Tecniche

Fly fishing in mare dal Kayak!

Di Stefano Lucacchini pubblicato il 26/07/12

 

 SALTWATER FLYFISHING IN KAYAK               

 Da qualche anno anche in Italia possiamo vedere alcuni “temerari” che affrontano le salmastre acque dei nostri mari con queste imbarcazioni costruite e progettate allo scopo di agevolare in tutto e per tutto le varie azioni di pesca. Vi sono diversi vantaggi nel dedicarsi a questa disciplina emergente, in primo luogo poter accedere con facilità a quegli spot non raggiungibili normalmente da riva, ed a volte nemmeno dalla barca, quindi poter concentrare l’azione di pesca in zone poco frequentate e battute dai pescatori e questo naturalmente è un grande vantaggio,  i pesci meno infastiditi potrebbero essere molto più collaborativi e magari farsi trarre in inganno con più facilità dalle nostre imitazioni. Il prezzo è senza ombra di dubbio  un motivo di interesse, infatti la fascia di prezzo parte da circa 500 euro per il modello base, fino ad arrivare a circa  2000 per il top della gamma, cifra irrisoria se immaginiamo i prezzi di una piccola imbarcazione che ci possa permettere di avvicinarci in tutta sicurezza alla pesca i mare , senza considerare che un piccolo natante nella maggior parte  dei casi necessita di un posto barca, che naturalmente ha un costo, ha bisogno di una maggiore manutenzione,è ingombrante e quindi dobbiamo disporre di spazi idonei dove alloggiarlo, nella maggior parte dei casi di un carrello per trasportarlo, di un’autovettura dotata di gancio di traino, insomma di innumerevoli costi accessori di cui il kayak non necessita, infatti lo possiamo trasportare tranquillamente  sul portapacchi della nostra autovettura e autonomamente uscire in mare da qualsiasi spiaggia o piccolo approdo. Sintetizzando un oggetto di poco ingombro che non richiede manutenzione,ha un costo accessibile, e ci consente un’elevata autonomia, sia nel trasporto che nell’uscita in mare.   Analizzati ora i molteplici vantaggi che ci spingono ad avvicinarci  a questa disciplina vediamo nel dettaglio un kayak da pesca.

IL KAYAK

 Un buon kayak da pesca è costruito in polietilene, materiale resistentissimo ed indistruttibile, anche se in commercio ne possiamo trovare alcuni gonfiabili, di pochissimo ingombro e di facile rimessaggio, ma un  imbarcazione rigida si adatta meglio ad affrontare il mare soprattutto per una questione di sicurezza, infatti i cosiddetti kayak rigidi sono inaffondabili e autosvuotanti.

