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Roberto Ripamonti: un commento dopo la sua lettera in Senato

Di redazione pubblicato il 05/06/21

Un Commento. Andando oltre le centinaia di lettere di consenso che questo intervento ha ottenuto anche grazie ad oltre 35 mila visualizzazioni sui social, vi sono stati pesanti attacchi alla mia persona che trovo quanto meno frutto di una scadente cultura ed educazione. Sono stato infatti accusato di essere un menzognero, di avere interessi personali nella vicenda, di non avere diritto di parlare in quanto non biologo o ittiologo. Ma, anche di essere un "sarcofago imbiancato”, di essere parte della generazione che ha provveduto a distruggere le nostre acque con le immissioni negli anni 89-90..Aparte il fatto che ho iniziato a dedicarmi alla divulgazione su Pescare alla fine degli anni ’80 vorrei ricordare che la mia generazione di angelo è quella che ha definitivamente consacrato i cat & release, ha portato il carpfishing, il ledgering, lo spinning moderno, la pesca all’inglese e sopratutto, ha portato davanti ai media e alla politica le reali problematiche delle nostre acque. Con la mia generazione la pesca sportiva italiana ha fatto il salto di qualità…non dimentichiamolo. Qualcuno ha scritto che propendo per le immissioni a tappeto di qualsiasi materiale perorando anche la causa dei laghetti a pagamento. Sono Idiozie. Personalmente non mi sono mai sostituito a chi svolge la professione di ittiologo, ho grande rispetto per questi studiosi e pertanto scrivermi che non devo parlare perché non ho studi al proposito è una posizione degna di un imbecille. Non ho mai pensato di potermi sostituire ad essi. Posso invece parlare liberamente e senza tema di essere smentito della mia esperienza personale, ovvero di chi frequenta da 55 anni i fiumi ed i mari di tutto il mondo ed ha visto cosa è accaduto alle nostre acque e vede cosa fanno all’estero. Le mie, sono opinioni di un libero cittadino e le esprimo in pieno diritto senza per questo doverle motivare davanti a attacchi maleducati e spesso vuoti di contenuti poiché non conoscono ciò che sostengo da decenni. Questo tipo di opposizioni e critiche è tipico della sottocultura del web che scrive ed interviene senza avere reale conoscenza dei percorsi delle persone. Studiare il passato per conoscere il futuro è un dogma che certa gente, ammesso che sappia cosa significa “dogma”, non riesce a comprendere. Nel web vale la regola "uno vale uno" (anche se uno dei due è un cretino) ma poiché sono un sarcofago imbiancato con migliaia di pubblicazioni, non accetto un confronto alla pari se non con qualcuno che abbia realmente maturato una esperienza pluridecennale ed abbia realmente partecipato a tutte le battaglie che si sono tenute in questi anni a favore della tutela delle nostre acque. Vorrei ricordare le lotte contro il bracconaggio industriale dei lipoveni (con relative minacce personali), delle decine di conferenze su questo tema? Vogliamo parlare del sostegno attraverso le mie collaborazioni (Pescare Carpfishing, Pescare, www.carpfishing.it, Tuttocarpa) sul tema delle "flying carp"? Vogliamo parlare delle sedute in Commissione Agricoltura per modificare e rendere efficaci le leggi contro il bracconaggio? Vogliamo parlare delle denunce prese dalle Cooperative Pescatori professionisti di Varese o di Corbara per aver cercato di difendere le nostre acque? Oppure nella stesura della nuova legge quadro per la pesca sportiva o le riunioni con la commissione mare della Fiops? Scrissi addirittura un testo intero testo di legge sulla pesca insieme a Gianluca Milillo e Riccardo Galigani... Quindi prima di parlare e sparare sentenze quantomeno ci si prepari perché a differenza di altri personaggi non ho mai percepito nulla; spesso nemmeno il rimborso spese per spostarmi, nei mie giorni liberi, chiamato a tenere conferenze, incontri et.etc.. C'è chi invece è stato addirittura a libro paga....oppure beneficia di finanziamenti sotto forma di trasmissioni televisive pagate e relativa pubblicità. Vivo di uno splendido lavoro e non ho bisogno di scendere a compromessi con nessuno nella pesca sportiva; questo gli amici di Fipsas e Fiops lo sanno bene. Collaboro volentieri con loro perché, sopratutto la prima potrebbe essere veramente la casa dei pescatori italiani. Torniamo alla ragione del contendere per chiarire e poi non tornerò più sulla materia che ora è nella mani della federazione. Personalmente sono totalmente d'accordo sulla necessità di preservare tutte quelle acque che ad oggi risultino in qualche modo recuperabili o intatte. E' sacrosanto quindi il voler difendere biodiversità pertanto, immissioni sconsiderate a maggior ragione di materiale non altamente selezionato, non sono accettabili. Lo