Itinerari Estero

Pesca in Slovenia, un sogno realizzato

Di Luigi Colucci pubblicato il 31/08/11

Era da un anno ormai che attendevo di fare questo viaggio oltreconfine, esattamente dal giorno della mia laurea cioè dall’istante in cui, Chiara la mia compagna da sempre, mi rifilò tra le mani una busta con dentro prenotazione e permessi di pesca per una settimana intera presso il Plaznik Turizem di Ljubno in Slovenia.
Avendo avuto un anno a disposizione per preparare il viaggio ho cercato nel mio club qualcuno con cui condividere la nuova avventura, e in tutta franchezza, non ho dovuto supplicare nessuno anzi appena mostrata la meta e il costo, Matteo Del Percio e Antonio Centrella non si sono fatti pregare.
Partenza da Avellino alle dieci di sera e arrivo in tutta tranquillità a Ljubno alle dieci del mattino seguente. Dodici ore di viaggio sembrano tante ma alternandosi alla guida e avendo qualcuno con cui fare due chiacchiere volano via in tutta tranquillità.
Franc e Anica, i proprietari dell’agriturismo ci danno il ben venuto e ci mettono subito a nostro agio. Un occhio alle camere molto semplici e spartane con un bel terrazzo dove mettere ad asciugare waders, guadini, scarponi e quant’altro ma anche dove riposare qualche ora sulle sdraio.
Anica perla benissimo l’inglese e si informa subito sugli orari in cui vogliamo cenare e fare colazione. Franc invece pur non conoscendo la lingua si fa capire benissimo.

Il primo giorno decidiamo di prendercela con comodo, di visitare il piccolo paesino, controllare le cartine con le zone dove andare a pesca, scegliere la meta per il giorno dopo, costruire due mosche in più che non fanno male e riposare per bene dopo la nottata insonne trascorsa alla guida.
Al mattino colazione abbondante dove assaggiamo subito un prodotto tipico, una specie di panna di jogurt fatta dai vicini di casa e che Anica va appositamente a prendere per gli ospiti del Plaznik. Insieme a due uova fritte e tanti salumi locali c’è davvero di che abbuffarsi. Prima di andare Anica ci informa che volendo nel costo del permesso di pesca è ammasso il prelievo di due iridee a testa superiori ai 30-40 cm oppure di un temolo superiore ai 50cm. La cosa non ci ha interessato molto ma resta comunque un’informazione utile per chi volesse approfittare e Anica sottolinea il fatto che lei è molto brava in cucina...
Si parte alle nove con la pesca a ninfa nel tratto no-kill dell’area n.3 e cioè il più comodo in quanto è a pochi passi dal Plaznik. Appena affacciati dal ponte dei geranei di Ljubno notiamo subito diverse trote in caccia e due bei temoli che superano sicuramente i 40cm…Gnam gnam!Quella postazione è mia! Scendiamo e ci disponiamo a circa cento metri l’uno dall’altro onde evitare di disturbarci a vicenda, comunicando con delle radiotrasmittenti che ci permettono di consigliarci in tempo reale su ninfe, terminali e peso delle testine.
Durante questa prima giornata il tratto sotto il ponte per i primi cento metri a salire si rivela una fregatura, tanto da indurmi a pensare che, a parte i due temoli che ho visto sotto il ponte, non ce ne siano altri…verrò smentito alcuni giorni dopo…
Mentre io arranco con qualche trotina qua e la i ragazzi a monte si divertono con le trote vere, una dietro l’atra in un paio di ore si perde il conto, ma tutte non superiori ai 40 cm (mica male direte voi, in Italia è cosa rara ma qui il fiume nasconde gioiellini di tutt’altra mole).
Raggiungo e supero Antonio e mi dirigo altri cento metri più su verso Matteo, che nel frattempo vista la schiusa sta facendo mattanze di trotelle a secca. D’un tratto sotto un ramo a centro corrente noto una sagoma chiara…”cappero che trotone!” pensai incredulo, così smontata la nifina su amo n.14 che avevo su e ne misi una del n.12 non solo più pesante ma soprattutto in pelino più visibile con i polarizzati in modo da poterla seguire a vista in corrente. Primo lancio, passo a dieci centimetri dalla trota che scarta, l’afferra e…iniziano le danze! Nella foga di prenderla ho cambiato la mosca, ma non il terminale che è rimasto un 0,14mm e, pur essendo un buon filo, è pur sempre uno 0,14mm. Nella convinzione di aver fatto una cavolata a non sostituire il filo mi vedo già sconfitto quando il pesciaccio in questione dopo due testate non forza più di tanto! Tira sì, ma di peso e non di coda e la cosa mi delude parecchio quando dopo qualche istante ce l’ho a guadino. Abituato alle mediterranee selvatiche dei miei appennini dove con lo 0,14mm una trota da 50cm ti da il tempo di pregare l’intero calendario di frate indovino prima di tirarla fuori, questa 65cm mi rammenta che se paghiamo 50 euro al giorno di tesserino un motivo ci sarà!
Fatta la foto all’iridea la giornata prosegue con tante altre catture e di iridee over 60cm ne prenderemo altre sino a smettere di fotografarle quando arriviamo nei pressi del Ribiskjy Dom, un piccolo bar-ristorante, sede dell’associazione dei pescatori locali, non chè allevamento ittico delle famose trote che avevamo appena pescato (vedi foto Ribiskjy).
Qui si fa sosta pranzo, rilassati sul laghetto e assaggiando il piatto tipico ovvero, trota iridea freschissima con contorno di patatine fritte e insalata locale con fagioli, cipolle e cavoli…Roba da leccarsi i baffi, tant’è che lo consiglio vivamente a tutti coloro andranno a visitare la zona. Con circa 8 euro a menù compresa una birra da mezzo litro e una gran bella ragazza a servirvi…cosa volere di più?
La prima giornata è stata buona tutto sommato ma decido sin da subito che la mia preda nei giorni a seguire sarà il temolo, possibilmente da 50cm! Quando sparo, sparo alto…
La sera a tavola Anica ci prepara sempre cose tipiche e semplici, di quando in quando una zuppa di farro, della carne di maiale ai ferri, insalate di pomodori e cipolle dell’orto, il gulash sloveno e le salcipcjc se così si scrive (le nostre salsicce ma di tutt’altro gusto e consistenza).

