Tecniche

Squali lacustri

Di Articolo e fotografie di Marco Altamura pubblicato il 07/06/18

Mi è capitato tantissime volte , passeggiando nei pressi dei lungolago , di vedere grossi cavedani nuotare pigramente a galla alla perenne ricerca di qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti e di paragonarli per il loro incedere sornione a veri e propri squali d’acqua dolce ; le sagome idrodinamiche e le grosse pinne pettorali simili ad alettoni spiegati per indirizzarne le traiettorie li assimilano in maniera perfetta ai grossi e temuti predatori marini . Anche le abitudini alimentari accomunano questi pesci , infatti anche i ciprinidi sono di bocca buona e gradiscono qualsiasi tipo di cibo a tal punto da essere definiti gli spazzini del lago ; il loro gagliardo appetito rappresenta anche il loro tallone d’Achille , mettendo a rischio  l’innata scaltrezza e la diffidenza nei confronti delle varie esche proposte . Queste caratteristiche precipue dello smaliziato ciprinide gli hanno consentito di diventare uno dei pesci più difficili da catturare con tutte le tecniche della pesca sportiva . Non fa eccezione lo spinning , anche se proprio con tale tecnica è possibile catturare i giganti della specie ; molti lanciatori nostrani , evitano accuratamente di misurarsi con questo pesce , accampando varie scusanti prima tra le quali quella di non essere un pesce sportivo o di non appartenere ad una categoria pregiata come ad esempio i salmonidi , i percidi o gli esocidi . In realtà la vera motivazione è quella che insidiare grossi cavedani significa spesso collezionare sonori e brucianti “ cappotti “ .  Il  “leuciscus cephalus cabeda “ o “ squalius cephalus “ , nomi scientifici del cavedano , spesso ci osserva e ci deride dall’alto della sua innata astuzia , rifiutando sistematicamente , quasi con irridente superiorità , tutte le nostre insidie facendole apparire come penosi e inutili tentativi per farlo cadere in tentazione . E’ altresì vero però che in determinate circostanze  , proprio tentato dal suo perenne appetito , è in grado di scaraventarsi letteralmente su tutto ciò che si trovi a gravitare nel suo raggio di azione per aggredirlo voracemente . Per chi pratica lo spinning in lago a questo poliedrico predatore , il cavedano rappresenta da sempre una cattura che accresce l’abilità del lanciatore , perspicace ad adattarsi alle condizioni ambientali e ad approfittare delle situazioni favorevoli per indurlo ad attaccare l’artificiale . Parlando di cavedano a spinning nei grandi laghi prealpini , un connubio indissolubile è senz’altro rappresentato dal binomio cavedano-minnow , l’artificiale principe per aver ragione di questo predatore ; il minnow infatti , in tutte le sue svariate connotazioni , rappresenta l’artificiale d’imitazione più efficace proprio perché ripropone ciò che il pesce trova in natura , ovvero la minutaglia . Tentarlo con questo artificiale rappresenta una pratica estremamente sportiva e gratificante , tanto da farmi dedicare alcune uscite ogni anno indirizzate espressamente a questo pesce ; la primavera e l’autunno sono sicuramente i periodi migliori per effettuare uscite mirate , con una preferenza netta per la stagione autunnale nei mesi di settembre e ottobre , quando questo predatore onnivoro perde gran parte della sua sospettosità e attacca volentieri le imitazioni di piccoli pesci . Il vantaggio di insidiarlo in primavera tuttavia risiede nel fatto che in questo periodo questo pesce accresce di molto la sua aggressività a causa del suo momento dedicato alla riproduzione ; inoltre , trovandosi spesso in branco , si instaura tra i vari individui una sorta di competizione alimentare che sfocia inevitabilmente in attacchi feroci portati anche in top water . Va detto che  nel lago Maggiore , unitamente alle specie più blasonate , anche il cavedano ha registrato una preoccupante quanto apparentemente immotivata diminuzione soprattutto delle popolazioni giovanili e di medio accrescimento : si vedono molti meno pesci di un tempo , ma di grosse o addirittura grossissime dimensioni . Approfittando dei mesi di aprile e maggio, quando la maggior parte dei pesci sportivi sono intenti alle loro cure parentali , organizzo sempre qualche uscita mirata alla cattura di questo “ nobile decaduto “ ed indirizzo le uscite nei pressi di qualche torrente tributario alla cui foce questi ciprinidi si ammassano per l’imminente periodo di fregola . Quest’anno ho optato per un’ampia zona dove un riale collinare riversa le sue fresche acque nel lago creando un ampio delta con acque basse e limpide ; è veramente uno spettacolo vedere esemplari femmine  anche di un paio di chilogrammi di peso nuotare contro corrente contorniate da tre o quattro maschi di minori dimensioni ad espletare le fatiche riproduttive . Per non disturbare questi pesci , preferisco pescare alla foce in lago aperto dove i soggetti presenti o non hanno ancora iniziato l’atto riproduttivo o l’hanno già portato a termine . In entrambi i casi tuttavia la loro aggressività raggiunge livelli alti che sfogano aggredendo con ferocia i poveri minnows che loro malgrado si trovano ad incrociarne il nuoto . L’attrezzatura Rapture che adotto per questa pesca consiste nell’utilizzo della mia fedele canna Intruder da mt 2,40 con potenza di lancio gr 14/40 alla quale abbino il solito affidabilissimo mulinello SX-1 taglia 4000 caricato con un trecciato di spessore mm 0,14 al quale connetto tramite un nodo Tony Pegna un ottimo fluoro come l’XPS di Trabucco nello spessore mm 0,28 . A prima vista può apparire un’attrezzatura sovradimensionata , ma non è raro praticando lo spinning con i minnows in questi spots , incontrare qualche grossa Lacustre o qualche possente luccio dalle dimensioni extra large .  