Tecniche

SPINNING: L’UTILE E L’INUTILE

Di Di Roberto Granata pubblicato il 20/04/21

 

Sappiamo tutti che, nella pesca come in ogni altro ambito, vi sono cose utili ed altre che, oltre ad essere inutili, sono a volte dannose, sia per la pesca in sé che per vari motivi (spreco di soldi, confusione di idee, inutili e sterili litigi, anche se spesso a distanza) e molto altro. E qui nasce già la prima stranezza: se lo sappiamo perché lo facciamo? Purtroppo la risposta non è delle migliori, ed è la seguente: “Ma con quale coraggio mi comporto diversamente dalla “norma” anche se peraltro conciata come me?” Questo non è il mio parere, che conta poco, bensì la triste cronaca. Di questo bizzarro “modus vivendi” proviamo a stilare un elenco di cose utili alla pesca e di quelle inutili. A provarlo sono i pesci…

 

IL PESCE NON SA…

1)      Che per andare a pesca devo avere l’abbigliamento “griffato” o pseudo tale;

2)      Che chiamo molti artificiali con nomi strampalati che spesso non conosco neppure io, e che ne parlo spesso con qualcuno che, pur facendo finta di conoscerli, ne sa quanto me;

3)      Che faccio carte false per fare finta di essere un PRO STAFF (non posso dirlo in italiano, altrimenti non è altisonante) davanti a chi, come me, sta facendo la stessa cosa;

4)      Che non ho mai pescato, ma la sera davanti ad una bieca tastiera parlo di CATCH AND RELEASE (se dicessi “rimolla i pesci” sarei uno sfigato) e divento un Dio;

5)      Che faccio un sacco di foto somigliando il più possibile al moderno stereotipo di pescatore. Barbetta, cappellino, occhiali, cento patacche sui vestiti ma non una scritta in italiano;

6)      Che spesso appaio con foto di lucci (scusate, di pike) di cento chili, di boccaloni (oddio, black bass) di dieci e così via. Miracolosamente le mie mani non sprofondano nel loro corpo, che resta in posa da “stira e ammira”.

7)      Che litigo a distanza con un numero immenso di persone che, dietro a mostri chiamati “SOCIAL”, non sanno nemmeno con chi e perché stanno litigando (cosa per altro da non fare mai). I motivi, poi, sono spesso grotteschi. Basta vedere come va il mondo.

8)      Che devo avere un’attrezzatura “trendy” anche quando i reali bisogni della pesca che sto praticando ne sconsigliano l’uso. Eppure, ancora una volta, la paura della critica da parte dell’ignaro mio simile è troppo forte.

9)      Che uso un’artificiale perché “bisogna” usare quello, senza sapere cosa sto facendo. Tuttavia (il pesce) si compiace di ciò.

10)   Che, in generale, pesco con una confusione terribile di idee, perché, con gli odierni mezzi di comunicazione, tutti mi possono dire e/o consigliare tutto. Ed io cosa finisco per ascoltare? Ciò che è di “moda”. Ma i pesci non conoscono la moda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PESCE SA…

  1. Sa captare benissimo un pericolo in avvicinamento. Ma se mi avvicino con calma, senza provocare rumori molesti e vibrazioni del terreno, stando attento a non proiettare la mia ombra in acqua e, quando possibile fare i primi lanci stando un pochino indietro, parto col piede giusto.
  2. Sa captare benissimo anche i cambiamenti meteo. Non potendo in questa sede dilungarci oltremodo sull’argomento, citiamo i cambiamenti di norma più avvertiti, e cioè gli abbassamenti di pressione per l’avvicinarsi di un temporale o di una perturbazione. Non perdete questi momenti, ma attenzione: la meteorologia seria li prevede ormai con certezza quasi assoluta, ma se guardate dieci siti potrebbero dirvi (anzi, facilmente vi dicono) dieci cose diverse. Guardiamo quindi previsioni serie.
  3. Sa captare un “qualcosa” che arriva in acqua. Attenti quindi a come, dove ed anche quando ci arriva. Se possibile, prima di lanciare cerchiamo di prevedere come condurre il recupero che seguirà.
  4. Sul recupero si potrebbero scrivere cento libri. Il pesce è ovviamente attratto, o viceversa non attratto o peggio allarmato, da un recupero adatto o meno. Permettetemi, ma troppo spesso si vede semplicemente girare (tra l’altro a velocità costante) la manovella del mulinello.
  5. Non sa che ore sono, ma conosce benissimo i momenti dove esternare la sua “frenesia”. Il tramonto su tutti. Noi, che invece conosciamo l’orologio, facciamone tesoro. Tutto ciò appare scontato, ma facciamo un semplice esempio: prima del passaggio all’ora legale conviene attardarsi se la cena è pronta, mentre con l’ora legale posso pensare di cenare un poco in anticipo per non perdermi, in sostanza, la stessa cosa di prima, ossia il tramonto.
  6. Sa riconoscere (ovvio) le varie tipologie di artificiali, semplicemente perché provocano in lui diversi stimoli. Teniamo conto quindi non della moda, ma delle reali condizioni per scegliere l’artificiale adatto.
  7. Ha l’apparto boccale coriaceo oppure “molle” a seconda della specie. Ciò consiglia l’uso di lenze diverse (trecciato o monofilo) anche in base a ciò, e non in base a strane consuetudini.
  8. Si comporta in modo diverso con acque ferme oppure in movimento. Quindi rifacciamoci a quanto detto prima riguardo a recupero, scelta dell’artificiale ed altro. A parità di altre condizioni, il pesce in acque correnti è meno “riflessivo”, perché se non attacca quel “qualcosa” che lo attrae, non lo rivedrà più.
  9. Staziona a diverse profondità a seconda di innumerevoli situazioni: stagione, orario, condizioni meteo, temperatura dell’acqua e molto altro. Pescare alla giusta profondità è quindi basilare (lo sappiamo), ma, ad esempio, lo smanovellare come automi di cui parlavamo prima non aiuta di certo a raggiungere l’obbiettivo.
  10. Riconosce, o meno, un potenziale pericolo a seconda di tutto quanto abbiamo visto. Una notevole differenza la possiamo fare se, mentre il nostro artificiale lavora, la nostra testa è la con lui, e non affaccendata chissà dove.

CONCLUSIONI

Ho quasi provato dispiacere nello scrivere questo articolo. Io pesco da molti anni e, credetemi, voglio bene ai giovani spinningofili e mi rallegro del loro incremento. È una pesca che negli ultimi anni ha visto aumentare i suoi adepti e che deve continuare a farlo. Tuttavia queste “stranezze” andavano dette perché sappiamo che non fanno bene alla pesca e, prima di tutto, a noi stessi. Ci divertono? Bene, facciamole, ma ricordiamoci che ai pesci non interessano.


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