Nei giorni a seguire facciamo la zona 2 dall’allevamento a salire, la zona 2 inuna gola fantastica nei pressi di un piccolo centro abitato di nome Strugge, poi ancora la zona 1 dal campeggio del paese di Luce a salire e ancora la zona 2 sotto il paesino di Luce dove, finalmente al quarto giorno riesco ad incontrare il mio bel temolo che bolla al “coup de soir”.
Nei giorni addietro ho appreso che la schiusa qui è scarsa, concentrata nella mattinata sino alle 11,30 e la sera dalle 19.00 alle 20.00 con effimerine marroni minuscole e qualche tricottero sparuto. Così metto su una moschina costruita la sera prima con il corpo marrone e le ali rigorosamente in CDC fucsia (stesso modello con CDC di altri colori non hanno funzionato un cappero) e finalmente il primo temolo over 40cm arriva nel buoi spiaggiato davanti ai miei piedi…Eureca! Ma niente foto decente a causa del buio pesto.
Le sere al Plaznik non sono mai noiose, quando l’agriturismo è pieno come lo abbiamo trovato noi, c’è sempre da confrontarsi con gli altri pescatori, le loro catture, le mosche da costruire, i tratti più pescosi e poi ci sono le feste. Già le feste, perché al Plaznik vi potrebbe capitare di festeggiare il compleanno di un certo Radenko, un ragazzo del luogo conosciuto appunto la sera del suo compleanno dove c’è tutto il paese e si mangia e si beve sino all’alba…soprattutto si beve!Non vi mostrerò le compromettenti foto scattate nell’ubriachezza molesta dei festeggiamenti, lascio il tutto alla vostra fantasia ma con un consiglio: se vi dovesse capitare di visitare il luogo in questione e di far festa, occhio alle donne!Bevono più degli uomini e reggono più degli stessi…mostruosamente di più!
Il penultimo giorno ci rechiamo nella zona 3 dove avevamo iniziato la nostra avventura ma dal ponte dei geranei a scendere giù verso la zona industriale e finalmente la miriade di trotelle che la mattina prendevamo a ninfa inizia a fare spazio a tenti bei temoli, alcuni enormi che resteranno nei nostri ricordi per essersi slamati immancabilmente a portata di guadino e altri altrettanto belli che però non hanno raggiunto, anche se di poco, i 50cm da me ambiti.
Il primo a perdere il pezzo grosso come al solito sono io, ed immancabilmente comunico ad Antonio e a Matteo la ninfa giusta, la lunghezza del terminale il tipo di passata da fare…e loro da bravi allievi prendono immediatamente più pesce di me! Antonio finalmente dopo tanti giorni di ricerca riesce ad imbeccare il primo bel temolo, la paga per tante tribolazioni.
Poi è la volta di Matteo che però slama clamorosamente i più grossi e deve accontentarsi questa volta di tirar su solo temoli medio piccoli e qualche bella trota rustica.
L’ultimo giorno orami stanco, decido di dedicarmi completamente alla secca ad iniziare dalla mattina presto, al diavolo la macchina fotografica, il reportage, al diavolo tutto! Ho una scatola piena di moschine tra emergenti e spent del n.18 e del n.20 che in Italia difficilmente userò nei fiumi in cui pesco perciò vado deciso sotto il ponte dei geranei a spaccare il muso a quel temolo presuntuoso che in una settimana intera non si è fatto prendere da nessuno.
Arrivo alle 9.00 sotto il ponte e come il primo giorno i ragazzi si dispongono ad un centinaio di metri da me. Ma questa volta come detto non si pesca a ninfa ma a secca. Lancio dopo lancio e con il pesce che bolla insistentemente metto su un’emergente tutta in pelo di lepre di colore grigio su amo del n.16, terminale da 4,5m ben ingrassato in modo da poterne seguire i movimenti quando la mosca non è più visibile nel riverbero del riflesso solare. Lancio e…strike! Trotazza! Rilancio e…temolo, altro lancio altra trota, poi temolo, ancora temolo e infine lui!Quel furbetto che dall’alto del ponte sembrava enorme, che pinnava con spavalderia e non bollava mai su nessuna mosca eccolo che addenta l’emergente e inizia a tirare dietro ad un masso a centro corrente. Lotta di turno, preghiera a ogni santi affinchè non si slami ed eccolo a guadino. Niente foto per questo pesce che si è guadagnato un poster intero nella mia mente pur non essendo un gigante come dal ponte poteva sembrare. Quella mattina sono rimasto un paio di ore sotto al ponte prendendo un pesce ogni 1-2 lanci e rispondendo alla ricetrasmittente dei ragazzi che continuando a risalire il fiume mi chiedevano perché non li raggiungessi. Alla fine spostandomi di dieci metri a salire dal ponte ho incontrato temoli grossi come poche volte ne ho visti nella mia vita, li ho agganciati e li ho anche slamati, tra bollate delicatissime e scodate violente. Quel tratto di fiume che il primo giorno mi aveva profondamente deluso pescando a ninfa, mi aveva regalato la più bella giornata di pesca come da tempo non ne ricordavo. Dalla mattina sino al tramonto sono rimasto in venti metri di fiume senza mai annoiarmi e senza un solo istante privo di bollate o di pesci da insidiare.
Le inesistenti schiuse dei giorni prima in quel tratto hanno dato vita a danze continue di Baetis e Serratelle e alla sera anche di Riacophile e Hydropsyche facendo ribollire tutto il tratto.
E’ stato l’ultimo giorno quello in cui mi sono definitivamente innamorato del Savinja…

