Itinerari Estero

Sognando l'Austria... a spinning

Di Roberto Granata pubblicato il 30/10/10

Ogni volta che ci torno, o quando programmo il periodo nel quale ci tornerò, conto letteralmente i giorni che mi separano dal fatidico appuntamento. Ogni volta che torno a casa, invece, quel pizzico di “nostalgia canaglia” mi assale, specie quando sono costretto (vuoi per il tempo limitato, vuoi per il tipo di ambiente) a bagnare i miei artificiali in acque che, purtroppo, nulla hanno a che vedere con quelle splendide ed incontaminate che scorrono aldilà del confine con la nostra spesso bistrattata Italia. Sto parlando, naturalmente, delle acque che scorrono in Carinzia (regione nel Sud dell’Austria confinante con l’Italia), gestite dalla famiglia Gargantini (www.trophyclub.it) che ogni estate, sia pure per pochi giorni, mi vedono insidiare trote e salmerini fantastici ma che, a parte la mia “mania piscatoria” di pochi giorni, offrono comunque un’incredibile varietà di ambienti e di specie ittiche, in acque praticamente incontaminate. Diverse volte ne abbiamo parlato, anche in questa sede, ma vale sempre la pena, una volta tanto, di tornare sull’argomento, perché il tenore della vacanza, delle possibilità piscatorie e del trattamento della famiglia Gargantini non si discute, ma soprattutto perché le strategie ed i consigli vari derivati dalle esperienze “austriache” tornano buoni, eccome, anche per molti ambienti nostrani che, giocoforza, ci vedono bagnare gli artificiali per buona parte dell’anno. Vediamo quindi una serie di accorgimenti per tentare di ingannare qualche splendido fario o qualche combattiva iridea (a proposito, nelle acque del Gargantini vi sono soggetti davvero “da brivido” di ambo le specie) con la tecnica dello spinning.

ROTANTI O  MINNOWS?
Nonostante si possano ottenere buoni risultati con entrambi gli artificiali, ed esistono giornate o situazioni dove non si riscontrano praticamente differenze di resa, ve ne sono invece altre dove il “prendere qualcosa” oppure il “prendere decisamente di più e divertirsi” è legato all’uso dell’una o dell’altra esca che, ricordiamo, sono quasi agli antipodi nello scatenare le reazioni dei predatori. Occorre però distinguere quando la differenza è dovuta prettamente al comportamento dei salmonidi oppure al tipo di ambiente (spesso le due cose interagiscono tra di loro), od ancora al meteo ed altro.
Ecco quindi una serie di considerazioni in proposito.
-    In situazioni con corrente piuttosto veloce e pescando a risalire, il rotante è quasi d’obbligo, per le ovvie difficoltà di mantenere in pesca il minnow. Tuttavia, prima di dare forfait riguardo all’uso di quest’ultimo, qualche recupero, magari con tipologie diverse di minnows, ci può dare un’idea dell’effettiva (o meno) impossibilità d’uso. A volte ci creiamo preconcetti che vengono poi smentiti durante la pesca vera e propria.
-    A volte basterebbe invece girarsi e pescare a scendere invece che a risalire, avendo così la possibilità di continuare a pescare con l’artificiale che sta rendendo così bene. Troppe volte, secondo me, i “sacri canoni” della pesca ci hanno imposto regole che, a ben guardare, non sempre sono vantaggiose. Il discorso è molto lungo ma, in linea di massima, grossi vantaggi nel pescare a risalire si hanno soltanto quando non esiste possibilità alcuna di mimetizzarsi a dovere.
-    In torrente è più facile trovare condizioni che ci “impongono” di risalire, mentre in risorgive od altri ambienti, quasi sempre possiamo pescare, con evidente maggior profitto, a scendere.
-    Con la fario è spesso meglio non sbagliare niente nei nostri primissimi tentativi. Dopo pochi recuperi infruttuosi la regina tende ad insospettirsi senz’altro più che l’iridea, che invece è più “caparbia e cattiva” ed, ammesso di fare le cose per bene, non manca di rispondere con un feroce attacco anche dopo numerosi tentativi, purché si riesca a farla incavolare a dovere.
-    Una resa superiore dei minnows sembra emergere con un leggero aumento di livello. Detta situazione è già positiva di per sé, a prescindere dall’artificiale usato, ma lo diventa spesso ancora di più usando, appunto, un artificiale che provoca prevalentemente lo stimolo della fame in quanto, nel frangente in questione, tutta la fauna ittica e le varie forme di vita presenti nelle acque sono “in subbuglio”. Crescono quindi esponenzialmente la possibilità di predazione, e risulta quindi più logico e redditizio usare un artificiale che stimoli tale istinto. Ma c’è dell’altro . . .
-    Gli aumenti di livello (finché le acque rimangono pescabili, s’intende) sono, nella stragrande maggioranza dei casi, frutto di precipitazioni e, quindi, sinonimo di bassa pressione ed elevato tasso di umidità, condizioni che migliorano ancora di più l’esito delle nostre pescate. Unico piccolo neo; la durata di questi propizi aumenti di livello, sia che le acque ritornino come prima o viceversa diventino marroni ed impescabili, è spesso limitata. Per cui . . . cogliamo l’attimo.


NON DIMENTICHIAMO NIENTE
Partire per una vacanza così bella come quella che possiamo trascorrere in Carinzia all’insegna della pesca e scordarci a casa qualcosa di indispensabile sarebbe davvero seccante. Per lo spinning, tecnica da me praticata, servono almeno due canne, una 7 piedi da trota ed una 8 piedi circa più pesante, tipo da luccio. A parte le cose ovvie, tipo mulinelli, artificiali, ecc., da non scordare sono gli occhiali polarizzanti, stivali lunghi o waders, guadino, pinze per slamare i pesci e . . . quant’altro ci sembra utile. Meglio avere in macchina qualcosa che poi non si usa che ritrovarci a pescare male o perdere pesci senza poter fare niente. Non mi resta che consigliarvi ancora una vacanza all’AKTIV HOTEL GARGANTINI (nelle cui acque possiamo praticare tutti i generi di pesca e meta anche di numerosi cercatori di funghi), per l’ottimo trattamento, l’ambiente familiare, ma soprattutto per . . . pesci da sogno.


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