Di Articolo e fotografie di Marco Altamura pubblicato il 01/01/19
Fortunatamente questa lunghissima stagione autunnale sembra non avere mai fine e così l’anomalo andamento climatico dei mesi di ottobre e novembre caratterizzato da temperature più da fine estate che da autunno pieno ha consentito di spostare di circa un mese la data che segna il semi – letargo di quasi tutte le specie predatorie dei grandi bacini prealpini del nord Italia . Il lago Maggiore non ha fatto eccezione e il regime di piena che ne ha caratterizzato la straordinaria resa del periodo appena trascorso , ora piano piano sta rientrando in concomitanza anche con le prime gelate notturne che hanno accelerato repentinamente la regressione dell’attività predatoria nel sotto costa , favorendo di fatto l’allontanamento da questa di un gran numero di pesci che ora si nutriranno al largo nei grandi fondali dove trovano riparo anche i folti banchi di pesce foraggio . Ancora piacevolmente galvanizzato dalla recente cattura descritta nell’articolo precedente di un bell’esemplare di Northern Pike di quasi undici chilogrammi di peso , decido di effettuare le ultime uscite della stagione dedicate a persici reali e lucci e , oltre alle acque del lago in “ scaduta “ , trovo ad accogliermi un clima ancora tiepido e umido con totale assenza di irradiazione solare ed attività predatoria distribuita equamente durante le poche ore di luce tipiche della terza decade di novembre . Il lago è ancora più alto rispetto allo zero idrometrico di circa settanta centimetri e questo consente di battere ancora zone che con il regime idrico normale non rappresenterebbero spots interessanti . La mancanza di gelate notturne “ trattiene “ per così dire la temperatura dell’acqua a livelli più che accettabili favorendo la permanenza negli strati intermedi della colonna il pesce foraggio che si ammassa creando dei veri e propri self – services per predatori . Così la prima uscita decido di viverla in uno spot vicino casa e , anche se il tipo di ricerca mirata a pesci di mole mi suggerirebbe di utilizzare un’attrezzatura piuttosto potente , non riesco proprio a staccarmi dalla combo rappresentata dalla canna Delsol di Rapture ( la stessa che mi ha permesso la cattura del grosso luccio ) abbinata al mulinello SX – 1 mod. 2000 , quasi a concederle un doveroso tributo in senso di gratitudine per l’ottimo lavoro svolto . Il terminale in fluorocarbon di spessore 0,28 mm è sempre l’eccezionale XPS di Trabucco , un monofilo veramente notevole per resistenza all’abrasione , invisibilità in acqua , morbidezza e tenuta al nodo bagnato . Per quello che riguarda gli artificiali in questo periodo è difficile sbagliare scelta se si rimane su classici minnows sia ad assetto neutro che affondante con lunghezze da otto a dodici centimetri e un peso fino a 15 grammi ( la combo , per un corretto utilizzo , mi sconsiglia di andare oltre ) . Così dalla mia scatola porta artificiali decido di estrarre un Trouter al quale sono molto affezionato ; si tratta di un minnow con paletta direzionale ad assetto affondante di lunghezza 8,5 centimetri per 18 grammi di peso selezionato nella finitura Silver . L ‘azione di pesca è molto semplice : si tratta di lanciare l’artificiale negli spot più promettenti , lasciarlo guadagnare il fondo per poi richiamarlo con un recupero inframmezzato da energiche jerkate impresse con il polso per conferire al pesciolino un andamento incerto tipico di un pesce in difficoltà. Questo tipo di richiamo riesce a “ muovere “ un po’ tutti i predatori presenti con una predilezione per persici reali e lucci ; il livello idrico alto rallenta un po’ l’azione di pesca in quanto il minnow impiega qualche minuto per raggiungere il fondale , togliendo un poco di dinamismo al nostro modo di operare , ma è lo scotto che bisogna necessariamente pagare mano a mano che la temperatura dell’acqua scende nei suoi valori . Il pomeriggio trascorre veloce senza