Tecniche

TROTA TORRENTE: MARZO, MESE PARTICOLARE

Di Silvio Fattori pubblicato il 22/03/18

Un momento un po' particolare per i trotaioli che si trovano a fare i conti con un periodo stagionale difficile per le vere selvatiche...

Oggi i corsi d’acqua che possono vantare un patrimonio genetico di tutto rispetto si contano sulle dita di una mano che per troppo tempo si è chiusa in un pugno ottuso e cieco andando contro alle leggi dettate dalla natura immettendo materiale pronta pesca nei posti sbagliati con gravi perdite per tutto il patrimonio ittico, marmorate e mediterranee in primis. Solo alcuni corsi d’acqua hanno mantenuto una buona parte delle trote autoctone perché inaccessibili, quindi inarrivabili per le semine pronta pesca e clandestine. Le gare di pesca alla trota in torrente che negli anni ’90 hanno vissuto il loro massimo splendore hanno contribuito a far ibridare razze autoctone con quelle di immissione di puro ceppo Atlantico. Attenzione, anche il sottoscritto ha contribuito, in qualche modo, a far accadere tutto ciò perché forse accecato dal divertimento delle competizioni dove scorreva a fiumi l’adrenalina, dove ti sentivi vivo, ed intanto anche i torrenti dell’Appennino stavano per vivere il loro momento di crisi peggiore ed in poco tempo sarebbero sprofondati nel baratro delle centraline idroelettriche che li riducevano a rigagnoli senza un minimo di speranza di rinascita. Il popolo dei pescatori assisteva inerme a questo scempio autorizzato da permessi Statali e da promesse mai mantenute. Fortunatamente, siamo riusciti in qualche caso a far cessare il lavoro delle centraline nei mesi estivi, quelli in cui i fiumi ed i torrenti sono più simili a sassaie aride che a corsi d’acqua, però questo non basta a raggiungere gli obiettivi fissati. Quindi, addio trote di qualità, ma, soprattutto, addio acqua! Fortunatamente, all’improvviso si è notato un forte risveglio ed una netta presa di posizione, soprattutto da parte degli ittiologi che, anche attraverso i media di settore hanno proposto un ritorno alla rusticità delle trote, ma anche molti trotaioli di nuova generazione hanno sposato con forte convinzione questa tesi sperando in un futuro migliore per i nostri torrenti. Un nuovo avvenire più ricco di risorse idriche e di trote con la “T” maiuscola. La pesca deve essere un investimento a lungo termine, soltanto così potremo riavvicinarci ai ceppi di un tempo, solo riavvicinarci, perché difficilmente avremo ragione di un danno ormai fatto. Le gare di pesca in torrente le dobbiamo comunque continuare a disputare, come devono essere effettuate le semine annuali di materiale pronta pesca. Ma tutte queste discipline ed operazioni devono essere fatte in tratti di torrente ben precisi, dove la popolazione di salmonidi è più scarsa o, addirittura, assente per mille motivi che non stiamo a spiegare. Le competizioni fanno parte dell’indotto della pesca sportiva e contano migliaia di appassionati, ma la pesca alla trota in torrente è ben altra faccenda. Nei tratti, diciamo, più pregiati, via libera alla semina di trotelle ed avannotti di qualità per cercare di recuperare i ceppi perduti o creare una popolazione comunque rustica. Oggi ci sono tante realtà in Italia dove le Associazioni di pescatori tramite permessi concessi dagli Enti competenti hanno lavorato molto bene e, adesso, si ritrovano fiumi e torrenti ricchi di trote selvatiche che regalano emozioni uniche a tutti i pescatori amanti di questa specialità. Ovvio che se si impugna un progetto di rivalutazione del materiale ittico, dobbiamo comunque creare dei tratti riservati dove la pesca è vietata e tratti no-kill aperti a tutte le tecniche di pesca con le varie limitazioni, amo senza ardiglione prima di tutto. I tratti liberi saranno comunque ripopolati in modo naturale dai pesci che si spostano lungo l’asta del fiume o del torrente.

