Tecniche

Serra e Lecce con il vivo 2° parte di 2

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 13/11/09

Vivo è meglio!

La differenza tra esca viva e morta sta numeri di attacchi ricevuti dalle ultime due stagioni; oltre 20 su esca viva, una cinque su esca morta. Quest’ultima è stata spesso usata in situazioni di piena emergenza ovvero quando nessuna esca viva era disponibile e non vi era nemmeno tempo per provare a procurarle per cui siamo stati costretti a ricorrere a pesci surgelati innescati preventivamente. Lecce e serra amano l’attacco di esca viva e su questo, in pochi sono in disaccordo. Noto però una notevole differenza di opinioni laddove si entra nella parte più profonda del discorso ovvero, su quale sia la migliore delle esche vive che possiamo usare. Sostanzialmente dobbiamo indirizzare le nostre attenzioni su quattro specie che sembrano essere nelle grazie della maggioranza dei trainasti ovvero il cefalo, la leccia stella, il sugarello e l’aguglia. In situazioni di particolare disponibilità hanno funzionato anche le occhiate, mormore e le boghe  che hanno una limitata resistenza ma rappresentano una buona alternativa.

Le tecniche di innesco differenziano poco tra di loro  tengono solo conto della forma dell’aguglia rispetto a quella degli altri pesci.

E’ importante avere coscienza  sulla necessità che l’intero terminale sia bilanciato rispetto alle dimensioni dell’esca, che gli ami non risultino essere troppo pesanti e che non si ledano mai parti vitali durante la preparazione (innesco). Uno dei primi trucchi al proposito è quello di mettere l’amo a prendere entrambe le labbra del pesce chiudendole così come, il secondo amo deve essere inserito nella zona di coda nei pressi del foro anale laddove non ci sono che parti di grasso e assenza di muscolatura. Con un innesco fatto correttamente un cefalo, può trainare  anche per diverse ore purché la velocità non superi mai 2 nodi e controllando di tanto in tanto che l’esca non tenda a roteare. Quella dell’esca che gira su sé stessa  è l’unico vero problema da risolvere in sede di preparazione dei terminali. Il cefalo vince per resistenza e forza laddove l’aguglia è assai debole sia da mantenere nella vasca del vivo sia sulla tripla sequenza di ami. Il sugarello e la leccia stella si pongono invece a metà sia come capacità adescanti che come resistenza. Personalmente queste ultime non sono esche tra le preferite poiché, prima di ogni cosa, vanno pescate e non sempre rispondono alle nostre piccole traine. I cefali invece possono essere trattenuti per qualche giorno in apposite vasche scaturite da bacinelle coperte da una rete metallica (mai in reti o nasse) e non subiscono danni mentre questa procedura è impensabile per gli altri ed in particolare per le aguglie che sono incredibilmente delicate. Quanto alle misure minime delle esche, direi:

- 30 cm aguglia

- 15 per la stella

- 15 per il sugarello

- 20 cm per i cefali, (ma senza paura nell’innescare un pesce da 800 grammi)

Esche di queste misure minime,  garantiscono un minimo di selettività, resistenza e tenuta ed evitano che serra d a1 kg o piccole leccie attacchino.

 

 

Rig.

Premetto che non uso mai ancorette perché non garantiscono una tenuta migliore dell’amo singolo e per poter eventualmente liberare la preda limitando le ferite e dil tempo di slamatura.

Nella scelta dei rig e delle presentazioni dell’esca dobbiamo fare alcune distinzioni poiché tutto è solo funzione della presenza e della aggressività dei nostri avversari.. Se il nostro obbiettivo è infatti generico ovvero desideriamo avere azione e combattimenti senza distinzione tra le grandi amia e i serra dovremo agire su terminali e inneschi senza essere selettivi mentre, se vogliamo le grandi lecce, non dobbiamo avere esitazioni e puntare a qualche cosa di ultra selettivo. Ma andiamo per ordine.

La base di partenza sta nella scelta dell’amo che deve essere assolutamente affidabile e di elevata qualità e leggerezza. In questa pesca uso cambiare finale dopo ogni cattura per avere la certezza della qualità della punta ed in questi ultimi anni, dopo aver avuto l’opportunità di pescare con grandi esperti, ho anche modificato i criteri di scelta delle misure degli ami. Qualche anno fa, su queste stesse pagine parlavo di ami del 3/0 per inneschi medi e del 5/0 oppure 6/0 per inneschi di grandi esche.  Credo che avendo inserito nel palmares delle possibili esche sia necessario fare altre suddivisioni per cui la tabella che propongo mi sembra la via più sintetica:

-          Lecce stella – Sugarelli  da 2 a 1/0

-          Aguglie da 1- 2

-          Cefali (in funzione delle misure) da 1/0 a 6/0

Può essere utile fare anche una piccola distinzione sui differenti stili d’attacco dei due predatori.