catture e già progetto la prossima uscita variando sia lo spot che gli orari ; il giorno seguente mi presento nei pressi di un pontile verso le ore sette e trenta e con la medesima attrezzatura inizio a perlustrare la porzione di lago antistante : soliti lanci al largo , pausa affondamento e recupero sincopato del Trouter che al terzo lancio viene aggredito da un persico reale che non vuole farsi sfuggire l’opportunità di un facile pasto . Foto veloce e rilascio . Penso di avere localizzato un banco di persici e insisto nello stesso luogo per tutti i lanci seguenti ; in circa quaranta minuti realizzo quattro catture di persici che sembrano prodotti in serie , tutti della medesima misura peraltro più che accettabile . In cuor mio sono conscio del fatto che ciò che cerco non sono i persici , anche se sono pesci molto divertenti in canna ; ora diventa più che probabile ritrovarsi in canna un luccio di diversi chilogrammi di peso e gli sforzi prodigati vertono proprio in tale direzione . Arrivano le undici del mattino e decido di conservare energie per il pomeriggio ; alle tredici e trenta mi ripresento sullo stesso spot con una temperatura che nel frattempo è calata notevolmente a causa di un fronte freddo abbondantemente annunciato dalle previsioni dei giorni precedenti . Si pescherà con una temperatura di cinque gradi che diminuirà mano a mano che andremo verso il crepuscolo ; stessa attrezzatura e stesso artificiale del mattino , il solito Trouter che lancio nella stessa direzione dove la mattina ho catturato i quattro percidi . Dopo l’affondamento necessario lo richiamo e , quando ha quasi raggiunto la mia postazione galleggiante , percepisco un attacco deciso poco prima che riguadagni la superficie ; vedo attraverso l’acqua limpida una sagoma argentea che tenta di divincolarsi e subito penso alla Regina degli abissi , la trota Lacustre . Purtroppo ben presto mi accorgo trattarsi di un guizzante agone dalla colorazione metallica che ha aggredito con ferocia il mio Trouter ed è rimasto vittima delle penetranti ancorine . Evito di toccarlo per non asportare le sue delicate squame e lo fotografo tenendo in mano l’artificiale , dopodiché lo libero nel suo ambiente . Sempre pescando dal pontile , rivolgo i lanci un po’ più a destra e più al largo e , dopo il solito e un po’ noioso affondamento , richiamo il minnow con un andamento più lento e jerkate meno nervose : a circa metà percorso avverto l’inconfondibile attacco del persico che questa volta non ne vuole proprio sapere di guadagnare la riva . Non certo per la mole del pesce , decido di allentare la frizione per non rischiare di lacerare la sua fragile bocca che per la tenace trazione potrebbe cedere; procede tutto nel migliore dei modi e così sono pronto ad immortalare il mio quinto persico prima di rilasciarlo . Il lancio successivo è l’esatta fotocopia del precedente ma questa volta l’attacco prelude ad un combattimento più strenue con un persico che da come si comporta dovrebbe essere di taglia interessante ; ma il sogno svanisce ben presto senza avere l’opportunità di vedere il pesce . Queste slamature con i Reali sono purtroppo frequenti e , una volta trovatisi in canna esemplari di mole , bisognerebbe attuare un recupero molto lento e con la frizione aperta per evitare quanto appena successomi . Ho ancora un’oretta di luce ed effettuo i miei lanci verso il fianco sinistro del pontile ispezionando una porzione di lago non ancora sondata ; una serie di cinque lanci con relativi recuperi mi regalano altri due graditi persici reali dai colori sgargianti che ringrazio per il divertimento offertomi e rilascio prontamente dopo le foto di rito . Non voglio di proposito cambiare artificiale e confido che prima della fine della sessione questo possa darmi la soddisfazione che attendo dal mattino ; il progressivo oscuramento dovuto all’avvicinarsi della sera mi fa entrare ufficialmente nella “ zona luccio “ e cerco di