Difficoltà marzoline

Le condizioni meteo di questo mese aiutano ben poco i pescatori in genere. Gli amanti della pesca in torrente si trovano di fronte corsi d'acqua con temperature vicine al ghiaccio fuso oltre a portate poco gratificanti. La scelta migliore, in questo periodo è quella di affrontare torrenti di collina che “portano” poca acqua di neve ed anche la temperatura del liquido è più gradevole e favorisce l'attività delle trote, soprattutto nelle ore centrali della giornata quando le temperature esterne sono gradevoli.

Motori al minimo

Acqua fredda ed opalina, livelli medi e trote apatiche è il prospetto che ci troveremo di fronte. Dobbiamo, quindi adeguarci a questo ed entrare nella filosofia che il metabolismo dei pinnuti in detto periodo non è certo paragonabile a quello che sarà tra qualche mese. In questi ambienti dobbiamo sondare, ora, le postazioni più profonde impiegando corone più pesanti del solito. Una veloce lettura dell'acqua che chiama venti pallini del n. 2 dobbiamo affrontarla senza battere ciglio con pallini dello zero. In questo modo faremo passate molto lente ed attente trattenendo l'esca nei punti ritenuti più proficui. Le abboccate saranno poche, ma di qualità indiscussa, sospettose e quasi impercettibili, talvolta, ma di una soddisfazione unica.

Corone in action

Venti pallini dello zero equivalgono a circa otto grammi, in questo caso disposti in un metro di lenza dello 0,20. Non dobbiamo caricare troppo in punta partiremo con una distanza tra i primi pallini di circa un centimetro per aumentare in progressione per fissare poi gli ultimi cinque pallini a circa cinque centimetri l'uno dall'altro. Con questa corona domineremo le schiume e i giri d'acqua più profondi e proficui per il momento. Terminale in fluorocarbon di venticinque centimetri amo del n.6 privato dell'ardiglione per un corretto catch&release.

P-Line Super Light Fluorocarbon

Pescare in torrente vuol dire far passare l'esca ed il terminale su fondali ciottoloso, spesso disastrati e ricchi di insidie. Dobbiamo quindi affidarci sempre a fluorocarbon di qualità per evitare l'abrasione del terminale e la conseguente perdita di un bel pesce proprio sul più bello. Fluorocarbon nel vocabolario tecnico del pescatore vuol dire sì, resistenza all'abrasione e invisibilità, ma anche rigidità del materiale e conseguente presentazione poco naturale dell'esca. Le aziende di settore, P-Line in questo caso, ha dedicato molto tempo alla ricerca per ovviare a questa rigidità comune denominatore di molti fluorocarbon riuscendo a realizzarne uno veramente molto interessante: Super Light Pure Fluorocarbon. Si tratta di un fluorocarbon purissimo molto morbido e quindi adatto per l'impiego su pesci difficili. Un asso nella manica anche in torrente soprattutto nella misura di 0,152mm. Disponibile in bobine da 100 metri nelle misure di 0,115 – 0,132 – 0,152 mm.

Nuove girelle triple by Vincent

L'uso di una girella tripla diventa indispensabile quando si pesca in torrente. La corona viene realizzata su uno spezzone di lenza lungo almeno un metro dove alle due estremità troviamo due tipi diversi di girelle. Dove avviene il collegamento con al lenza madre impiegheremo una girella semplice mentre per collegare il terminale una tripla. La misura di questa va in base alla dimensione della corona. Le nuove girelle triple di Vincent sono disponibili nelle misure che vanno dal 18 al 22. Sono girelle realizzate con materiali di alta qualità e girano, quindi alla perfezione annullando completamente lo stress sul terminale generato dalle turbolenze della corrente. Un prodotto che conferma ancora una volta la qualità indiscussa del marchio Vincent.


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