Le lunghezze partono dai 2,20 metri circa fino ad un massimo di 4,80 metri circa, maggior lunghezza vuol dire maggior galleggiabilità, maggiore stabilità e velocità.,  ogni modello è dotato di scheda tecnica  sulla quale vi sono oltre a tutte le caratteristiche tecniche anche il  peso sopportabile, cioè ogni imbarcazione dà il massimo delle prestazioni e della sicurezza se il peso del pescatore è compreso nel range di peso previsto dal costruttore. Questo è molto importante, ci permetterà di avere una canoa che sia indicata alla nostra struttura fisica,  concedendoci maggiore galleggiabilità stabilità e facilitandoci sia nell’azione di pagaia che in quella di pesca. Dopo aver considerato le varie tipologie di scafo veniamo adesso ad adattarli alle nostre esigenze di pesca, di confort e sicurezza. Ci sono innumerevoli accessori di cui possiamo fornire il nostro scafo, per quanto riguarda la pesca possiamo personalizzarlo per la pesca alla traina, allo spinning al bolentino, alla mosca ed addirittura abbinarci un salpapalamiti, questo a conferma delle svariate possibilità che questo attrezzo può darci in fase di pesca. Possiamo dotarlo di ecoscandaglio, gps, insomma tutte le apparecchiature elettroniche per farlo diventare una vera e propria piccola imbarcazione da pesca. Nello specifico della mia disciplina cioè la pesca a mosca possiamo far montare sul nostro scafo dei portacanne specifici che ci permetteranno di avere a disposizione nella nostra battuta di pesca più di una canna. Per il confort possiamo dotarlo di sedile in cordura imbottito, di cuscini gonfiabili che renderanno più confortevoli i nostri spostamenti, di pagaie più o meno leggere e performanti, possiamo adattare o far montare dalla casa costruttrice un kit   che ci permetterà di spostarci pedalando, tramite delle pinne studiate osservando il nuoto dei pinguini, e quindi  similari a quelle di questi Sfeniscidi, con poco sforzo si ottiene una buona andatura e per cambiare direzione useremo un piccolo  timone applicato sulla poppa dell’imbarcazione, tutto ciò ci renderà ancora più semplice l’azione di pesca, infatti non dovendo pagaiare potremmo tentare alcuni lanci anche durante le fasi di spostamento. Vi sono inoltre fra i vari accessori degli stabilizzatori laterali da poter applicare facilmente al kayak, che evitando il rollio vi permetteranno di potervi sentire ancora più sicuri , ed in condizioni favorevoli anche di alzarvi il piedi ed effettuare lanci da questa posizione, cosa.tuttavia, che sconsiglio vivamente, una piccola ondina procurata da un imbarcazione di passaggio, un movimento fatto male, ed eccoci in acqua, magari per un bagno fuori stagione,quindi evitiamo inutili virtuosismi e usiamo il nostro mezzo in maniera classica, cioè comodamente seduti. Per quanto riguarda la sicurezza, la cosa più importante e direi obbligatoria per le nostre uscite è il giubbotto salvagente, un accessorio da indossare in ogni nostra uscita. Se intendiamo effettuare uscite anche in notturna possiamo dotarlo  di luci di via in modo da poter essere individuati da eventuali altri imbarcazioni ad evitare possibili incidenti. Vi sono inoltre due accessori a parer mio molto utili, la “barra Ozone magic”, un accessorio da applicare alle barre portatutto della vostra autovettura,  un’aiuto importante nella fase di carico, infatti la barre scorre e fuoriesce lateralmente permettendovi di poggiare la prua del vostro kayak e conseguentemente farlo scorrere per poi sistemarlo al centro del portapacchi, da soli con poco dispendio di energia sarete in grado di affrontare questa faticosa operazione, questo soprattutto per le imbarcazioni di maggiore lunghezza e quindi anche di maggior peso, considerate comunque che un kayak come quello da me usato in questo servizio il “Samblas Predator Pesca” prodotto dalla ditta Ozone di Treviso pesa solamente 25 kg pur essendo lungo 4,42 m e largo 76 cm, inoltre per il trasportarlo in tutta comodità fino all’acqua consiglio il carrello tipo il “Canyon 260” sempre della ditta Ozone con ruote larghe da spiaggia. Varie cime, un ancorotto ed un ancora galleggiante saranno utili accessori soprattutto per rimanere in pesca su mangianze. Ora prima di entrare in acqua con il kayak controlliamo di avere tutta l’attrezzatura necessaria per la nostra battuta di pesca, vediamo che varie scatole che contengono accessori di utilità e streamer siano nell’apposito alloggiamento ben assicurate dall’apposita rete elastica,  che le canne siano ben inserite negli appositi portacanne ed al limite collegatele a quest’ultimo con una piccola cima. Ad evitare di poter accidentalmente perdere il nostro unico ausilio per gli spostamenti, dotiamo la pagaia di una piccola cima elastica fissata all’imbarcazione, di lunghezza tale che non ci ostacoli nell’azione di voga. Adesso tutto è a posto e la nostra battuta di pesca può iniziare.

 

 

 ATTREZZATURA

 Per quanto riguarda le canne per questa tipologia di pesca consiglio delle canne specifiche da Saltwater con anelli e ghiere in materiali che non risentono dell’azione corrosiva dell’acqua salata, le misure ideali sono delle nove piedi per coda 8-9 ,  anche per i mulinelli consiglio di puntare su prodotti specifici per la pesca in mare dotati di ampie bobine capaci di contenere una buona quantità di baking utile nel caso si aggancino grosse prede. Per quanto riguarda le code distingueremo fra quelle da superficie e quelle affondanti. Per le code di superficie consiglio delle WF con belly molto pronunciato in grado di permetterci con tutta facilità di lanciare voluminose esce anche a ragguardevoli distanza, senza stancarci troppo nella doppia trazione, una normale wf specifica da black-bass potrebbe andare bene , anche se ci sono prodotti specifici saltwater, come le Bermuda triangle taper della linea Royal Wulff, studiate appositamente per la pesca in acque salmastre, ed importate e distribuite da Alpi Flyfishing .

