Racconti

Pescatori di Montecristo ed immigrazione ponzese all'Elba

Di Raffaele Sandolo pubblicato il 20/06/11

L'immigrazione all'Isola d'Elba, proveniente dall'isola di Ponza, nasce a seguito dell'interesse dei pescatori ponzesi per l'Isola di Montecristo e  la pescosità del suo mare.

Dalla metà del 1800 molti pescatori partivano da Ponza per andare a pescare al nord, nel mare a sud dell'Isola d'Elba, nel triangolo fra Montecristo, Pianosa e  l'Africhella.

Agli inizi erano una 3-4 barche ma col tempo aumentarono fino ad essere oltre una ventina nel periodo dal 1950 al 1970. Divennero più numerose con il passaggio dalla piccola pesca alla media e grande pesca.

La maggior parte provenivano da di Le Forna ma anche da Santa Maria e Scotti. Fra i primi a Montecristo troviamo Giovanni e Stefano Sandolo, Silverio Sandolo (La tramontana), Aniello Vitiello (Aniello-Aniello), quindi Aprea, Feola, Iodice, Romano, Vitiello, Calisi, Mazzella, Avellino e successivamente vennero Aversano, De Martino, Di Meglio, Pagano, Balzano, Rivieccio, Scotti, Morlé, Coppa, Cristo, tutti con barche ponzesi simili alle feluche nordafricane. Le barche da pesca venivano costruite, con criteri e tecniche particolari, a Terracina come pure a Ponza nei cantieri di Sant'Antonio e Santa Maria.

Alcuni pescatori partivano da Ponza navigando verso nord con l'intenzione di proseguire verso la Sardegna (La Maddalena, Santa Teresa di Gallura, Porto Torres, Isola Rossa), altri facevano lo stesso percorso ma poi si fermavano a Montecristo, attratti dal mare pescoso. I pescatori, per andare in Sardegna, percorrevano altre rotte verso ovest (Arbatax, Siniscola) e sud (Carloforte)  con navigazione diretta e portando le loro barche su bastimenti aragostai che le sbarcavano  appena arrivati a destinazione. Quando le barche facevano scarsa pesca in Sardegna risalivano verso nord in direzione dell'Elba pescando poi nel mare di Montecristo e ritornando a Ponza, a fine Stagione, con rotta verso sud. Le barche rimaste a pescare in Sardegna, per il ritorno a Ponza, utilizzavano sempre i bastimenti facendo navigazione  con direzione  inversa. Almeno agli inizi, la maggior parte dei pescatori ritornavano all'isola di provenienza e pochi passavano l'inverno a l'Isola d'Elba o a Montecristo o in Sardegna.

Negli anni successivi molti pescatori spostarono le loro famiglie da Ponza nei porti dove usualmente stavano nella stagione estiva. E nacquero i primi flussi migratori che si diressero anche verso il mare nordafricano (la Galite). Fu nel 1938 che le prime quattro famiglie ponzesi (Sandolo e Vitiello) si spostarono all'Elba prendendo la residenza a Marina di Campo. Abitavano a Le Scalinate, in Via Case Nuove e al Vapelo. Furono bene accolte dal paese e instaurarono buoni rapporti di amicizia con altre famiglie (Mibelli, Selci, Spinetti, Dini, Battaglini, Colombi, Cocchi, Danesi, Mortula, Galli, Mattera, Baldetti e altri). Negli anni immediatamente successivi immigrarono altre famiglie a Marina di Campo (Mazzella, Aprea), Marciana Marina (Romano, Vitiello) e Porto Azzurro (Calisi). Crebbe così la grande immigrazione per motivi di pesca che andò a rafforzare i grandi flussi migratori di Ponza, dovuti a cause diverse, verso l'Europa e soprattutto verso le terre d'oltre oceano (USA, Canadà).

La pesca a Montecristo era di tipo stagionale (usualmente da aprile ad ottobre).

Con le reti da posta si pescavano soprattutto scorfani, dentici, occhiate, triglie, cernie, merluzzi mentre con le nasse di giunchi si pescavano aragoste, murene, gronchi, polpi. Inoltre, in particolari fondali, si prendeva il corallo utilizzando uno specifico attrezzo chiamato "ingegno".

Prima della inizio della Seconda Guerra mondiale come pure immediatamente dopo, si usavano anche i "palangari" o "palamiti", chiamate "coffe" dai pescatori ponzesi, per la pesca di spigole, orate, saraghi e soprattutto di naselli e pesce spada.

Verso il 1945-46 all'Elba, e in particolare fra Montecristo e Pianosa,  cominciò a diffondersi la pesca di pesce azzurro di superficie (castardelle) utilizzando reti a circuizione che si tiravano a bordo della barca mentre nello stesso tempo iniziò la pesca di pesce azzurro di fondale (sardine, alici o acciughe, lacerti o sgombri, sauri o sugherelli o saurielli, palamite, tonni) con l'impiego di "lampare", barche da pesca che utilizzavano reti a circuizione e lampade per attrarre il pesce. Qualche anno dopo le barche da pesca chiamate "Cianciole" o "Saccalene" (Saccaleva) cominciarono ad utilizzare tecniche avanzate di pesca con reti a circuizione molto lunghe e  alte e l'ausilio di due barche piccole con luci potenti per attrarre il pesce. Nei primi anni la rete ancora si tirava a bordo "a mano" mentre successivamente fu installato sulla barca-madre un sistema automatico con l'uso di verricelli. Con gli ultimi anni, sin dal 1980, vengono utilizzate moderne tecnologie per individuare il pesce. Tutte le varie tecniche di pesca descritte che prevedono l'impiego di palamiti, nasse e reti sono ancore utilizzate nella moderna pesca nel mare attorno all'Elba.

L'immigrazione di pescatori ponzesi all'Elba si è praticamente fermata sin dal 1990 essendo venuto meno lo sviluppo della pesca nei mari dell'Arcipelago Toscano. Gli ultimi arrivi (pochi) hanno iniziato l'attività nel commercio e nell'artigianato.

Attualmente è proibito pescare presso le coste di Montecristo e Pianosa ma la pesca, fatta da pescatori campesi di origine ponzese, continua nelle acque a sud dell' Elba e permette alle loro famiglie di poter vivere, con difficoltà,  nelle alterne vicende della vita legate soprattutto ai continui problemi delle attività sul mare, all'attuale criticità dell'economia elbana e alla crisi del mercato nazionale.

Oggi, all'Elba, vivono molte famiglie di origine ponzese. Sono elbani impegnati in attività diversificate. Prevale sempre la pesca  ma è sempre più diffuso l'impegno in imprese artigiane e commerciali come pure nei servizi del terziario.

 


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