sostengo da molti anni. Altroché trote spinnate, quelle sono un obbrobrio di cui faccio molto volentieri a meno. Ma, esistono varie scale qualitative delle nostre acque e scendendo verso valle si cominciano ad incontrare aree in cui è evidente che molto è cambiato non solo in termini di specie presenti ma di ambiente naturale. Dighe, prelievi, centraline elettriche, inquinamento, scarichi abusivi, concimi e diserbanti. Non ultima, la presenza del cormorano che ha devastato intere aree svuotandole. Ma pensiamo alle dighe; a valle delle stesse esistevano ghiareti ora questi, sono ricoperti da strati di melma. Ci vivevano le lasche, le trote i temoli, i barbi ed ora? Dove sono finiti i temoli del Ticino che Mario Albertarelli decantava ne “La pesca con i Campioni”? Ma dove sono finiti le spiagette sul PO dove nel 1966 mio nonno mi portava a pescare albrorelle? Colpa delle immissioni…non mi pare. Esistono tratti di fiumi in cui l'esistenza di riserve ha permesso di rivitalizzare valli e aree altrimenti depresse o prive di reali attrattive turistiche. Grazie ad alcune riserve non sono state costruite centraline elettriche (Gorreto-Val Trebbia ad esempio). Grazie ad alcune riserve il controllo effettuato e la presenza di pescatori funge da deterrente al bracconaggio, agli scarichi abusivi. Un lavoro certosino di appassionati che fanno vivere piccole realtà economiche sebbene poi una escavazione a monte in pochi minuti distrugge il lavoro di anni coprendolo con una mare di fango. (Aveto pochi giorni fa ad esempio). Esiste e NON si può trascurare, una economia che si basa anche sulla presenza di riserve di pesca! Non tutte son uguali ma si sposano con quelle che sono le necessità e le richieste del territorio. Inutile pensare di imporre regole nel nome della presunta modernità quando impera ancora il concetto de “lo fiume meo”. In certe zone la presenza di zone "pronto pesca" accontenta richieste direttamente delle comunità locali ed è questo lo scotto, davvero lieve da pagare, per poi costruire aree flyfishing, spinning e cath and release che, quelle si, attirano gente da tutto il Paese e funfgono a serbatoio naturale per gran parte del fiume. Su 50-60 km di corso d’acqua il Trebbia è interessato da immissioni per 3 km a Gorreto e poi a valle….meno del 10% dell’intero bacino. Prendiamo l'esempio del Tail Water Tevere a Sansepolcro. Un luogo magnifico, gestito perfettamente dove si sfrutati in maniera intelligente l'acqua proveniente dalla soprastante diga che crea per circa 6 km (mi pare) un corso da salmondi dove vi abita anche il temolo (immesso) così come splendide trote fario (immesse). Non è questo un ottimo sistema per valorizzare una zona? Sono state organizzate manifestazioni di valore mondiale che hanno portato, grazie alla pesca a mosca, gente dagli USA e Australia eppure sotto la diga di Montedoglio prima delle immissioni e la creazione della zona no kill non c’erano certamente trote né centinaia di appassionati ogni anni a rompere alberghi, B&B e ristoranti. Gli appassionati ci partono da lontano per passare qualche giorno li. Chi scrive ed i mie amici siamo tra questi. Vogliamo parlare del Carcoforo, paesino della comunità Walser di ben 72 abitanti dove l'immissione di trote fario (e qualche malaugurata irideona) ha portato una ventata di turismo, di indotto, di lavoro. Cosa c'era prima se non qualche passeggiata? Chi nega queste situazioni non conosce la realtà piscatoria italiana che ancora oggi è ancorata a stereotipi certamente vecchi ma che solo il tempo può cambiare. Da noi esiste ancora la pesca della trota con esche naturali che è aberrante per chi pesca con tecniche moderne (spinning o mosca) ma è culturalmente presente ancora in ampie fasce degli appassionati. Cha facciamo gli impediamo di andare a pescare? E a che titolo? In tantissime acque da salmondi le esche naturali sono devastanti se unite alle moderne tele-regolabili ed è chiaro che la presenza di pesce di immissione in qualche modo tutela le specie più pregiate. Certe tecniche e certi attrezzi andrebbero chiaramente proibiti mediante un accordo tra le aziende del settore. Possibilità che accada? Poche direi. In Italia esiste ancora il mito dell'apertura alla trota che qualche anno fa definii chiaramente come una inutile e barbarica mattanza. Inutile pensare di risolvere tutto con un decreto strappato di nascosto; serve un radicale cambio di mentalità che richiede tempo e voglia di portarlo avanti. Chiaramente le nostre acque hanno subito immissioni sconsiderate e folli spesso per scopi agonistici ed è chiaro che questa forma di attività dovrà radicalmente essere rivista ma, domandiamoci perché tantissimi fanno gare e spesso vivono per le gare di pesca? Gardon, breme, carassi sono finiti nelle nostre acque per