Racconti

sangue blu

Di sergio farina pubblicato il 22/12/17

Il cane mi abbaia contro in modo insistente. Sembra aggressivo, incurante degli oltre 100 Kg che ci separano, è un Jack Russel o qualcosa di simile, e forse non si rende conto fino in fondo della palese differenza di stazza;  la grossa catena alla quale è legato sembra sproporzionata, o forse no, d’altronde per incutere timore non serve essere grossi e muscolosi ma solo pensare di esserlo. Dall’altra parte della stretta stradina bianca e ghiaiosa il gatto ci guarda con distacco. Il suo silenzio cozza prepotente con il baccano del collega di cortile. Ha lo sguardo annoiato e indifferente, un po’ aristocratico se vogliamo. È steso in una larga zona d’ombra e l’espressione è quella che solo i gatti d’estate sanno avere. Accenna un moto d’interesse quando scarichiamo i porta nassa, forse l’odore pungente da pesce riesce a catturare la sua attenzione, ma è solo un attimo. Anche noi puzziamo un po’ da pesce e dire che siamo sudati fradici è un eufemismo. Il padrone di casa ci viene incontro con un largo sorriso cordiale, è un omone grande e grosso ma, a prima vista, incute molto meno timore del cane. Fa finta di non vedere come siamo ridotti, “il cliente ha sempre ragione” si dice, anche se puzza di muco e pastura. La moglie esce subito dopo da una porta dell’ampio salone adiacente, deve essere l’ingresso della cucina, almeno a giudicare dall’invitante odore di sugo che la segue come un costoso profumo di marca. Ha gli occhi piccoli, incastonati in una faccia larga che trasmette simpatia e sicurezza, la bocca è carnosa e le braccia forti, spero sia la cuoca e sicuramente lo è, se dovessi scegliere l’aspetto di una cuoca ideale vorrei fosse questo. Sul grembiule immacolato spicca qualche piccola macchia lasciata da quella che probabilmente sarà la nostra cena. La figlia ci accompagna in camera tenendosi a debita distanza, guardando i miei due compagni di avventura lo farei pure  io. La doccia ci riporta fra gli umani, veniamo da una levataccia alle 4 di mattino condita da oltre 300 Km di autostrada, poi quasi dieci ore di pesca non stop e un numero imprecisato di grosse principesse verdi dagli occhi rossi, il bello è che domani si replica. La cena è semplice e genuina, esaltata dalla bontà degli ingredienti che provengono dalle stalle, dall’orto e dal frutteto dell’agriturismo, una forte impronta casalinga che ci riporta a sapori ed aromi antichi. Se dovessi dare un voto agli spaghetti sarebbe un dieci, una cottura perfetta al millesimo di secondo che nemmeno un computer avrebbe potuto regolare così, segue un pollo alla brace come non ne mangiavo da anni, doveva essere parente di quelli che ho visto razzolare intorno al caseggiato. Quello che mi stronca sono le grappe ghiacciate, vanno giù come acqua poi, una volta giù, tagliano le gambe. In camera per pisciare devo sedermi, non ricordavo di avere così tanti water in bagno. Ora si dorme per recuperare, domani si ricomincia e per certi pesci bisogna essere al top di forma e attenzione. I Due Laghi del Moresco  sono incassati come gioielli nell’omonima valle marchigiana, due perle azzurro topazio a pochi Km dal mare. L’acqua è profonda, limpida e la superficie, nei cambi di luce, è infranta dalle cacciate dei numerosi predatori presenti. Nel sottosponda, se ci si avvicina senza fare troppo rumore, sono perfettamente visibili le grosse sagome scure che gironzolano pigre fra i numerosi erbai e i rami strappati dai temporali ai legnosi proprietari. E’ un ambiente fiabesco, aristocratico se vogliamo, abitato dalla più alta concentrazione di principesse in verde di cui ho memoria, un lago incantato che sembra uscito direttamente dalla penna di Hans Christian Andersen dove cavedani, carpe, storioni, lucci a bass non sono altro che i cortigiani e comprimari di una corte di rara bellezza ed eleganza. Poche le postazioni, ricavate su un perimetro che racchiude circa 4 ettari di acqua e al cui centro una piccola isola sembra il trono di re e regine dalle labbra arancio. Il resto lo fa una gestione attenta e flessibile, tarata sulla stagionalità e i ritmi biologici dei pesci. Per il resto c’è ben poco da raccontare, se non la difficoltà per chi pesca a feeder di evitare di farsi rapire dalla bellezza del posto dimenticando che le tinche, seppur presenti in modo massiccio, vanno pescate e pescate bene, assecondandone gli umori, i capricci e le esigenze in termini di pastura ed esche, con pesci che passano repentinamente dalla frenesia più totale ad un’altrettanto totale apatia che alle volte, specie con il caldo, può protrarsi per ore. Se l’approccio è corretto, se l’attenzione è sufficiente, se si riesce a piazzare il method sempre nella stessa mattonella, fra erbai alti e rigogliosi, le catture non mancano. Proprio il method costituisce l’approccio più redditizio. La montatura è semplice, un piccolo flat mould di peso compreso fra i 30 e i 45 gr. per trasportare sul fondo un mix che deve privilegiare i sapori dolci e speziati e le sfumature cromatiche del rosso. Terminale corti come si conviene in acqua ferma, in sottile trecciato per aumentare la naturalità della presentazione; piccoli ami barbless di misura compresa fra il 10 e il 12 ad innescare microboilies, band’um ed altre esche dure di diametro esiguo, sempre con una predilezione per il colore rosso e relative varianti. Mulinelli dalla frizione impeccabile di taglia 3000/4000 montati su feeder rod da 11’-12’ completano un approccio che deve privilegiare la sensibilità sulla visualizzazione della mangiata e la rapidità nella risposta alla potenza del complesso.  La taglia media è molto elevata, intorno al chilo e trecento, con qualche punta vicino o superiore ai due chili; la difesa in un primo momento è solo di peso, anche per la grande profondità, ma nel sottosponda si anima mettendo spesso a dura prova la montatura, e vedere la sagoma verde che si dibatte già a un paio di metri dalla superficie è una goduria pari solo al momento in cui la si vede scodare uscendo dalla testa del guadino. Sono pesci dalla livrea spettacolare, dalla bocca carnosa e sensuale che consiglia, anzi obbliga, all’uso di un amo barbless e alla rinuncia, per quanto possibile, alle lunghe detenzioni in nassa. Per il resto ampio spazio al  materiale fish-friendly, materassino compreso e, quando le catture saranno copiose e continue, prendetevi comunque tempo e spazio per godere del paesaggio, della sempre presenta brezza marina che spira da est e di una tavolozza di colori fra cielo, colline, rive ed acqua le cui sfumature riempiranno i vostri ricordi per molti giorni a venire. Non sono sicuro che i nobili di varia estrazione abbiamo davvero il sangue blu, di certo queste principesse hanno la livrea verde smeraldo, labbra carnose e piccoli occhi sinceri che trasmettono simpatia e sicurezza, proprio come la cuoca… se dovessi scegliere l’aspetto di un pesce ideale vorrei fosse così.


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