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Sversamento di cloro nel Fiume Burano

Di Roberto Barbaresi pubblicato il 04/07/10

Nel  pomeriggio di Lunedi 28 giugno, nel tratto di Fiume Burano in corrispondenza della Zona Industriale di Cagli, si è verificata una consistente morìa di fauna ittica. Gli agenti della Polizia Provinciale di Pesaro e Urbino, intervenuti prontamente, sono riusciti a prelevare campioni d’acqua e ad individuare il punto di scarico indirizzando le indagini verso una lavanderia industriale. I primi sospetti sembrano avvallorati dalle analisi chimiche svolte dai tecnici ARPA che nei campioni prelevati hanno rinvenuto una massiccia presenza di cloro e suoi derivati, sostanze largamente utilizzate nelle lavanderie. Il giorno successivo alla pubblicazione della notizia sui quotidiani locali (2 su 3 hanno riportato dettagli completamente errati) la proprietà dell’azienda sospettata ha diffuso un comunicato nel quale si dichiara estranea e decanta la conformità dei loro impianti e procedure. Le indagini sono ancora in corso, allargate all'intera Zona Industriale, e per il momento rimane la gravità dell’episodio.

Il tratto di fiume interessato dallo sversamento ospita una popolazione ittica particolarmente interessante di cui fannno parte solo specie autoctone: Cavedano, Barbo, Vairone, Lasca, Rovella, Ghiozzo Padano, Cobite, qualche Trota Fario in discesa dai tratti superiori e qualche Carpa Regina probabilmente immessa. Sono stati recuperati e smaltiti in discarica 420 chilogrammi di pesci morti. Durante il monitoraggio svoltosi il giovedi successivo allo sversamento si è subito evienziata la diminuita quantità di fauna ittica rispetto al tratto immediatamente superiore. Nonostante ciò sono state rinvenute tutte le specie presenti, in particolare sono ancora rappresentate le classi giovani che stazionano nei rifugi e nei ghiareti ai lati della corrente principale dove il flusso velenoso ha verosimilmente inciso in maniera minore.

Un inquinamento analogo si verificò alcuni anni fa nell’alta valle del Fiume Metauro (conosciuta come Jeans Valley) quando fu accertato che un’azienda di trattamenti tessili scaricò una grossa quantità di cloro nel fiume per un malfunzionamento dell’impanto di stoccaggio.


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