sfruttare al massimo gli ultimi lanci perlustrando alla perfezione ogni meandro sommerso che lo spot presenta . Cerco di attuare recuperi più lenti con jerkate robuste che possano attrarre il predatore e far scattare il suo istinto omicida : in questo il minnow Trouter da il meglio di se e lo spremo come un limone per strappare tutto il suo potere attrattivo. Raggiungo l’estremità esterna del pontile per essere in grado di effettuare un lancio verso il largo e deposito il mio minnow proprio nei pressi di una boa alla quale è attraccata una barca ; ho circa trenta metri di recupero utile per indurre un esocide ad attaccare e con i piedi ben piantati sul bordo del pontile inizio un recupero al rallentatore che mi consente di godere di ogni piccolo istante della mia azione di pesca . Le jerkate scandiscono il ritmo del recupero , ora anche i persici reali sono scomparsi e ciò può significare che in zona vi è la presenza di un altro predatore più imponente che considera i percidi una vera e propria leccornia . Il minnow giunge ad una decina di metri da me e decido di fargli compiere una variazione nella sua traiettoria che potrebbe scatenare l’aggressività del luccio se presente in zona : alzo repentinamente la vetta della canna staccando letteralmente dal fondo l’artificiale e dopo una frazione di secondo mi ritrovo con la mia Delsol piegata fino alla schiena . Ferro prontamente e do ufficialmente inizio al combattimento tanto atteso ; l’esocide parte verso il fondale e sono costretto ad agire sulla regolazione della frizione per assecondarne le evoluzioni stando sempre attento a tenere lontano il pesce dalle catene sommerse che ancorano il pontile galleggiante . La prima fase della lotta è sempre caratterizzata da rabbiose fughe in profondità che non permettono di istaurare un rapporto visivo con il pesce e quindi di valutarne le reali dimensioni . Dopo qualche minuto finalmente il luccio guadagna la superficie tanto quanto mi basta per valutare il suo peso attorno ai tre chilogrammi abbondanti e di scorgere il minnow ben saldo tra le sue fauci che lateralmente interessano il terminale XPS che deve dare il meglio di se per non essere reciso dai denti affilatissimi del predatore ; indietreggio sul pontile e porto il pesce vicino ad una scaletta dove potrei tentare la liberatoria “ opercolare “. Ma non ho fatto i conti con il carattere battagliero del pesce che in un ultimo disperato tentativo di fuga si inabissa nuovamente andando a rifugiarsi tra le catene del pontile . Mi trovo ora in una situazione di pericoloso stallo tanto che sembra essersi bloccato tutto e non percepisco più alcuna trazione ; calcolando la direzione della testa del luccio , decido di praticare una trazione opposta e con un po’ di fortuna torno a sentire il pesce in canna che ora viene in superficie in modo definitivo . Scendo gli scalini per raggiungere il livello dell’acqua e con una salda e sicura presa opercolare pongo fine al combattimento . Nel frattempo l’oscurità ha quasi avvolto il paesaggio circostante ed ho solo il tempo di farmi immortalare da un passante con una veloce serie di foto per poi ridonare la libertà al pesce . L’ancora di coda ha fatto presa all’angolo destro della bocca e quella di pancia , nelle concitate fasi del combattimento , si è attaccata nella parte esterna della bocca ; inoltre ho modo ancora una volta di constatare quanto il terminale XPS in fluoro sia un materiale di eccelsa qualità , capace di resistere alla dentatura dell’esocide e alle abrasioni per lo sfregamento con le catene in acciaio del pontile . Ripongo l’attrezzatura e di fatto scrivo la parola fine , per questo 2018 , a questo tipo di spinning “ allround “ dedicato ai vari predatori che popolano le acque del lago Maggiore . Ora mi attende l’apertura della pesca alla trota Lacustre che scatterà il prossimo 20 dicembre . Avrò modo e tempo per parlarne .
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