Tecniche

Tinca: la signora delle acque dolci

Di www.pescaepesca.org pubblicato il 18/12/11

 

Se per assurdo questo pesce si trasformasse in un essere umano non potrebbe che diventare una elegante e bella signora dalle forme abbondanti e movenze sensuali con atteggiamenti un po’ snob. Ad incontrarla vien da chiamarla Sabrina come la conturbante attrice romana Ferilli ma il suo nome latino è “tinca tinca” (linnaeus 1758) della famiglia dei ciprinidi.

Molti sostengono che sia autoctona cioè vivente nelle acque della nostra penisola fin dagli albori delle sue origini ma qualcuno che sia arrivata in Italia dall’ oriente ai tempi dei romani come la carpa. Di sicuro è stata introdotta in Sicilia e Sardegna. La cosa interessa poco a noi pescatori che ci accontentiamo di insidiarla ed alcune volte di portare piacere alle nostre papille degustative colla sua carne. Ad onor del vero non tutti l’ apprezzano dato che la nostra signora passa la sua esistenza a succhiare invertebrati dal fango; Ma molteplici sono comunque le ricette a Lei dedicata.

 

La tinca ha una corporatura massiccia ed una colorazione verde con tonalità variabili a seconda del luogo in cui vive e piccolissime squame; Ne esistono alcune con macchie bianche ed altre con macchie nere e grosse come ho io stesso catturato in un piccolo lago della Carinzia (Austria). Ha  dei denti faringei (4 o 5 per ogni lato) che  sono claviformi. Il suo ventre è generalmente chiaro  diventando  più bruno verso il nerastro nelle parti superiori.  La pelle della tinca è spessa e ricca di ghiandole mucose che la rendono viscida e con piccolissime squame.

Nelle peschiere (generalmente vecchie cave per l’ estrazione dell’ argilla)  di Poirino (TO)  viene allevata a scopo commerciale la versione dorata.

Ama le acque ferme o a corso lento con fondali fangosi e specialmente se ricchi alghe. Vive però anche in acqua di risorgiva e si adatta pure nei laghi e laghetti di collina oltre che ai grandi bacini dei grossi laghi.

Tollera acque leggermente salmastre.

Tipica la sua presenza nelle lanche cioè nei rami morti dei grandi fiumi.

Particolarmente significativa la su presenza nel lago di Iseo.

La sua vocazione è gregaria e delle volte  si incontrano branchi di individui della stessa taglia. L’ alimentazione è costituita da animali bentonici come vermi, larve di insetti, molluschi e crostacei oltre alle alghe come componente secondario della dieta. E’ abbastanza adattabile alla temperatura dell’ acqua anche se nei periodi più freddi se ne sta in “letargo” (rallenta le funzioni vitali) in mezzo al fango. Resiste inoltre per parecchio tempo fuori dall’ acqua. Purtroppo è una specie che ha subito fra i primi una netta regressione numerica a causa dell’ inquinamento.

 

RIPRODUZIONE: La “frega” avviene in acqua bassa e la femmina depone fra la fine della primavera e l’ inizio dell’ estate , con temperature di 19-20 °Cun numero di uova elevato ( circa 400.000/600.000 ogni Kg) con diametro di 0.8/1.3 mm

Le uova schiudono in 4-8 giorni avendo necessità di 100-120 gradi giorno e le larve possiedono organi adesivi e rimangono, fino all’ assorbimento del sacco vitellino, attaccate alle piante acquatiche. La crescita è piuttosto lenta ; La maturità sessuale è raggiunta a 2 anni per i maschi e a 3-4 per le femmine. Raggiunge nelle acque italiche i4 Kgdi peso con qualche rara eccezione superiore; La media delle catture è compresa fra i 500 e i2000 grammi. Vive in media 10 anni.

 

LA PESCA: Bisogna tener conto che essa è protetta da misure minime (generalmente attorno ai20 cm) e periodi di divieto di prelievo durante il periodo riproduttivo in tutta Italia con variabili da regione a regione per cui è meglio informarsi magari andando a cercare il link adatto nel nostro sito all’ articolo “link legislativi”.