le gare perché immessi e non perché portati dal vento; lo sappiamo benissimo e queste specie spesso hanno soppiantato quelle presenti. Il Turano che mi vedeva fare gare da bambino negli anni '70 non è nemmeno lontano parente di quello che è adesso, privo di alborella, lasca, triotto e con pchi cavedani. Chiaramente la colpa è anche delle immissioni, non si discute. Ma come mai anche il Mincio a Peschiera è cambiato radicalmente? Ci andavo verso la fine degli anni '60 ed era un fiume di alborelle, barbi, cavedani, triotti. Ora ci troviamo scardole e qualche cavedano. L'erba dei fondali è sparita e il fiume è diventato un grande canale privo di attrattiva se non fosse per la bellezza dell'acqua che scorre. Colpa delle immissioni? Ne dubito. Non entro nel merito del siluro perché esiste nelle nostre acque da oltre 50anni e la sua diffusione è inarrestabile. Negli anni 90 non era presente nel Centro Sud (Tevere) adesso è straripante e non servono a nulla le operazioni di eradicazione che costano soldi e basta (e questo mi pare sia stato ampiamente quanto inutilmente dimostrato). Ovviamente la sua diffusione va fermata con tutti i mezzi laddove sia possibile. Oppure laddove impossibile, va sfruttato perché in quelle stesse acque, guarda caso le più degradate, adesso abbiamo il lucioperca e l’aspio a farla da padrone. Queste sono le acque che possono creare interesse da parte dei pescatori stranieri e lo dimostra ampiamente il fatto che da 25 anni esistono i famigerati Weller Camp dove accedono solo i tedeschi e pochi altro, dove si pesca il siluro e dove spesso vi è totale evasione fiscale perché gestite da tedeschi. Fanno affari a casa nostra sotto i nostri occhi. Che il siluro vada contenuto, ammesso che sia possibile e questo lo sappiamo bene tutti. Una gestione oculata delle nostre acque ad esempio permetterebbe un turismo regolamentato e perché no, la fine delle reti nelle acque interne convertendo i pescatori professionisti in guide di pesca. L'ottimo Tonino Pandolfi del Turano si è sempre detto disponibile a questa svolta a patto di essere aiutato a compierla. Proibire d'improvviso le immissioni non è il modo giusto per cambiare la pesca sportiva italiana nè , salvaguardare (fatte le giuste eccezioni di acque che richiedono questi interventi) la biodiversità. Ben altri sono i problemi. Li ho citati più volte e vengono prima delle immissioni perché sono strutturali. Alcuni, mi portano l'esempio della trota marmorata ed i bellissimi progetti che ne sono scaturiti. Tanta gente ci lavora sopra e le immissioni sconsiderate possono danneggiare gli stock ricostruiti. Ovvio, scontato che si debba procedere con particolare attenzione. Ma questo esempi è limitativo! La marmorata non esiste a sud del fiume Po per cui questo discorso non tiene conto che esistono acque da salmondi fino in Sicilia e Calabria passando per Abruzzo, Molise e Campania dove appassionati dedicano da anni il loro tempo a preservare e costruire aree per la pesca e non semplici e bieche “acque pronto pesca" (sebbene come detto spesso materia di scambio per avere tratti di fiume da gestire). Mi si porta l'esempio del Fibreno nel frusinate. Luogo meraviglioso. una piccola perla da proteggere e non si discute anche per la presenza del ceppo di macrostigma. Ci portammo i Presidente dell’IGFA proprio per l’orgoglio di avere acque di quel tipo. Ma in Abruzzo c’è il Tirino, altrettanto unico e spettacolare. Ci sono stato e non ci ho visto un pesce ma in compenso immondizia, copertoni etc. Questi sono i problemi strutturali da risolvere non le immissioni. Il Fibreno è un piccolo fiume e non si può generalizzare visto che a pochi chilometri scorre l'Aniene dove la gente pesca con il bigattino e porta via trotelle da 15 cm e la stessa riserva NoKill è predata da locali nel cuore della notte. Le immissioni di trote (fario) destinato ad essere pescate velocemente, proteggono gli stock ittici naturali presenti. Non son parole mie ma di chi vive la riserva e l'ha costituita. MI fermo qui perché la materia esula e divento prolisso e sono un cittadino e non devo difendere certamente le mie opinioni contro qualche tastierista frustrato. Fipsas sta lavorando in concerto con esponenti politici legati alla pesca sportiva per incontrare il Ministero delle Politiche agricole, le Regioni (sotto cui ricade la pesca sportiva) e quello che veniva chiamato Ministero dell'Ambiente ed ora è la Transizione Ecologica… Ciò che si chiede è gradualità, dialogo e non scontro ideologico sordo. Per prendere decisioni così drastiche si deve parlare anche con la pesca sportiva e chi la rappresenta altrimenti è muro contro muro inutile. Esattamente il senso del messaggio chi ho fatto leggere in Senato.
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