La leccia è infatti dotata di piccoli denti e come tutti i predatori con questo apparato, non attacca mai l’esca dalla coda ma, sempre dalla testa. L’impossibilità a tranciare la vittima fa si che questa  in uno spasmo possa aprire la pinna dorsale causando ferite incredibili o mortali. Per il serra è differente perché l’attacco è di coda ed atto a tranciare di netto. Da qui scaturiscono due differenti modi di pescare qualora si voglia essere selettivi oppure si cerchi l ‘attacco di entrambi. Avremo quindi finali in acciaio per la pesca generica oppure in nailon o fluorocarbon, per quella selettiva alle leccie. I finali in  acciaio sono chiaramente più complessi da costruire per la ragione che la lavorazione di un cavetto richiede alcune precauzioni. Molti dei 7 strand in circolazione non mi convincono mentre  i vecchi termosaldabili da 30 e 40 libbre oppure con materiali basati sul carbonio sembrano vere le giuste caratteristiche. Con i terminali in nailon. si  pesca selettivamente la leccia amia montando un singolo amo collegato ad uno spezzone  di fluorocarbon da almeno 060mm salendo a 070mm se vogliamo avere qualche possibilità anche sul serra malcapitato che dopo averci addentato l’esca riesce anche a mettersi l’unico amo presente, in bocca. Si tratta di un approccio molto sportivo e difficile poiché, si possono vedere mediamente molti  inseguimenti in più ma, con un rateo di ferrate proporzionalmente minore…. sebbene la taglia spesso sia quella che conta realmente! D’altra parte stiamo cercando una grossa leccia per cui i “piccoli” li lasciamo agli altri appassionati!

 

Tipi di montatura.

Allego alcune piccole sequenze di finali che personalmente utilizzo e che ho preparato per le diverse esche. Sono soluzioni semplici che preparo a casa e non in barca perché in taluni casi richiedono l’uso di fiamma per scaldare alcune parti e rifinire la nostra “arma letale”.

 

Foto A. Il primo dei terminali è quello selettivo per la leccia in cui scelgo un monofluoro carbon 060 mm con cui non lego l’amo ma, creo un semplice cappio che chiudo con una manicotto  doppio

in acciaio. Rifinisco quindi con una capocchia di spillo fatta sul fluorocarbon mediante un accendino per aggiungere ulteriore sicurezza. L’amo è singolo per un innesco di testa dell’esca.

 

Foto B. Un finale triplo per aguglie basato su acciaio e piccoli ami. L’amo di testa contiene anche circa 10 cm di filo di rame leggerissimo con cui legare il becco senza causare danni. E’ una soluzione che ho adottato quest’anno con buoni risultati per cui ve la propongo senza esitare.

 

Foto C. Un finale dedicato ad esche di grande taglia quali cefali da almeno 500 grammi con i quali non si va per il sottile perché la loro vitalità è elevata. L’amo di testa è bloccato con qualche giro di elastico o di power gum oppure, anche se sto finendo di provare questa soluzione, con filo di rame sottile che limiti solo lo scivolamento dello stesso. In questo caso avremo una montatura molto pulita e lineare che fino ad oggi, non ha creato problemi. Ovviamente, usando un Allbright di connessione avremo il corto finale d’acciaio che si unisce perfettamente al finale in fluorocarbon senza ulteriore paccottiglia stile girelle.

 

Tecnica di pesca

La traina con il vivo è assai semplice e consiste nel piazzare le nostre due canne distanti tra di loro ed iniziare un lentissimo girovagare nelle aree che hanno prodotto qualche cattura. In linea di massima è abbastanza inutile avere entrambe le esce a galla oppure sul fondo per cui, visto che la velocità con cui ci spostiamo è minima, possiamo sondare  tutti gli strati d’acqua mettendo un vivo a galla ed il secondo, agganciato ad un bel terminale con piombo guardiano da 300- 500 grammi.

Le due esche,separate in profondità e distanza, difficilmente entreranno in collisione anche nelle virate più strette.

Tutta l’azione di pesca è fatta di ricerca di segnali visivi  ed anche da parte delle nostre esche. Salti, schiumate, scie di bolle oppure, semplicemente, improvvisi scarti della nostra esca segnalano la presenza o l’imminenza dell’attacco da parte del predatore. Talvolta la cima della canna subirà delle flessioni veloci sotto la spinta dell’esca che accelera o, addirittura, salta fuori dall’acqua. E’ il momento critico perché si torna all’inizio di questo articolo quando parlavamo di differenti stili d’attacco e pertanto, dovremo adeguarci alla situazione aprendo la frizion, gestendo la canna a mano oppure, ferrando con decisione. Se di ferrata si tratta, questa dovrà essere effettuata in modo potente e profondo affinché gli ami penetrino con decisione. Decisa se usiamo la treccia con finale in nailon, molto decisa o raddoppiata se usiamo tutto nailon.

Nervi saldi e sangue freddo…anche se poi non sempre è così ed il cuore si mette a battere all’impazzata. Poi, quando la bella preda è a portata di mano si opta possibilmente per il guadino e si evita il raffio (se non assolutamente necessario) e magari, dopo un paio di scatti ricordo, si rilascia la splendida preda con tanti saluti.


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