Tecniche

Razze invernali

Di Saverio Rosa pubblicato il 03/03/11

I mesi invernali sono caratterizzati da una diminuzione della presenza di specie insidiabili. Le temperature delle acque marittime superficiali  oscillano tra i 13 e gli 8 gradi e questo abbassamento fa si che i pesci riducano al minimo le loro funzioni vitali con conseguente diminuzione dell' attività di procacciamento e ricerca del cibo. Il tutto si traduce in una drastica diminuzione del numero di catture da parte del  pescasportivo che, oltre a dover fronteggiare i freddi che accompagnano le battute  tra dicembre e maggio, deve anche fare i conti con dei carnieri decisamente insoddisfacenti.

Se è vero che in questo periodo la presenza dei pesci che generalmente andiamo a pescare, sembra calata notevolmente,è altrettanto vero che i mesi freddi ci permettono di fruttare ''l' elemento riproduzione'' di alcune specie che, proprio in febbraio marzo, tendono ad avvicinarsi alla costa per gli accoppiamenti. Il pescasportivo attento al calendario saprà, di mese in mese, quale appuntamento lo attende e sarà pronto a pianificare uscite volte alla cattura  di pinnuti stagionali.

Il calendario ci informa che febbraio e marzo sono i mesi della razza!

 

Scheda tecnica

La razza è una specie batiale che espleta la sua attività alimentare vicinissima al fondale. Durante mesi invernali, la troviamo su batimetriche anche di 15/20 metri (mar tirreno).E' un pesce cartilagineo che, a differenza di alcuni sui parenti piatti, non dispone di strutture anatomiche particolarmente offensive...pertanto, durante la fase di slamatura, dovremo stare attenti soltanto alle caratteristiche abrasive proprie della pelle di tutto il gruppo dei Selaci. Piccole spine(soprattutto sulla struttura caudale) e un derma estremamente coriaceo e abrasivo, potrebbero creare delle lesioni alle mani del pescatore poco esperto... per ovviare a questo inconveniente, useremo dei guanti oppure porremo un' estrema cautela durante il  maneggiamento del pesce da slamare.

 

Assetto pesca

La pesca volta ala cattura delle razze la si puo' effettuare a scarroccio(in condizioni di assenza o di pochissimo vento) oppure ormeggiati. Sebbene le lenze impiegate siano le stesse, l'azione di pesca, nelle due differenti modalità,presenta alcune differenze. Nelle prossime righe andremo a mettere  a fuoco proprio queste diversità.

Se decideremo di pescare a scarroccio metteremo completamente da parte l'argomento ''pasturazione'' in funzione di una una pesca che si concentrerà per lo più su 2 punti :

-Sulla massima attenzione verso i cimini montati sulle nostre canne in pesca che non dovranno mai essere persi d'occhio

-e sul far si che la barca proceda in modo da permetterci di tenere in mare più canne possibili...senza ovviamente incorrere in spiacevoli intrighi...

Per ottenere ciò  potremo aiutarci legando al nostro natante una secchio vuoto o un ancora galleggiante.

 

Pescando ormeggiati il discorso cambia. Prima di tutto effettueremo l' ormeggio avendo cura di filare in mare molti metri di cima...se ci troviamo su 20 metri di fondo, ne fileremo 100 o più. L' operazione che prevede il gettare molta cima di ancoraggio in mare non è volta al miglioramento della tenuta dell'ancoraggio, ma bensì ha lo scopo di ampliare la nostra zona di pesca. Con 80 metri di cima di eccedenza, durante le sbandieramenti della barca, riusciremo a coprire una fascia di mare piuttosto ampia che ottimizzerà il numero degli strike.

Pescando ormeggiati, potremo utilizzare la pastura. La pastura consisterà di tocchetti di sardina finemente sminuzzati con le forbici da calare sul fondo mediante dei pasturatori a sgancio. Lo sgancio del carico pasturante dovrà avvenire a diversi metri dal fondo così da distribuire la poltiglia attirante in una zona relativamente ampia di mare. Come abbiamo detto qualche riga più in alto,le razze fanno parte dei Selaci...famiglia che comprende anche gli squali. Dai loro parenti più conosciuti hanno ereditato, oltre alle caratteristiche proprie dei pesci cartilaginei, anche un fine olfatto e una voracità che gioca ovviamente a nostro favore. Razze in zona, verranno attirate sotto la nostra barca e, una volta li, cominceranno e cibarsi incessantemente e con foga, fino all' incontro del boccone che cela il nostro amo.

 

Lenza e piombature

Per le razze utilizzeremo dei bollentini a 2 ami con braccioli estremamente lunghi.

La struttura della nostra lenza sarà così fatta: su un trave dello 0,40 andremo a montare 2  braccioli da circa 130 cm ciascuno dello 0,37 fluorocarbonio. La scelta del fluoorocarbon è dettata non dalle caratteristiche di poca visibilità che sono proprie di questi monofili, ma piuttosto dalla durezza che li contraddistingue. Le razze presentano una doppia fila di denti che, seppure non ci obbligano ad impiegare cavetti di acciaio, ci devono comunque far preferire un filo piuttosto duro per scongiurare ogni pericolo di rottura durante le fasi di combattimento.

Se il bracciolo sarà lungo 130cm, la distanza tra tecnosfera(oppure girella di congiunzione bracciolo-trave) e tecnosfera successiva, non dovrà essere inferiore di 170 cm...questo per far si che l'amo in pesca, si possa trovare al massimo a 40cm di distanza dalla tecnosfera( o girella) a lui più vicina... Un amo in pesca distante da girelle e attacchi, è molto più catturante rispetto ad un amo che non presenta tale lontananza...soprattutto quando si parla di pesci che, anatomicamente, hanno la bocca disposta in posizione ventrale.

Il bollentino a 2 ami, ovviamente, sarà del tipo con ''amo pescatore'' e cioè con uno dei due braccioli completamente appoggiato sul fondo.

Gli ami che andremo a montare dovranno essere degli ami robusti e tondeggianti...ottimi la serie TUBERTINI SSW del numero 1 o 1/0.

Piomberemo il nostro bolentino in un modo piuttosto insolito...e cioè utilizzando non uno ma ben 2 piombi. Il primo sarà di grammatura maggiore(100 grammi) e lo metteremo nel punto dove generalmente si va a posizionare la piombatura del bollentino, e il secondo, di grammatura inferiore(30-40grammi), lo andremo a fissare in corrispondenza della girella che unisce il terminale alla lenza madre del mulinello. Questa piombatura ci permetterà di far si che entrambi i braccioli stiano il più possibile adagiati sul fondo.

  

Innesco

Un consiglio utile è quello di pasturare utilizzando delle sardine congelate e scongelate finemente sminuzzate, ma di innescare i nostri ami con delle acciughe possibilmente fresche.

L'acciuga risulterà notevolmente più appetitosa al palato delle razze così da fare in modo che venga preferita alle sardine impiegate per la pasturazione.

Un innesco vincente prevede che l'acciuga venga aperta, le venga asportata la lisca centrale,la testa e ,il filetto ottenuto, venga rivoltato. Rivoltando il filetto esporremo la parte più ''succulenta'' dell' acciuga verso l' esterno, mentre il nostro amo, verrà avvolto dalla parte più squamosa e meno odorosa.

Alcuni giri di filo elastico (molto sottile) fisseranno ad arte il tutto rendendo il boccone resistente e appetitoso.   


FacebookTwitterGoogle+Invia per email

Collabora


Ti potrebbero interessare anche: