Tecniche

Spinning e piccoli torrenti

Di Iacopo Petrocelli pubblicato il 23/05/09

Si possono contare nel novero dei “piccoli torrenti” tutti quei corsi d’acqua, per lo più appenninici, caratterizzati da portate esigue ma più o meno costanti, che scendono in valli strette, alquanto impervie e infrascate, per portare le proprie acque ai più grandi torrenti del fondovalle o di pianura. Sono caratterizzati da acque limpide e fresche che sgorgano a quote medie, formando un susseguirsi di piccole pozze e cascatelle, a volte incassate nella roccia e con profondità fino a 60-70 cm. Il nostro appennino di quota collinare è pieno di questi  torrentelli e, da sempre, essi rappresentano uno dei pochi ambienti dove la trota fario riesce a riprodursi naturalmente, trovando condizioni idonee alla selezione di ceppi rustici estranei alle influenze genetiche dei ripopolamenti spesso sconsiderati. Sono questi ambienti poco frequentati dai pescatori e soprattutto dai lanciatori, in primo luogo perché difficilmente raggiungibili, in secondo luogo perché occorre una certa destrezza tecnica per affrontarli al meglio e avere la soddisfazione di qualche bella trota selvatica. La carta vincente di questi ambienti è proprio la scarsa frequentazione da parte dei pescatori, che di rado abbandonano i più blasonati e frequentati torrentoni, paradisi del trotaiolo. Il periodo migliore per affrontare i piccoli torrenti a spinning va dai primi tepori di marzo fino alla prima estate, quando la siccità e la calura faranno calare il livello dell’acqua che diventerà cristallina e costringerà le trote a rintanarsi in pozze e cascatelle ben ossigenate. Da questo momento in poi le fario di taglia rifiuteranno costantemente i nostri artificiali, salvo in caso di acque velate da un temporale, ricominciando ad esserne attratte a settembre, con la diminuzione delle temperature nell’ultimo scorcio di stagione. Se affrontati nei modi e nei tempi giusti i piccoli torrenti appenninici sapranno dare grandi soddisfazioni in termini di catture, con rustiche e combattive trote dalle livree eccezionali che non di rado potranno raggiungere i 35 cm e oltre.

 

Venendo all’abbigliamento e all’attrezzatura, essa dovrà essere più scarna e leggera possibile, in primo luogo per destreggiarsi al meglio nella vegetazione, essere più agile nell’azione di pesca e nella risalita, in secondo luogo perché, non di rado, ci si trova a dover fare molta strada a piedi e il peso non è di aiuto. Quindi un comodo gilet multitasche con girelle, moschettoni, artificiali e una pinza per slamare, un paio di stivali a coscia, un cestino possibilmente piccolo fissato alla cintura e la immancabile macchina fotografica. L’agilità e la precisione nell’azione di pesca è in questi piccoli ambienti fondamentale: sbagliare un lancio perché l’abbigliamento ci intralcia o, per lo stesso motivo, inciampare e fare rumore, può voler dire spaventare una trota, e questi non sono pesci che danno una seconda opportunità. L’attrezzatura sarà costituita da una canna sui 180 cm, con un casting da 5 a 20 g ad azione parabolica, un mulinello di taglia contenuta caricato con del nilon dello 0,20 o, in alternativa, un trecciato di misura non superiore allo 0,09. Il trecciato, in virtù della sua rigidità, permette di avere un contatto diretto col pesce e una sensibilità maggiore rispetto al nilon, cosa molto utile in ambienti così ristretti; inoltre il contatto diretto con l’artificiale ci aiuterà a tenerlo ben attaccato al fondo senza che vi rimanga impigliato, evento frequente col nilon a causa della sua elasticità. Gli artificiali da utilizzare sono soprattutto i rotanti tipo Martin, da 4 a 9 grammi. Questo tipo di artificiale,  per come è costruito, è in grado di entrare in rotazione non appena tocca l’acqua, ancora prima di cominciare a recuperare ed inoltre è sufficientemente zavorrato per reggere la corrente anche nelle misure più piccole, tutte caratteristiche utili visti gli spazi in cui questi artificiali devono lavorare. Le trote non hanno nessuna preferenza per le colorazioni dei rotanti, certo è che in caso di sole diretto e livelli bassi è bene evitare i troppo abbaglianti cucchiai dorati e argentati, meglio rossi o scuri. Non abbiate paura a pescare in questi piccoli ambienti con Martin da 9 e 6 grammi, anzi è il modo migliore per selezionare la taglia delle catture, la grossa fario non si intimidisce di fronte ad un’esca voluminosa. In alternativa si possono utilizzare anche i minnows, modelli affondanti fino a 5 cm dotati di paletta abbastanza lunga, in colorazioni naturali, ottimo il Rapala countdown. Purtroppo la maggior parte delle volte lo spazio e la forte corrente non consentono il corretto utilizzo del pesciolino facendo ripiegare sul rotante.

 

Sono poche le regole da tenere a mente quando si pesca a spinning nei piccoli torrenti appenninici e queste devono essere osservate alla perfezione per avere risultati. Fino a che i livelli idrici sono buoni e le temperature non salgono troppo si possono fare catture importanti ad ogni ora del giorno. Si pesca sempre a risalire evitando il più possibile di entrare in acqua. Non si deve proiettare la propria ombra sull’acqua e occorre avvicinarsi cautamente e mai troppo ad ogni buca evitando bruschi movimenti. È una pesca di sorpresa quella alla trota nel  piccolo torrente, è importante che il pesce sia colto alla sprovvista dal tonfo dell’artificiale che deve cadere più vicino possibile alla sua tana. Diventa quindi essenziale acquisire una buona capacità di lettura dell’acqua per capire dove staziona la trota e una certa perizia nel lanciare tra gli ostacoli. Nelle buche più profonde si troveranno gli esemplari più grossi che andranno cercati ai lati della corrente, nel punto più profondo o sotto ripari di ogni tipo, cercando sempre di recuperare abbastanza lentamente e vicino al fondo. Quando si allama una fario di taglia in questo tipo di ambiente, non si deve commettere l’errore di farla intanare, ma neanche quello di aver fretta, soprattutto se si usa un trecciato: le trote di taglia se recuperate “a forza” o a canna troppo alta tendono a spiccare guizzi fuori dall’acqua, indubbiamente spettacolari ma pericolosi per la tenuta dell’ancoretta sulla bocca del pesce. Nei piccoli torrenti la trota ha poco tempo per attaccare l’artificiale, il che va a nostro vantaggio stimolando l’istintività del predatore, ma anche a nostro svantaggio poiché l’amo a volte non penetra in profondità. Quindi calma e sangue freddo, tenendo la canna bassa lasciate che sia lei ad assorbire le sfuriate della selvatica allamata, senza “pompare” troppo con il mulinello e tutto si concluderà con una bella foto ricordo.  


FacebookTwitterGoogle+Invia per email

Collabora


Ti potrebbero interessare anche: