Tecniche

Pescando nelle legnaie

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 25/06/14

La pesca negli ostacoli è un esame di maturità per ogni carpista poiché nulla può essere lasciato al caso

le esperienze del passato servono a costruirsi un bagaglio di conoscenze tecniche su cui poggiare tutte le uscite di pesca successive; non esistono dogmi, le regole sono pronte per essere smussate, corrette e riviste in virtù dei nuovi materiali , della nostra cresciuta capacità e di tanti altri aiuti che ci possono soccorrere.

Faccio l’esempio della scelta dei teminali, la possibilità di pasturare con barche radiocomandate e l’enorme aiuto che ci forniscono gli intrecciati nel “sentire” immediatamente la mangiata della carpa prima che trovi rifugio. Non sono cose da poco ma, una serie di aiuti che rendono l’approccio alla pesca negli ostacoli, molto più possibile rispetto a qualche anno fa.

Ma aggiungerei anche il disegno degli ami, la loro struttura e la tenuta che riescono a garantire quando sottoposti alla forte trazione che serve a tenere lontana la carpa dagli ostacoli stessi. Rimane il fatto che la pesca i queste situazioni è un alto banco di prova in cui il carpista si trova davanti e possono travolgerlo (e con lui le carpe che rimangono appese agli ostacoli) oppure, promuoverlo. La pesca negli ostacoli promuove anche il carpista che non si sente veramente pronto ad effettuarla e che rifiuta a priori questo confronto dal quale ci rimetterebbero solo le nostre amiche. E’, a mio avviso, una prova di maturità ed intelligenza notevole!

I veri nemici.

 In altri articoli scrissi dell’elevato numero di carpe perse per causa del piombo che, incagliandosi anche solo per qualche istante, sugli ostacoli del fondo, permette alle carpe di forzare sull’amo liberandosene. Spesso infatti le nostre amiche piantano la testa sul fondale e con un movimento rapido riescono nell’intento soprattutto se la qualità dell’aggancio non è perfetta. Intere sessioni di pesca sono andate in fumo per colpa di una carpa , l’unica in vari giorni, persa perché il maledetto piombo era andato a bloccarsi su una pietra o su un legno. E quindi, bisogna ricorrere ai ripari facendo tesoro delle nostre conoscenze tecniche.

In alcune altre occasioni è capitato di perdere la preda per colpa dell’eccessivo peso della piombatura (soprattutto in fiume) usata per vincere la forza della corrente e questa scelta si è purtroppo rivelata letale sin dalle prime fasi del combattimento poiché l’angolo eccessivo creato dal piombo è capace di far saltare via l’amo dalla presa.

E che dire poi delle carpe perse per la rottura del finale immediatamente sopra l’occhiello dell’amo e causata dal semplice contatto con una pietra o un pezzo di legno?

Potremo andare avanti con altri esempi ma ritengo che il quadro d’insieme sia abbastanza completo e serva a farci comprendere come esistano tanti nemici che lavorano contro di noi e il nostro compito è solo quello di trovare delle mosse per rispondere.

Piombo a perdere.

Il primi dei vari passi che possiamo intraprendere è quello di disegnare il terminale affinché il piombo non sia mai un problema durante il combattimento ed al proposito, esistono diversi sistemi tutti piuttosto validi. Ciò che vogliamo è che il piombo, non rappresenti un punto d’appiglio ed anzi, salti via non appena vi è la partenza della carpa. A quel punto andremmo ad agire su una lenza libera e senza pesi penzolanti che oltre ad impigliarsi in legni o sassi, non forzino l’amo fuori dalla posizione di ferrata. Basta già questa considerazione per eliminare immediatamente due tipi (in totale sono 4 ) di terminale che, per ragioni di disegno, hanno il piombo strettamente bloccato; l’elicottero e l’inline rig. Spazio invece per tutte le soluzioni del tipo  “piombo a perdere” in cui tramite una giunzione “debole” possiamo sganciarci dal peso. Ma prima è necessaria una precisazione.

La scelta di perdere il piombo, può non essere condivisa da molti ma, spesso appare inevitabile se non vogliamo rischiare qualche cosa di assai peggio, non solo per gli esiti della nostra pesca ma, per l’incolumità della carpa.  Spesso  il piombo bloccato si può rivelare pericoloso nel caso in cui il terminale si strappi e rimanga libero sul fondale con il rischio che una carpa possa rimanerci vittima. Già questa mi sembra una risposta sufficiente per i critici di questa mia posizione. Certo, non è bello seminare piombi sul fondo ma, il rischio è minimo e si verifica (non sempre) solo nel caso di incaglio oppure durante il combattimento per cui, a meno che non si peschi in un laghetto a pagamento le catture non possono poi essere così numerose.

