Tecniche

Predatori di mare... con la gomma!

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 22/12/09

Era da tempo che volevo cominciare a frequentare le foci dei fiumi sicuro, come ero, che fossero degli ambienti adatti al mort maniè una tecnica straordinaria a cui dedico molte ore di pesca. Il problema principale era però quello di trovare la giusta combinazione di tempo libero, voglia di rischiare nuove vie e soprattutto, di lasciare la certezza delle catture di lucioperca per un qualche cosa di sconosciuto. Per una serie di coincidenze si erano create le situazioni per tentare questo nuovo assalto subito all'indomani di una battuta di pesca alla spigola che aveva avuto esiti non positivi, usando esche delicate come i siliconi. Di buon mattino.....le 1130 circa (ma perché alzarsi presto?) avevo quindi deciso di prendere qualche bigattino, la mia fidata canna da maniè e lo stretto necessario per fare qualche lancio in quelle zone che la notte prima avevano decretato il nostro fallimento. L'idea era quella di pescare il perca e qualche cavedano per trascorrere poche ore di sole in barca e verificare se alcuni dei posti molto vicini a casa, erano davvero validi per predatori con l'esca morta. La cosa buona era che le aree di pesca distano dalla foce non più di 2-3 km per cui vi era una certa curiosità nel vedere che cosa sarebbe successo. Catturate le alborelle necessarie per qualche ora di pesca, mi ero quindi mosso verso un ampio curvone del fiume in cui la corrente incrementava la sua velocità scavando pareti verticali. La profondità cambiava da 4 metri fino ad un culmine di circa 6 creando una vasta buca certamente buona per provare qualche lancio e tentare la sorte. Innescata l'alborella con una montatura su chevrotine da 10 grammi ho quindi tentato il primo lancio tanto per sondare il fondale. Dal primo saltello, la presenza di qualche pietra lasciava intendere un luogo adatto a nascondere un perca in attesa di una vittima ed infatti, un colpo secco e la mia ferrata immediata, mi avevano messo in contatto con un qualche cosa che portava via filo con furibonde testate. Una buona preda certamente ma, che preda? Se si trattava di un perca doveva essere di taglia extra, certamente non poteva essere un cavedano, forse poteva essere un piccolo siluro, cos'altro?

Un nuova fuga ed il mio mulinello, tarato sulla blanda difesa dei perca doveva essere aperto ulteriormente per evitare lo strappo o la slamatura. Poi d'improvviso, a venti metri a valle della barca, una splendida sagoma argentea ed un pesce dalla bocca enorme...possibile che sia una spigola?

Certo che era una spigola e di quelle extra large che continuava a tentare la fuga anche sotto la mia barca. Poi, con mille precauzioni per non perdere quella meraviglia, una presa salda in bocca e finalmente la battaglia era finita. Accidenti che pesce, altro che smorti lucioperca e piccoli cavedani! La spigola tira come una dannata al confronto e soprattutto, ai miei occhi ha ben altro prestigio. Ecco allora che una giornata di novembre mi apre un nuovo orizzonte di pesca in cui tutto l'entusiasmo e la voglia di cercare nuove strade, riprende il sopravvento. Certo, fare una spigole di oltre 5 kg al primo lancio è un gran colpo di fortuna ma il fatto che poi siano seguite altre spigole in vari modi nei giorni seguenti anche di taglia certamente ottima, mi indice a confermare che il maniè è un'arma assolutamente micidiale ,anche nei confronti del predone delle foci aprendo, ampie praterie alle migliaia di zone similari che circondano le nostre coste.

Cos'è il Mort maniè.

La tecnica del Mort maniè è legata indissolubilmente al nome di Albert Drachkovich un fenomenale pescatore che si è scavato un posto particolare nella storia della pesca moderna. Albert è un ultra settantenne polacco di origine ma francese di cittadinanza che ha vissuto una vita intensa fatta di pittura (cercare su Google la sua attività di autore per rendersi conto di chi parliamo) e di pesca in tutte le possibili acque del mondo. Drachko è uno dei più sensibili creatori di tecnica di pesca al predatore e l'inventore di una montatura semplice ma tremendamente efficace in cui pochi particolari tecnici riescono a creare una combinazione vincente sia in mare che in acque dolci. Nata infatti come tecnica di pesca al lucioperca ed al luccio è stata poi sperimentata con effetti devastanti anche in mare per una serie di prede da sogno sia nel mare nostrum che in oceano. Ovunque le catture hanno superato di gran lunga quelle ottenibili con la migliore delle esche artificiali fatto salvo che le condizioni del fondale permettano lo svolgimento perfetto dell'azione di pesca...ma in genere questo è un problema minore.

Il Drachovich system è praticata a parole da tanti pescatori italiani ma, nei fatti e nella realtà, solo pochissimi sanno esattamente di cosa stiamo parlando poiché la maggioranza generalizza con la tecnica di recupero di un pesce morto. Drachovich non è la stessa cosa. In Italia, i precursori sono certamente Roberto "Ropino" Cantaluppi, il compianto Maurizio Lamperti padrer della Tecnicarp, Luca Foroni e, oramai per meriti di campo, il sottoscritto se non altro per gli oltre 40 articoli che ho scritto in questi anni di maniè. Per il mare, non mi vorrei sbagliare ma siamo all'anno zero e con una...marea...di cose da dire e da scoprire se avremo la voglia di farlo.  Non che questo sia l'annuncio di una rubrica poiché non ho ancora sufficienti elementi per tediarvi troppo a lungo ma certamente, la premessa per introdurre una tecnica interessante e "differente".