Per le affondanti  consiglio le Rio Deep Sea Fly Line ad affondamento super rapido con anima interna in Powerflex, una coda che facilita molto nell’azione di lancio, tanto che viene definita “la coda che si lancia da sola”, altra caratteristica che ci renderà le fasi di montaggio sul mulinello più semplici e rapide , il fatto di avere asole precostruite su entrambe le estremità, in alternativa sempre della Rio la Outbound Custom shooting taper , composta da una running line di 36,6 m ed una parte affondante di 11 metri. Caratteristica molto interessante è che la parte finale , cioè quella sinking può essere tagliata, adattando così la coda all’azione della nostra canna. Inoltre possiamo scegliere tre gradi di affondamento, T8, T11 e T14. Anche questi prodotti vengono distribuiti da Alpi Fly Fishing. Come finale utilizzeremo un semplice finale a nodi composto da uno spezzone di circa 80 centimetri di monofilo dello 0,50 e 30 centimetri ello 0,40 a cui applicheremo il tippet di dimensioni adeguate alle prede che andremo ad insidiare, consiglio comunque per il tippet di usare del fluorocarbon, con maggiore tenuta e molto meno visibile. Se andremo ad insidiare delle prede con dentature che potrebbero facilmente rompere il tippet, aggiungeremo a quest’ultimo uno spezzone di cavetto di acciaio di dimensioni proporzionate fissandolo asola con asola, in alternativa vi sono sul mercato dei cavetti di ultima generazione molto morbidi che ci danno la possibilità di eseguire nodi come in normale monofilo di nylon. Per quanto riguarda gli artificiali dovremmo scrivere pagine su pagine ne elencherò solamente alcuni e poi in dettaglio vedremo quelli da me usati in questa battuta di pesca. Per la superficie useremo dei popper di diverse dimensioni, delle crease fly, wiggle tail gurgler,mylar popper ed altre imitazioni di piccoli pesci che stazionano in superficie, al di sotto della superficie useremo dei cluser, dei gummy minnow , EP och, wiggle tail Eel, imitazioni di gamberetto e granchio oltre a quelle di piccole acciughe o pesce foraggio in varie colorazioni e materiali. Passiamo adesso a parlare di alcuni accessori importanti per la nostra battuta di pesca, come scatole varie stagne ove riporre i vari artificiali e materiali di utilità, come forbici, pinze per slamare, bobine di filo ecc.. Per contenere i nostri documenti , indispensabili nel caso di un controllo della guardia costiera, ma anche per cellulare  o VHF utili per poter comunicare in caso di necessità e anche per gli altri possibili apparati elettronici, vi sono dei contenitori stagni prodotti dalla ditta Aquapac ed importati dalla ditta Brava di Genova in cui riporli evitando che si danneggino . Ultimo ma di grande importanza è il boca grip che ci consentirà di salpare con facilità e in sicurezza, le nostre prede.

 

 

