnica, “antica” quasi quanto la pesca stessa. Lo spot di questo breve racconto è la Drava Grande (Austria), proprio sotto lo sbarramento, un tratto di fiume immenso con correnti altrettanto sostanziose che non permettono questa pesca a più di 10/15 metri da riva in un letto di oltre 150.  La sponda del fiume è facilmente raggiungibile, ben pulita e altrettanto ben curata per dare modo a più pescatori di gustarsi la giornata senza intralciarsi tra di loro e con la possibilità di provare diverse soluzioni di pesca. Per parlare di pesca in passata in questo fiume infatti, e soprattutto in questo pescosissimo tratto, dobbiamo fare subito una netta distinzione, la pesca mattutina (con la diga aperta) e quella pomeridiana (con la diga chiusa). La mattina, con le murate della diga semiaperte per la produzione di energia elettrica, il livello del fiume sale al suo massimo giornaliero, a circa 4/5 metri da riva è presente il primo taglio di corrente, ma quello che ci interessa davvero è il secondo, quello visibile a circa 8/10 metri. Quì la forza della corrente si mantiene costante per tutta la battuta di pesca e dalle prove fatte è risultata essere la zona migliore. Con queste condizioni e con questa portata d’acqua abbiamo pescato con bolognesi da 7 metri decisamente rigide, mulinelli 3000 imbobinati con monofilo del 0/18, galleggianti dai 5 agli 8 grammi, piombatura raccolta sul fondo o addirittura torpilla secca e finali corti dello 0/15 0/16. Sembra strano vero? Quasi un’utopia pescare cavedani e savette nei nostri fiumi con lenze così pesanti e fili così spessi, ma sulla Drava Grande è quasi una regola, o meglio, è la “necessità che fa virtù” visto le dimensioni dei pesci catturabili, mai sotto il chilo, e la forza della corrente presente. La pasturazione in questa situazione ricopre un ruolo quasi basilare, la forte corrente, in caso di ripetuti errori durate questa fase, potrebbe disperdere il pesce piuttosto che attirarlo verso le nostre esche. Bigattini incollati con l’aggiunta di molta quarzite o semplice breccino sono fondamentali, inoltre è quasi obbligatorio pasturare sempre nel medesimo punto. L’azione di pesca deve essere effettuata mantenendo il più possibile la lenza in trattenuta e nel 90% dei casi l’abboccata, oltre ad essere visibile per l’affondamento del galleggiante, sarà immediatamente avvertita anche dalla punta della canna e quindi dal braccio del pesatore. “Non ci vanno per il sottile” insomma, tutto sta a far entrare il branco in una specie di caotica competizione alimentare, il resto saranno solo catture. Una volta che il branco è entrato in pastura, ed è semplicissimo capirlo in questo fiume, basterà una piccola pallina di bigattini incollati ogni cattura per mantenerlo sempre a tiro delle nostre bolognesi. Brehme, barbi, nasen, cavedani da capogiro, coregoni, carpe, trote iridee e fario non tarderanno e soprattutto non si stancheranno di abboccare alle nostre lenze. E’ bene ricordare, data la conformazione dello spot nelle ore in cui la diga è aperta, che è più facile combattere un pesce fuori dalla corrente piuttosto che la davanti dove lo abbiamo ferrato ed è quindi consigliabile, per quanto sia possibile, farlo salire o scendere lateralmente e cercare di domarlo dove l’acqua ci da maggiori possibilità di batterlo. La seconda situazione in cui possiamo incappare praticando la pesca in questo tratto è appunto quella di diga chiusa e poca se non pochissima corrente. In questo caso la pesca in passata è più simile alla nostrana, le canne da pesca rimangono rigide e da 6/7 metri il filo in bobina rimane il medesimo, 0/18, ma sia i galleggianti che i finali dovranno essere alleggeriti. 2/3 grammi di galleggiante, secondo la distanza del lancio, mancando ora la forte corrente sono più che sufficienti e anche i finali, sempre abbastanza corti, scenderanno verso il 0/13 0/14, sempre bei fili, ma un po’ più leggeri dei precedenti. La pasturazione cambia totalmente; in questa situazione di pesca i bigattini sfusi lanciati a fionda sono l’arma migliore da utilizzare. Anche il pesce insidiato non sarà più lo stesso, i barbi e i cavedani lasceranno spazio alle immancabili brehme e ai moltissimi nasen. Persici reali e belle carpe faranno la loro comparsa sulla nostra pastura e non sarà difficile rimanere letteralmente attaccati a qualche bel bestione, anche sopra i 10 chili, che si viene ad alimentare sottosponda nella calma del “rigiro” d’acqua. Qui la pesca sarà un po’ più tranquilla di quella descritta precedentemente, ma la mancanza di corrente non coincide affatto con la mancanza di catture, anzi, cambiano i pesci, cambiano le attrezzature, ma il ritmo di pesca rimane il medesimo. Un’ottima soluzione per quanto riguarda la pasturazione, oltre agli indispensabili bigattini che vanno portati dall’Italia, è la pastura specifica per la Drava Grande, creata appositamente da Milo e in vendita proprio all’interno dell’Aktiv hotel di Gargantini. Una mistura molto aromatica al gusto di formaggio che soprattutto nelle prime fasi di pesca, quando il pesce va richiamato da grandi distanze, ha un’ottima azione attirante. La nostra giornata di pesca, anzi, la nostra divertentissima giornata di pesca, è andata avanti fino verso le 17.00 e dopo sei ore di tira e molla continuo, metà con diga aperta e metà con diga chiusa, in due abbiamo incannato ben oltre 1 quintale di pesce. Sicuramente da provare, parola mia.

 

per info www.trophyclub.it

 

 


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