La sua cattura avviene occasionalmente, ma non troppo, pescando a passata. Per la sua pesca specifica essenziale e ovvio è la certezza della sua presenza in maniera significativa nello spot; In acque circoscritte come stagni, piccole cave, stretti canali bisognerà adottare un comportamento ovattato atto ad evitare rumori inutili in quanto la “nostra signora” è particolarmente timida. Una pasturazione preventiva di qualche giorno è il preludio per la sua cattura. Nel lago Maggiore , ma anche altrove, era consuetudine pasturare con bocconi di polenta mischiata a gorgonzola; Non arrivando a tal punto si può benissimo comprare la polenta pronta venduta nei negozi di pesca o fare delle palline usando della pastura specifica a base dolce unendoci del mais. Anche il pane, i piselli ed altri legumi sono adatti allo scopo. Manipolando gli impasti è consigliato ai fumatori incalliti indossare guanti di plastica per non impregnare il composto di odore e sapore sgradevole. Usando come esca gli impasti una ancoretta ha miglior tenuta che l’ amo singolo. Una buona tecnica più raffinata della classica vetusta pesca a fondo è il cosiddetto Method con l’ esca anche infilata nella pastura che si stringe attorno al marchingegno.  Si può benissimo anche pescare col galleggiante. In questo caso l’ abboccata della tinca è caratterizzata sovente da sussulti del “tappo” più o meno marcati; Si aspetterà un deciso affondamento e poi si ferra, La sua massiccia conformazione fa che la “signora”  attui una difesa poderosa almeno inizialmente ma non certo paragonabile a quella di carpe o barbi. Un finale dello 0.20 sarebbe sufficiente  anche per grossi esemplari ma il suo vivere presso alghe induce ad usare nylon di qualche misura superiore nel caso che durate il recupero vi si infili dentro. Gli ami andranno scelti in base all’ esca magari usando quelli dorati innescando il mais.

 CUCINA:  Traggo dalle tabelle di composizione degli alimenti dell’ Istituto della nutrizione: 100 gr di parte edibile cioè commestibile apportano 76 Kcal e contengono 18 gr di proteine, 80 mg di sodio, 244 di potassio, 0.5 gr di lipidi, 1 mg di ferro, 218 di fosforo, 31 mg di calcio, 0.06 di tiamina, 0.15 di riboflavina oltre a tracce di vitamina A e C.

 

Segnaliamo la sagra della tinca al forno a Clusane D’ Iseo

http://www.clusane.com/eventi/locandina_settimana_della_tinca.pdf

 

Altre sagre sono nella zona di Poirino e ci si informi nei siti adeguati.

Infatti in tal paese a metà maggio si svolge da molti decenni la fiera della tinca (70-80 vasche di esposizione) che è l’ unico concorso sull’ allevamento ittico di cui abbia sentito parlare. Per chi fosse interessato all’ acquisto di tinche nello stesso paese esiste un consorzio.

http://www.arcanova.info/mat/aziende_schede/razze_autoctone/TincaGobbaDorata.pdf

 

La colorazione dorata di quelle tinche è dovuta alle terre argillose della zona e la gibbosità pare all’ eccesso di alimentazione. I pesci vengono immessi in commercio una volta che raggiungono il peso di 100-120 gr. Una taglia cosi piccola fa si che le loro carni non prendano gusto di fango. Esiste addirittura un disciplinare per il loro allevamento.

 CURIOSITA’:  Come ogni signora di origini nobili anche la tinca ha le sue storie ed anche se non sono sentimentali sono almeno alquanto interessanti e singolari. Si diceva che era magica avendo proprietà di guarigione di altri pesci ed anche della razza umana. Alcuni antichi medici sostenevano che messa sul capo guarisse le infiammazioni agli occhi e se applicata alla pianta del piede guarisse la peste. Siccome all’ epoca già esistevano le correnti di pensiero altri esimi dottori affermavano che l’ ultima applicazione invece fosse adatta per curare l’ itterizia ed il mal di testa oltre a far cessare la febbre.

 

Invitiamo i lettori a visitare http://www.pescaepesca.org/ con molti interessanti articoli compreso interviste ad ittiologici noti.


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