Tecniche

Spinning alla trota: da qui... alla chiusura

Di Roberto Granata pubblicato il 25/08/14

 

Anche se l’ultimo periodo di pesca alla trota, prima che scatti il divieto che ne tutela il periodo riproduttivo, non sarà forse atteso come l’apertura, finisce comunque per “attizzare” un buon numero di trotaioli, complici sia il futuro stop in acque libere che, soprattutto, il presentarsi di occasioni sovente molto propizie. Ma, in certe annate, le condizioni climatiche bizzarre fanno si che lo scenario che si presenta ai nostri occhi una volta raggiunto il torrente ci appaia diverso, molto diverso da quello che ci saremmo aspettati, noi che facevamo tesoro (giustamente) delle esperienze delle annate precedenti. Il fatto è che, da diversi anni ormai, si assiste ad uno “slittamento” dell’estate ad uno o due mesi successivi. La primavera tarda ad arrivare ma, in poche parole, anche l’estate tarda di conseguenza ad andarsene.

SCHERZI DELLA NATURA

Apriamo ora una breve parentesi, non fosse altro che per la massima importanza del discorso meteo sulla pesca. Spesso si odono considerazioni altisonanti sull’andamento climatico degli ultimi anni, del tipo: “la natura si sta ribellando” oppure c’è chi sostiene che ogni anno arrivi l’estate più calda del millennio e che l’inverno successivo sarà il più freddo del secolo, per finire con qualche profeta di sventure che, puntualmente, profetizza l’ennesima fine del mondo. La verità, a mio modesto parere, è che la natura ha sempre manifestato cicli di svariati anni dove le stagioni fanno il loro corso in anticipo od in ritardo rispetto alla media. Quindi, visto che la natura non conosce ne calendari ne statistiche, non è proprio il caso di allarmarsi. Così è anche per quanto riguarda la pesca; meglio fare tesoro di queste diversità ed adeguarci nel migliore dei modi, come d’altronde fanno tutti gli animali, e quindi anche i pesci.

QUASI COME IN ESTATE

Visto che possiamo imbatterci in un Ottobre dai contorni estivi e che questa situazione meteo potrebbe protrarsi da tempo, è inutile aspettarsi grossi cambiamenti rispetto ai periodi precedenti. I passati fenomeni temporaleschi hanno portato, d’accordo, aumenti di livello, ma sappiamo bene che un torrente si sporca in mezz’ora e può ritornare chiaro in un’altra mezz’ora, così come non subisce considerevoli aumenti di livello che durano nel tempo, questo finché non interviene qualcosa di più copioso e duraturo di un semplice temporale. In queste situazioni gli unici cambiamenti riguardano un po’ la temperatura dell’acqua e le minori ore di luce. Come comportarci quindi? Gli spot principali da tenere d’occhio saranno ancora le zone d’ombra, ed in particolare i sottoriva dove le piante e la vegetazione riparia offrono, oltre che un riparo dalla luce, ottime possibilità di mimetismo ed acque più calme, da dove le regine più belle possono scattare una volta individuata la preda o l’intruso da eliminare. Ricordate quanto questi spot erano micidiali nelle giornate estive ed in orari non proprio “canonici”? Ebbene, in un contesto meteo-ambientale come quello descritto, cambia poco. Spesso si tende a pensare che in simili situazioni le zone con schiuma o con corrente sostenuta siano le prescelte dai salmonidi, in virtù della maggior “freschezza” ed ossigenazione delle acque, ma altrettanto spesso non è così. Il ragionamento non farebbe una grinza in acque più calme di pianura, ma non (od almeno non sempre) qui, dove la frequente alternanza di punti con cascatelle e raschi ad altre zone più calme fa si che l’ossigenazione e la qualità dell’acqua non subiscano grosse variazioni. Morale, meglio battere gli spot ombrosi e riparati, magari anche meno sfruttati, visto che il primo “colpo d’occhio” dirige altrove qualche altro pescatore. Ciò non significa però avere partita vinta facilmente, per diversi motivi, tra i quali il più importante ritengo sia il riuscire a fare arrivare nel modo giusto (e nel punto giusto) l’artificiale, oltre naturalmente a mantenerlo in pesca fin quando serve. Vediamo il tutto.

LANCIO SI, MA IL RECUPERO?

