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Storione: eppure si può?

Di Roberto Granata pubblicato il 02/08/11

Alcune fantastiche e divertentissime battute di pesca con gli artificiali, sia a spinning che a mosca, alla ricerca di un pesce molto spesso considerato tabù per queste tecniche. Ma la realtà si è rivelata molto diversa. Protagonista: lo storione.

 

“Attento! Il filo si sta muovendo!” Oppure: “Lancia sulle bollicine che salgono dal fondo!”. Od ancora: “Tienilo fermo ancora un minuto e poi spostalo di pochissimo!”. Tutte affermazioni che nella pesca a spinning, ancor più che con la coda di topo, suonano molto strane. Eppure, molto più spesso di quanto si pensa, il confine tra la pesca con esche artificiali ed esche naturali è assai labile, semplicemente perché entrambi a volte possono svolgere lo stesso lavoro e provocare i medesimi stimoli. Tutti? Forse no, ma senz’altro quelli che servono ai fini di una cattura. Ed è così che, col mio amico Michele, ci siamo ritrovati sulle sponde del “Nuovo lago Rottino” alla periferia di Pavia. Io alla ricerca dei possenti channel catfish e lui, con la coda di topo, intento a fare qualcosa di “strano” che da lontano non riuscivo a capire. Una volta avvicinatomi, ecco la spiegazione: “Hanno immesso gli storioni, e ieri sono riuscito a prenderne non pochi, ora ci sto riprovando”. Oltre  che una spiegazione, la frase mi suonò come una netta provocazione, naturalmente amichevole. Quindi non riuscivo assolutamente a non provarci e, uno a fianco all’altro ci mettemmo all’opera, sotto gli sguardi increduli e poco convinti degli abituali frequentatori del lago e del “roccolo” di pensionati che vi si recano per abitudine e per sfuggire un po’ all’opprimente calura estiva.

Ci rendemmo subito conto che per avere qualche risultato occorreva cambiare completamente mentalità rispetto allo spinning “classico”, soprattutto per quanto riguarda il recupero. Lo storione è un pesce che mangia sul fondo, tranne in casi molto rari, e lo dimostra la sua bocca, collocata non all’apice del muso, ma arretrata al di sotto di esso. Con un simile “cliente”, tutto va quindi adeguato di conseguenza.

 

GLI ARTIFICIALI

A parte quelli utilizzati pescando con la coda di topo, che sono illustrati più avanti ma che, comunque, possono essere lanciati tranquillamente anche a spinning se di peso appena sufficiente (l’azione di pesca, per ovvi motivi che vedremo, si svolge al massimo a 10-15 metri dalla riva), quelli utilizzabili con profitto a spinning sono piccoli grub, worms ed imitazioni di gamberetto. Sicuramente la lista non si esaurirà qui, ma tali esche hanno sicuramente una marcia in più e, tra tutti, i grub (o quella specie di piccoli “falcetti” o “vermettini”, chiamiamoli come vogliamo), si sono dimostrati quelli dal rendimento più elevato. I perché a mio avviso sono due: 1) Imitano comunque qualcosa di cui lo storione si nutre e predilige.

2) Molto più importante, sono armati per buona parte della loro lunghezza.

 Lo storione ha la bocca piccola in rapporto alle sue dimensioni, ed adatta ad aspirare dal fondo ciò che vuole ingoiare. Se noi pescassimo, ad esempio, con un worm da 4 o 5 pollici armato di un amo del 4/0 (ciò che si usa normalmente per i black) questo pesce non riuscirebbe ad aspirare il tutto, oppure aspirerebbe la parte libera dell’esca o, ancor più facilmente, capterebbe l’insidia.

Insomma, servono artificiali piccoli e con poche appendici libere. Un grub della lunghezza totale di 4-5 cm, con un amo robusto del 4 o del 6 è, a mio parere, perfetto. Il colore sembra non assumere importanza ma, per stabilire meglio questo ed altri particolari, penso che non basti una vita intera. Vediamo quindi quello che di concreto, e che rimane il particolare più importante, siamo riusciti a stabilire.