FLY FISHING KAYAK

 Il kayak fishing ha trovato grande consenso fra tutti quei pescatori che già frequentavano le acque salmastre ed hanno visto in questa imbarcazione un modo economico e pratico per dedicarsi alla loro passione, parlo di coloro che praticavano traina, bolentino, palamito,  ma purtroppo non dotati di un mezzo proprio, erano costretti nella maggior parte dei casi ad essere ospiti sulla barca di un amico o al limite noleggiarne una per potersi  dedicare alla propria passione. In seguito si sono avvicinati gli appassionati di spinning in mare e chi già praticava la pesca a mosca in queste acque, comprendendo i vantaggi di questo pratico mezzo che consentiva di poter pescare su spot altrimenti irraggiungibili da riva. Nella mia disciplina, purtroppo ci sono ancora parecchie perplessità sulla pesca in saltwater, e non parlo di quei “puristi” che sostengono che la pesca a mosca si possa praticare solamente con la mosca secca, disdegnando e ripudiando ninfe e streamer, ma di tutti coloro che abituati a torrenti e fiumi, si spaventano di fronte alla vastità del mare, è a costoro che vorrei rivolgermi, cercando di fargli capire che con l’esperienza, con l’ausilio di amici che praticano già questa tecnica, ma anche informandosi o leggendo, possono ridurre ciò che a prima vista può sembrare infinito ad un ambiente familiare come la corrente di un torrente o una lunga lama di un fiume dove ben sanno oramai dove trote e temoli stazionino.  Anche per il mare è la medesima cosa, non lanceremo a casaccio sperando in possibile cattura ,ma cercheremo di concentrare le nostre uscite di pesca su spot ben specifici, ma andiamo a vedere in dettaglio quali possono essere le zone calde. Abbiamo fino ad ora capito che non si può uscire in mare, fermarci in un punto a caso e cominciare a lanciare, ma bisogna battere tutte quelle zone dove solitamente stazionano i  predatori, e per capirlo dobbiamo cercare di comprendere quali possano essere tali zone. Dobbiamo pensare come una spigola od un grosso serra affamato, chiederci dove andrebbe a cacciare per procacciarsi un lauto pasto, ricordiamoci che tutti gli organismi, noi compresi sottostiamo ad una legge economica che impone di scegliere l’opzione che consenta il maggior guadagno con il minor dispendio energetico, quindi dovremo cercare le nostre prede dove c’è abbondanza di cibo, e sia facile per esse sferrare un attacco con esito positivo. Queste situazioni favorevoli per i predatori le possiamo trovare, in diversi luoghi, come: qualsiasi uscita a mare di acqua dolce, nei pressi di piccoli porti o approdi turistici, nelle vicinanze di scogliere, siano esse naturali o create dagli uomini, ed anche nelle vicinanze delle soffolte, rialzamenti subacquei in pietra, cemento o sacchi di sabbia, studiate per riportare sabbia in quei luoghi dove l’erosione  precedentemente ne aveva portata via, insomma tutti i luoghi dove si possa trovare abbondanza di pesce foraggio saranno quelli dove lanciare le nostre esche. La cosa cambia nel caso avessimo intenzione di insidiare pesci pelagici, come piccoli tunnidi, o lampughe, che difficilmente si avvicinano a riva, in quel caso saremmo costretti a seguire altri segnali, per cercare delle mangianze, nostri alleati in questo caso saranno i gabbiani che difficilmente si faranno sfuggire alici, sarde o altri pesciolini che i predatori avranno costretto in superficie. Se abbiamo la fortuna di trovare a portata di pagaia simili condizioni, dovremmo avvicinarci con cautela, cercando di far il minor rumore possibile,  mettere a mare l’ancora galleggiante legandola alla parte centrale del kayak in modo  da scarrocciare di bordo e non di prua, riporre la pagaia in modo tale da non perderla, posizionarsi nella parte centrale dello scafo, sedersi paralleli all’asse longitudinale di quest’ultimo con le gambe nell’acqua, a questo punto prenderemo la canna dall’apposito portacanne ed inizieremo a lanciare il nostro streamer nei pressi della mangianza, solitamente, in queste condizioni , l’attacco è quasi immediato. Infatti il pesce preso dalla frenesia alimentare attaccherà qualsiasi cosa che possa somigliare ad un piccolo pesce che gli passi vicino, sfortunatamente non è facile imbattersi in tali circostanze, ma battendo assiduamente le acque marine, vedrete che prima o poi vi capiterà. Le immagini che vedete in questo servizio sono state fatte durante un uscita nei pressi di uno sbocco a mare di un piccolo fiume,  la giornata ci ha regalato grandi soddisfazioni, oltre a numerosi sgombri catturati per lo più con coda affondante e piccoli streamer ad imitazione di piccole acciughe, anche una bella spigola  che stava cacciando piccoli cefali, dopo alcuni lanci ha abboccato ad un artificiale di superficie in maniera da farci concludere degnamente la nostra battuta di pesca.  

 

 

CONCLUSIONI

Vorrei concludere con alcuni suggerimenti, uno di questi è quello di informarsi prima di effettuare un uscita di pesca presso la Capitaneria di Porto della zona chiedendo informazioni sulla distanza massima consentita per i kayak, infatti non esistendo una vera e propria normativa che regoli queste imbarcazioni, è bene informarsi e chiedere ad evitare spiacevoli ammonizioni o ammende da parte degli organi di controllo.  Interpretando la legge l’unica inquadratura possibile è tra i mezzi a remi “similari” per esempio i pattini, quindi se vogliamo essere perfettamente in regola dobbiamo sottostare alle normative che regolano  queste tipologie di natanti, per ora il kayak in alto mare, come possiamo vedere su filmati o riviste specializzate , sono ancora  un sogno per noi Italiani, non solo per la tipologia di prede o per le loro dimensioni, ma soprattutto per il fatto che non possiamo spingerci fino a tali distanze, credo comunque che lo sviluppo ed il diffondersi di questa disciplina faccia si che qualcuno si accorga di noi ed ascolti le nostre voci ma soprattutto ci dia la possibilità di pescare, naturalmente con tutte le dotazioni, come tutte le altre tipologie di imbarcazioni.

Per maggiori informazioni sul costo di queste imbarcazioni potete rivolgervi alla Ditta Ozone di Treviso, distributori dei marchi Hobie Kayaks, Fell Free e rivenditori di Wilderness System, RTM, Ocean Kayak, inoltre produttori del marchio Sanblass, il kayak usato per questo servizio, la ditta in questione si trova  a Quinto di Treviso (TV) e potete contattarli telefonando al numero 0422 479273, inviare un fax al 0422 470376 o visitare il sito internet  www.ozonekayak.com.

 

 

 


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