Gli artificiali a cui ho dato fiducia sono il Prey Minnow da cm 9 per gr 8 di peso ad assetto galleggiante,  ed il Delta Walker da cm 10 per gr 11 di peso anch’esso ad assetto galleggiante ; per entrambi gli artificiali ho preferito livree naturali  come la finitura Gold Ayu per il primo e la finitura Cefalo per il secondo . Così attrezzato ho iniziato ad affrontare l’insenatura creata dalla foce del torrente facendo percorrere al Prey Minnow traiettorie incerte con frequenti pause a galla e ripartenze a bassissima velocità , creando invitanti scie alle quali gli attenti predatori ben presto non hanno saputo resistere . Nel breve volgere di un’ora , ho registrato due catture e cinque attacchi portati a vuoto ; i pesci catturati sono stati i maschi presenti in numero più rilevante,  e comunque di medio-piccola taglia . Molto spettacolari sono gli attacchi portati in top water dai predatori ed è stato un vero peccato non aver avuto l’opportunità di avere in canna una grossa femmina che avrebbe sicuramente accresciuto il già alto livello di divertimento . Avendo rilasciato logicamente i due pesci dopo le foto di rito, lo spot è risultato irrimediabilmente compromesso per un lungo periodo di tempo , tanto da costringermi ha cambiare posto con l’aiuto dell’auto . A breve distanza , un altro piccolo torrente riversa le sue acque in lago , creando le medesime caratteristiche dello spot precedente ; qui l’alveo del corso d’acqua è decisamente angusto ma , ciononostante , è stato sorprendente avvistare pesci di circa sessanta centimetri di lunghezza abitarne le vivaci correntine . La foce è caratterizzata da acque basse per circa venti metri di profondità verso il largo  e , con il fondo costituito da ghiaia fine di colore chiaro , è possibile scorgere distintamente le grosse femmine pinneggiare nella tenue corrente , dove le due acque si mescolano . Avendo l’esigenza di effettuare lanci più lunghi , decido di utilizzare il Delta Walker che con i suoi 11 grammi riesce a soddisfare le mie necessità ; il secondo lancio verso il largo registra subito appena il minnow tocca l’acqua una violenta e fragorosa esplosione a galla alla quale rispondo con una ferrata a vuoto . Il pesce nella sua voracità non è venuto a contatto con nessuna delle due ancorine e così non è rimasto ferrato ; lascio riposare lo spot per alcuni minuti , trascorsi i quali ritento rincuorato dalle sagome scure che continuo a vedere in zona . Questa volta attuo un recupero lento e regolare appena sotto la superficie e al quarto tentativo di attacco , una grossa femmina aggredisce in pancia il mio Delta Walker : pronta ferrata e questa volta l’ancora di mezzo compie egregiamente il proprio dovere regalandomi un combattimento molto concitato perché effettuato in acque basse . La schiena dell’Intruder si flette a meraviglia , mostrando tutte le sue caratteristiche di canna progettata per combattere pesci di grande mole : le prime sfuriate del grosso pesce sono poderose per poi affievolirsi una volta portata la preda vicino alla riva . La difesa del cavedano , anche se di grosse dimensioni , non è mai prolungata ma la prima reazione all’inganno non ha nulla da invidiare a pesci più celebrati . Afferro delicatamente il pesce sotto la pancia e mi organizzo per farmi scattare alcune foto dal gestore di un chiosco vicino ; dopo averne valutato il peso in circa un chilogrammo e mezzo , lo libero dal minnow e lo ossigeno abbondantemente prima di vederlo ritornare dai suoi simili . Se insidiato nei modi corretti e con le giuste attrezzature , questo bistrattato pesce può ancora elargire emozioni che , anche se non paragonabili alle catture di pesci dal riconosciuto pedigree , possono senz’altro essere ricordate come catture di pesci nostrani e non interessati dai sempre più dilaganti e massicci ripopolamenti con materiali di dubbia provenienza e dalla discutibile resa ; preferisco cento volte un pesce plebeo ma autoctono e naturale piuttosto che una trota dai colori sbiaditi e dalle pinne mozzate per il sovraffollamento in vasca . Inoltre il cavedano , anche nei mesi più freddi e nelle condizioni ambientali più difficili , si dimostra sempre interessato e disponibile nei confronti dei nostri artificiali non conoscendo pause della sua attività predatoria durante tutto l’arco dell’anno . Decido così che per oggi è giunto il momento di riporre l’attrezzatura e non vedo l’ora di scaricare le foto sul pc per apprezzare ancora i pesci catturati ; saper gioire di ciò che la natura ci mette a disposizione è in fondo uno se non il principale messaggio che ci suggerisce la pesca sportiva ed essere in grado di catturare in qualunque condizione e qualsiasi tipo di preda rimane l’obiettivo da perseguire , dando prova di adattabilità , flessibilità mentale ed improvvisazione creativa . Spero tanto con questo mio articolo di aver restituito la giusta dignità ad un pesce che non solo la merita , ma è stato in grado di rallegrare intere generazioni di pescatori sportivi e per questo non merita di essere relegato nel dimenticatoio . La prossima sfida a questo straordinario pesce sarà portata utilizzando attrezzature light/ultra light tipiche della nuova disciplina importata dal Sol Levante e denominata “ Trout Area “ ; sarà estremamente divertente vedere la schiena di queste esili ma resistenti canne flettersi sotto le bordate di un cavedano gigante allamato in lago aperto con un mini-minnow dal peso infinitesimale . La sfida è lanciata .


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