Tutto il discorso si basa attorno a piccoli accessori di plastica da tempo presenti e disponibili nei negozi di pesca e di facilissimo uso; i Carp Safety Clips usando uno dei tanti nomi che li descrivono nelle varie versioni. Fox, Korda, Nash, Tecnipeche offrono tutti delle ottime soluzioni basate su un design simile in cui un tubetto di silicone blocca il piccolo pezzo di plastica in cui è infilato il piombo. La tenuta del pezzo di silicone determina la solidità del blocco e la stessa linguetta di plastica, può essere indebolita incidendola con un taglierino oppure, eliminata del tutto.

Ovviamente, si può ricorrere a qualche soluzione meno tecnica semplicemente mettendo una girella sulla lenza madre e collegando il piombo con uno spezzone di filo dello 025mm ma, in questo caso avremmo qualche problema nel lancio poiché se forziamo troppo, quel filo delicato andrebbe a spezzarsi immediatamente.

Una soluzione che salva il salvabile è quella di aggiungere un filo di PVA che stringa il piombo alla girella. Durante il lancio avremmo proprio il filo idrosolubile a fungere da collante impedendo al piombo di volare via salvo poi, una volta sciolto in acqua, lasciare allo spezzone di filo (non più lungo di 3-5 cm) , il compito di spezzarsi non appena vi sia contatto con un ostacolo.

Protezione dell’hair rig.

Abbiamo detto che le carpe riescono a mettere il muso sul fondo facendo saltare via l’amo oppure, riuscendo a spaccare la zona nei pressi dell’occhiello dell’amo. Per ovviare questo dobbiamo allora proteggere questa parte del nostro finale e l’operazione è abbastanza facile.

Alcuni degli hair rig più usati e basati sul concetto del “Line Aligner” sono già protetti naturalmente poiché vi è un tubetto di PVC che da la forma al rig stesso mentre altri, hanno bisogno di una piccola correzione. L’accessorio ideale è il tubetto termorestringente (tecnicamente sono chiamati “shrink tube”) che viene applicato a protezione dell’occhiello e flesso leggermente per dare all’amo una curva tondeggiante. L’operazione di chiusura del tubetto restringente può avvenire mediante l’uso di un phon oppure, con il vapore ma mai, assolutamente, avvicinando una fiamma dell’accendino alla lenza. Modellando un tubetto per circa 2 centimetri riusciremo a rendere il nostro rig, molto più efficace, protetto contro lo sfregamento sul fondale e sicuro.

Altre nozioni di sicurezza.

Nella pesca negli ostacoli vi sono delle regole che devono essere rispettate e tra queste, quella di maggiore importanza proibisce l’uso di girelle di giunzione tra la lenza madre e lo spezzone di lead core finale. Esistono delle giunzioni eccellenti, basate su nodi oppure su cappi per cui scegliamone una che ci piace ma assolutamente, teniamoci lontano dalle girelle che bloccherebbero la lenza in caso di rottura seguente ad un incaglio.

Azione di pesca.

Pescando nei pressi degli ostacoli, mi viene subito in mente un articolo dell’amico Steve Briggs, due volte campione del Mondo di carpfishing e collaboratore di Pescare Carpfishing. Steve scriveva recentemente di aver passato una intera settimana a non più di 5-6 metri dalle sue canne che erano state posate nei pressi di un albero sommerso e di aver ferrato ad ogni singolo primo “bleep” emesso dai suoi avvisatori. In questo modo era riuscito a estrarre dalla zona tutte le carpe che avevano incrociato i suoi rig! Quindi, la prima regola è quella di rimanere a stretto contatto con la canna e ferrare subito a scanso di recuperare e riposizionare il tutto in caso di falsa segnalazione. Qui le treccie distruggono il nailon perché con quest’utimo spesso fatichiamo a sentire anche le mangiate più forti e quando avviene , la preda è già in mezzo alla legnaia.

Altro aspetto da tenere bene a mente riguarda l’uso della barca nel combattimento. Spesso capita di voler saltare a bordo immediatamente nella falsa convinzione che in questo modo si possa avere più chances. In realtà andare incontro alla carpa significa offrirgli un enorme margine per trovare rifugio negli ostacoli poiché, per quando si possa recuperare velocemente non si riesce quasi mai ad avere la sensazione esatta se stiamo avvantaggiandoci oppure, stiamo facendo i gioco della nostra preda. Molto meglio allora attendere e forzare il pesce da riva fino a quando non siamo certi che la carpa sia almeno una ventina di metri lontano dagli alberi sommersi. Quindi, se il recupero che abbiamo davanti è corto, continuiamo da terra (80-120 metri) mentre se è lungo, (oltre i 120 metri) allora usiamo la barca mantenendo sempre la massima tensione e continuando a forzare il pesce. Mai fare in modo che la carpa possa trascinarci via (ma spesso non ce ne accorgiamo) perché ci trascinerebbe verso i suoi ostacoli e comunque, causerebbe un aumento della pressione sull’amo talmente forte da facilitare la slamatura per allargamento della ferita.


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