Un lancio definito “corretto”, cioè appropriato alla situazione, non deve solo tenere conto, soprattutto in questi ambienti, di far arrivare l’esca nel punto giusto, ma anche di prevedere (o se preferite calcolare) cosa farà l’esca per tutto il successivo recupero. La corrente può donarci un grande aiuto, ma anche una grandissima defaillance ed, ovviamente dobbiamo sfruttarla a dovere. A volte, paradossalmente, basta spostarci di un metro dalla posizione dove lanciamo, o da dove abbiamo già eseguito diversi lanci, per cambiare totalmente in meglio sia il lancio che il successivo recupero. Sembra una sciocchezza, ma spesso non lo si fa. Ma il dilemma (anche se per me non è più tale) che affligge il trotaiolo, soprattutto in torrente, riguarda il risalire o lo scendere il corso d’acqua. Io preferisco, ovviamente perché lo trovo più redditizio e quasi sempre privo di controindicazioni, scendere e pescare controcorrente, a meno di essere in un riale piccolissimo o di essere costretto a scendere in acqua molto vicino ai pesci. Tolti questi due “però”, il pescare con un artificiale che risale la corrente è tutta un’altra cosa. So di infrangere i “sacri canoni”, ma proviamo a ragionare: Una nota teoria di questi ultimi asserisce che la trota, che dovrebbe stare sempre col muso rivolto a monte vede passare una preda che discende la corrente e non può far altro che rincorrerla o perderla per sempre. Secondo il mio modesto parere, invece, la pratica ci indirizza verso due domande ben precise: 1) Ma allora nessun essere vivente risale mai la corrente o si muove più o meno trasversalmente ad essa? No di certo! 2) Siamo sicuri che alla trota (come ad ogni altro predatore) interessi solo mangiare? No di certo!                                              

Non potrebbe essere stuzzicata da un essere (magari alieno al suo mondo, qual è un rotante) e provocata dal suo ostinato ronzare nei paraggi (può farlo solo risalendo la corrente o rimanendo più o meno “fermo” nella medesima) fino a perdere le staffe, magari per un movimento od un’intrusione nel suo ambiente in un modo totalmente “strano” e soprattutto “nuovo” anche per lei? Direi proprio di si, ma l’importante è che i fatti lo confermano. Oltretutto, negli spot che andremo ad affrontare, oggetto di questo articolo, ossia i sottoriva infrascati con vegetazione che lambisce l’acqua per svariati metri, non abbiamo molta scelta; per arrivare la sotto, molte volte si può solo far scendere l’artificiale e/o pilotarlo tramite la corrente, nei punti più inaccessibili (e quindi meno battuti). Secondo me la teoria del risalire e basta è stata influenzata dalla pesca a mosca secca, divertentissima e molto praticata in tali ambienti. Ma basta guardare alla stessa pesca con ninfe o streamers per accorgersi dell’esatto contrario. Ovviamente con la secca non si pesca controcorrente, ma ciò viene fatto con artificiali affondanti, quali gli streamers. Quindi, pescando con la coda di topo ed un artificiale affondante posso discendere tranquillamente il torrente, infischiandomene della teoria per la quale occorre assolutamente arrivare da dietro la trota, mentre con la medesima esca lanciata dallo stesso punto con una canna da spinning succederebbe un disastro? Mah… Ecco, secondo me, tagliata la testa al toro. Tutto ciò non vuole avere assolutamente niente di polemico con niente e con nessuno, ma soltanto far riflettere su quanto alcuni luoghi comuni vengano, a volte, clamorosamente smentiti dalla pratica.

RISERVA, MA ANCHE PALESTRA

Da alcuni anni frequento un tratto del fiume Trebbia riservato e piuttosto famoso, che si trova a Gorreto, nella provincia di Genova al confine con quella di Piacenza. I luoghi sono belli e la riserva e le strutture annesse ben gestite. Ovviamente e giustamente, tuttavia, la difficoltà dipende dai livelli del fiume, dal periodo e da quant’altro può influenzare la pesca in torrente. Per tutto ciò possiamo consigliarla come ottima “palestra” per lo spinning (e non solo), dove mettere in pratica quanto abbiamo visto ci potrà divertire ed impratichire al tempo stesso. In questo luogo poi è possibile pescare fino alla prima domenica di novembre... quindi oltre un mese in più rispetto alla normale chiusura... un occasione da non perdere! Per saperne di più www.altavaltrebbia.it


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