 

IL RECUPERO

Scordiamoci ogni recupero utilizzato per altre prede. L’unico a cui possiamo fare riferimento  è quel lentissimo stop and go utilizzato per la lucioperca in inverno, ma ancor più esasperato e, soprattutto, condito da qualche accorgimento: 1) Lasciamo scendere l’artificiale sul fondo e, invece di mettere la lenza in tiro, lasciamola in bando per mezzo metro circa. 2) Trascorsi indicativamente 6-7 secondi, mettiamo delicatamente la lenza in tiro e spostiamo l’artificiale di pochissimi centimetri, dopodiché rilasciamo la lenza in bando come prima. 3) Qualora percepissimo una tocca durante questi piccoli spostamenti dell’esca, meglio non ferrare (anche se non è facile controllarsi), ma lasciare nuovamente la lenza in bando. Il perché è presto detto.

 Lo storione che arriva sull’esca tende, come detto, ad aspirarla, dopodiché si sposta lentamente. Se al minimo tocco ferriamo, nel novantanove per cento dei casi andiamo solo a togliergli l’esca di bocca, mentre aspettando siamo molto più sicuri di ferrarlo. Ecco il perché del filo in bando! Il pesce vede l’esca sul fondo spostarsi (lentamente e soprattutto di poco, altrimenti è tutto inutile) e, incuriosito, si avvicina. Una volta aspirata si sposta e, solo quando vediamo la lenza muoversi, dopo circa 2-3 secondi vale proprio la pena di ferrare. Senza questo accorgimento, tra l’altro, è facile mettere in allarme lo storione, anche se sentisse la pur minima resistenza dell’altra parte della lenza.

Tutto questa risulta dalle mie esperienze e da quelle dell’amico Michele, che leggete a parte ma, trattandosi di diverse uscite concentrate in un periodo di tempo piuttosto breve ed in un solo spot, non vogliono assolutamente risultare come infallibili, ma solo consigliare al nostro meglio chi ci vuole provare. Personalmente queste catture mi hanno gratificato come non mai, perché mi dimostrano che, per fortuna, la parola fine nel libro dello spinning e dell’osservazione del comportamento dei pesci è ben lungi dall’esser scritta.

 

LA DIFESA DELLO STORIONE

Altro esaltante punto di forza è la sua difesa. Appena allamato sale dal fondo “a candela” e spicca salti fuor d’acqua da brivido, seguiti da fughe possenti e ripetute. Volendo, come si usa fare con altri pesci “saltatori”, possiamo contrastare queste acrobazie tenendo la canna bassa ma, personalmente, preferisco perdere un pesce in più ogni tanto pur di godere di questo appagante duello.

 

L’ATTREZZATURA

Io ho catturato pesci da 2 ai 4 chili all’incirca con una canna “da black” e monofilo dello 0,25 senza grosse preoccupazioni, anche se con gli esemplari più belli ero quasi “al limite”. Chiaramente, salendo nella taglia, tutto andrà regolato di conseguenza. Non ho riscontri, trattandosi di una pesca praticamente “statica”, sul fatto che un diametro superiore della lenza possa apportare problemi di visibilità (o forse più di presentazione). Ma in tal caso esistono i fluorocarbon ed i trecciati.

 

ACCORGIMENTI “EXTRA”

Quando ci troviamo a portata di canna un branchetto di questi pesci che, almeno in laghetto, si sono dimostrati abbastanza gregari, non ci sono grossi problemi, ma a volte può essere necessario richiamarli nei dintorni, pasturando preventivamente anche poco prima lo spot, per poi eventualmente ripetere una leggera pasturazione ogni tanto, quando le tocche ai nostri artificiali si fanno più rare. Anche l’artificiale può essere “scentato”, ma tutto ciò ve lo spiegherà Michele, a cui lascerò la parola tra poco. Ci rendiamo conto che indubbiamente le nostre poche esperienze non bastano a stabilire più di tanto, ma ci auguriamo almeno che bastino ad accendere in qualcuno di voi la voglia di provarci con un pesce che, con gli artificiali, non avrebbe dovuto avere niente a che fare. E invece . . .

 

        IL NUOVO LAGO ROTTINO

Situato alla periferia di Pavia, il teatro delle nostre pescate che ha da poco cambiato gestione ospita, oltre agli storioni, carpe, channel catfish e black-bass, con qualche soggetto di ottima taglia. A poca distanza dal Ticino, presenta acque di qualità piuttosto buona. Per ulteriori informazioni: 349-1181136.


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