Tecniche

Spinning: riordiniamo le idee

Di Roberto Granata pubblicato il 17/01/14

C’è chi durante l’inverno non smette mai di pescare (e come dargli torto, visti i risultati “pochi ma buoni”), chi pesca saltuariamente e chi ne approfitta per rimettere in ordine l’attrezzatura (a volte è una banale scusa per aggiungere qualche nuovo e magari inutile aggeggio alla roba che usiamo per pescare). In ogni caso, nelle pause a volte forzate ed a volte volute, a pochi di noi credo salti in mente di riordinare qualcosa di molto più importante, ossia le idee. Spesso nella vita odierna, frenetica al limite dell’assurdo, non vi è tempo e modo per farlo in nessun campo, ma non avere il tempo (e lo stato d’animo) per farlo nel campo della pesca, che dovrebbe essere l’evasione ed il pur breve (sic) ritorno alla “normalità” ed alle coerenze, sarebbe davvero doloroso. Quindi, in poche parole, approfittiamo delle pause per sgombrare la testa dalle cose vane ed, una volta levata questa “nebbia”, avere gli occhi per vedere cosa abbiamo fatto durante l’anno, gli errori commessi in pesca e per fare tesoro di ogni situazione, positiva o meno, al fine di migliorarci. Tutto ciò sia dal lato prettamente tecnico che da quello, ancora più importante, di osservazione e di comprensione della fauna ittica e dell’ambiente. Proviamo a porci una serie di domande su tutto ciò.

L’AVVICINAMENTO

  1. 1.    Come mi comporto abitualmente? Cerco (e mi ricordo) di avvicinarmi all’acqua con passo leggero e poco percepibile?
  2. 2.    Mi preoccupo di non calpestare rami secchi che fanno rumore? Se devo muovermi in acqua realizzo che ogni mio rumore viene amplificato?
  3. 3.    Ammesso di aver fatto tutto ciò, dov’era la mia ombra?

L’OSSERVAZIONE PREVENTIVA

  1. 1.    Riesco ad osservare qualcosa che può essermi di vantaggio prima che quel qualcosa “osservi” me?
  2. 2.    Come “gira” l’acqua? Dove può essere il pesce? In base a ciò lancio prima nel punto X o nel punto Y?
  3. 3.    Se allamassi un pesce, sarei in una posizione ed in una condizione adatta a combatterlo e salparlo?

IL LANCIO

Secondo me non importa che sia bello o brutto da vedere o che si svolga in modo più o meno personale. Non preoccupatevi di definirlo, bensì di svolgerlo nel modo più adatto, chiedendovi:

  1. 1.    Riesco a fare un lancio che mi consente di depositare l’artificiale nel punto e nel modo da me voluti?
  2. 2.    Dopo questo lancio riuscirò a governare l’esca nel migliore dei modi in base alla corrente, alla profondità e quant’altro?
  3. 3.    Sto per lanciare in quello che sembra essere il migliore dei punti oppure con questo lancio vanificherò i tentativi successivi, magari estremamente promettenti?

IL RECUPERO DELL’ARTIFICIALE

  1. 1.    In base alla situazione, sto attuando un recupero che interessa il pesce facendo tesoro delle passate esperienze?
  2. 2.    Sto mantenendo un contatto il più costante possibile con l’artificiale?
  3. 3.    Sto svolgendo l’azione più importante di tutta la pesca a spinning. Riesco a non distrarmi, restando concentrato su quello che sto facendo? Sono in grado, durante il suo svolgimento, di variare il recupero nel modo più proficuo possibile se si presentassero cambiamenti improvvisi, come ad esempio l’avvistamento di un pesce che insegue l’esca?

LA FERRATA

  1. 1.    Riesco ad essere pronto ad un’eventuale ferrata ma allo stesso tempo calmo? Infatti le ferrate impulsive e troppo precipitose (cavedano a parte) finiscono non poche volte con un nulla di fatto.
  2. 2.    Ricordiamo che, in caso di ferrate a vista, la possibilità di strappare l’esca di bocca al pesce è enormemente amplificata. Riusciamo, in questi frangenti, a stare calmi per “ritardarla” di un attimo?
  3. 3.    Siccome non tutte le ferrate dovrebbero essere uguali realizziamo che, a grandi linee, quelle in acque mosse e/o a lunga distanza arrivano dall’altro capo della lenza più in ritardo rispetto a quelle in acque ferme ed a corta distanza?

IL RECUPERO DELLA PREDA

  1. 1.    Mi ricordo, anche nel combattere un pesce, di mantenere con lui il maggior contatto possibile?
  2. 2.    Sono arrivato a questo momento con l’attrezzatura a posto? La frizione è regolata correttamente? La lenza presenta ammaccature?
  3. 3.    Acque ferme od acque mosse, acque limpide o torbide, piccoli spot o grandi estensioni, due spanne d’acqua o diversi metri, tante specie diverse. So ottimizzare il combattimento con il pesce in base a tutto ciò, rifacendomi anche alle passate esperienze?

IL SALPAGGIO DELLA PREDA

  1. 1.    Quando ci riteniamo pronti a salpare un pesce ci ricordiamo che quest’ultimo ha delle reazioni finali che, per di più, sono diverse da specie a specie? Siamo pronti a contrastarle?
  2. 2.    Siamo in una posizione atta a salparlo? A volte basta spostarsi di poco ma, in un momento di panico, riusciamo a farlo? O ci siamo posizionati in un punto “osceno”, come può essere l’alto di un ponte?
  3. 3.    Abbiamo con noi uno strumento per il suo salpaggio? Riusciamo a portarlo con noi, vincendo lo pseudo-problema che non è di moda?

INFINE…

Quale momento migliore delle eventuali pause invernali per riordinare, più che l’attrezzatura, le idee? Anch’io mi sono posto queste domande un’infinità di volte; inizialmente me le ponevo (scioccamente) dopo, finché ho imparato, a mie spese, a pormele prima. Alla fine di tutto avviene il giusto e meritato rilascio del pesce, ma affinché si possa praticare il catch and release, queste domande, assieme a molte altre, devono insegnarci (a me per primo) a praticare il più difficile catch, senza il quale non esisterebbe il più facile release.


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