Questa terra in una settimana mi ha diviso l’anima in più parti, all’inizio l’avere a che fare con un paese neo-nato che non molto tempo fa ha visto la guerra e la sofferenza, percorrendo strade dove si incontrano case diroccate e gente poverissima, sino ad arrivare in paesini come Ljubno che assomigliano ad una piccola Svizzera. L’odore acre dei campi concimati di fresco e l’enorme quantitativo di vespe presenti lungo tutto il fiume che ti fanno vivere con un pasticca di cortisone sempre in tasca. Le simpatiche onnipresenti zanzare con cui condividevo la camera. E poi i sapori forti e aggressivi dei cibi di una volta, quelli che i supermercati hanno annientato da anni con prodotti sempre più standardizzati da chi decide al posto nostro di cosa debbono sapere gli alimenti e ci impone i propri gusti unificando i nostri. I primi giorni posso dire in tutta franchezza che pur essendo io stesso un ragazzo di campagna, è stata dura abituarsi a tante differenze, ma dopo la dura scorza iniziale quest’angolo di Slovania mi ha lasciato senz’altro con un’esperienza in più che difficilmente dimenticherò.

Un po’ di tecnica

Abbiamo affrontato quest’avventura in Slovenia con due approcci diversi: pesca a ninfa e pesca a mosca secca. Per la prima abbiamo pescato in high-stick sia a salire che a discendere il fiume con una sola ninfa senza ardiglione e montandola o di punta (ninfa su amo n.12 o 14 con testina in tungsteno da 4mm o da 2,5.) oppure su bracciolo (ninfa su amo 14 con testina da2,5 in tungsteno) con in punta un piombino da 1g. Il peso del piombo viene aumentato o diminuito in base alla corrente e alla profondità. Finali dello 0.14mm allo 0,16mm, inutile scendere al di sotto di tali taglie, si rischierebbe solo di lasciare tante mosche in bocca ai temoli. Canne da 9,6 –10 piedi di lunghezza ad azione mediamente morbide con code 3-4.

I modelli delle ninfe sono di pura fantasia, fatti con colori sgargianti, in filo di rame di vari colori e con collarini in pavone  (in foto le mie creazioni).
Per ulteriori info sulla tecnica in questione vi rimando all’articolo in archivio sull’High-Stick. http://www.pescareonline.it/blog/p/pescare_a_ninfa_the_high_sticking.htm

Per la secca ognuno di noi ha utilizzato terminali e canne di lunghezze diverse, ma in linea di massima tanto per dare un’indicazione, canne da7,6 a8,6 piedi con code 2-3 e massimo 4 e terminali conici se possibile non inferiori ai 4mt hanno dato ottimi risultati nel portarsi a tiro del pesce in maniera silenziosa e posando la mosca senza dragare. Finali dello 0,12mm, 0,14mm.


Per i modelli delle secche si parla di mosche piccole costruite su ami dal n.16 al n.20
Pochi giri di pelo o di filo, ali in poly yarn per le spent e in cervo o CDC per le i modelli spinner. Nessun ala e praticamente niente di visibile per le emergenti (vedi foto).

NOTA: a quanto ci è stato riferito dai pescatori locali, noi abbiamo frequentato il fiume in una situazione di regime idrico scarso, come si verifica solo a fine estate, pertanto la tecnica, l’attrezzatura e soprattutto le mosche usate, siano esse ninfe o secche, fanno riferimento a tali condizioni fluviali. Resta a cura di chi vuol visitare il luogo in questione il modo in cui disporre di tali “consigli”.

Viabilità, pernottamento e costi.

Indicazioni stradali per Ljubno ob Savinji: da Trieste la E61 sino a Lubjana, mantenere la sinistra in direzione Maribor e seguire sulla E57 sino all’uscita di Sempeter Savinji Dolinji, andate a sinistra e seguite la statale sino a Mozirje, qui alla rotonda seguite la seconda a sinistra e dopo circa 15km siete a Ljubno.
Ricordatevi di fare il ticket autostradale prima di entrare in Slovenia, ci sono molti controlli. Il prezzo del ticket è di 15 euro per 7 giorni e ha validità dal giorno in cui lo fate quindi se rimanete in Slovenia ad esempio da domenica a domenica dovete comprare 2 ticket in quanto sono 8 giorni.
E’ possibile fare permessi di pesca giornalieri da 50 euro, oppure da tre giorni al costo di 130 euro.

Al Plaznik con offerta mezza pensione (colazione e cena) abbiamo speso 34 euro al giorno bevande escluse.

Per ulteriori info www.plaznik.si oppure jamnik.franc@siol.net

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=JlwYnODTj14

 

 

 

 


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