 

La montatura Drachkovich.

Il segreto di questa montatura sta nella semplicità, complessità con cui è costruita. Esistono n commercio montature originali distribuite da Old Captain che sono di qualità sufficiente a provare questo sistema. L'asse in acciaio è proporzionale in lunghezza alle dimensioni delle esche ed infatti esistono misure differenti studiate per le varie azioni di pesca. Stesso dicasi per le misure delle ancorette.

Il piombo in testa detto "Chevrotine" è la sua mobilità sono ciò che permette all'esca di calare in perpendicolare sul fondale e di saltellate non appena la cima della canna effettua il richiamo. La piombatura sarà sempre funzione della profondità e corrente in cui operiamo e parlando di foce, 10-15 grammi sono la giusta soluzione ai nostri bisogni. Un morto manovrato, anche visivamente è un'esca di grande richiamo dal momento dell'impatto con l'acqua, prova ne è che alcuni serra, hanno attaccato proprio in quel preciso momento. E' questa una ragione per limitare il peso del piombo a non più di 15 grammi e salire oltre questi valori solo in presenza di moto ondoso e di vento che si limitano la sensibilità. Per la foce, fatta eccezione forse per il Po, il limite dei 15 grammi basta ed avanza per sondare ed esplorare tutte le migliori aree di pesca.

 

Esche.

In foce ho avuto una buona serie di successi con alborelle morte esattamente come con piccoli cefali da 6- 8 centimetri. Altrettanto valide sono le piccole boghe e le aguglie innescate per mantenere intatta la loro mobilità mentre ho avuto problemi di gestione delle esche tipo sparlotti o piccoli saraghi perché la forma tondeggiante non aiuta nel recupero. Sardine ed alici non vanno bene per la loro tremenda delicatezza che impedisce di lanciare più di due volte prima di diventare una poltiglia inutile. Meglio gli sgombri freschi di piccole dimensioni se aiutati con un giro di filo elastico da inneschi. In questo caso l'esca resiste a sufficienza e con una decina di sgombri si passano buone ore di pesca.

Eccezionali sono i piccoli ghiozzi che  sono tra l'altro, il cibo designato della spigola di foce e quindi un'arma micidiale da non dimenticare mai. Ovviamente tutte le imitazioni in silicone trovano una perfetta applicazione su montature Drackho avendo l'accortezza di rimanere sul leggero.

 

Attrezzature.

Lo dico senza paura di essere frainteso; mentre per i mulinelli e le trecce siamo a buon livello, le canne da Drachko sono mediamente mediocri fatta eccezione per qualche originale firmato da Albert (ma non tutti) e la versione disegnata da Olivier Portrat che è in vendita solo in pochissimi negozi ed a caro prezzo. Comunque la canna dovrà essere da 2,40-2,70 metri e con una azione molto rigida che riesca a trasmettere tutto ciò che il rimbalzo dell'esca sul fondo ha da dirci, Spesso, una leggero colpo secco è il segnale che dall'altra parte è arrivata una spigola ed il nostro lavoro ha dato i suoi frutti. Da qualche tempo sono sotto valutazione delle canne a filo interno che sembrano garantire una sensibilità assolutamente superiore ma si tratta di prototipi non ancora disponibili.

 

Prede di mare.

Il mort maniè è una tecnica che si sposa perfettamente con la pesca in mare. Alcune delle sue prede migliori cadono sul maniè come non fanno con altre tecniche di pesca. L'elenco che segue è parziale e non contiene prede caraibiche quali snook, tarpon o cubera che sono molto frequenti con questo metodo.

Spigola.

Un avversario magnifico e difficile che cade sul manovrato con una certa insistenza soprattutto quando è in caccia di notte. Sia i siliconi che le esche naturali, manovrate sul fondo sono  efficaci soprattutto se la piombatura è leggera.

Serra.

Una preda sensazionale e potente, capace di mettere in difficoltà le attrezzature più pesante e potenti. Il serra attacca il morto manovrato con una foga incredibile e senza esitazioni. Cavetto d'acciaio obbligatorio e frizioni ben tarate perché questo è un Signor pesce di mare, un autentico predatore che trasforma il più potente dei lucci, in una mezza calzetta.

Leccia.

Un altro predatore straordinario e capace di svuotare un mulinello dopo l'attacco. Servono attrezzi potenti e mulinelli capaci di resistere ad uno stress formidabile. Sarà il mio obbietivo per la prossima stagione.

Dentice.

Altro obbiettivo interessante se agiamo in fondali medio bassi (fino a 20-30 metri) in cui possiamo far lavorare la nostra esca. Potrà essere la preda del futuro se troveremo la giusta soluzione tecnica all'esca.

 

 

 

 


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