Itinerari Italia

Trote d'estate a spinning in Alta Val Trebbia

Di roberto granata pubblicato il 29/06/15

Alle persone che non praticano il meraviglioso sport della pesca il titolo potrebbe suonare strano, perché la trota, viene spesso vista nell’immaginario collettivo come “il pesce che popola le montagne innevate”. Alle persone che invece lo praticano, tornano alla mente immagini di torrenti “estivi” dai livelli alquanto bassi, popolati da pesci piuttosto apatici e restii all’attacco delle nostre insidie, specie se artificiali. Parlando di spinning, dopo un periodo primaverile in genere caratterizzato da livelli piuttosto abbondanti e da pesci ben disposti all’attacco, arriva il difficile periodo dei livelli bassi, che porta di conseguenza alla riduzione degli spot pescabili, della corrente e di una serie di fattori che, tutti assieme, rendono decisamente la pesca più difficile rispetto al periodo precedente, e non solo. Vediamo quindi come cercare di indurre comunque all’attacco qualche bella regina.

CASCATELLE E ZONE D’OMBRA

I livelli bassi cambiano, ovviamente, la morfologia del torrente ma, a ben vedere, non tutti i mali vengono per nuocere. Anzitutto i salmonidi sono obbligati a vivere in determinati spot, per… evidente carenza o totale assenza di acqua negli altri. Tra gli spot rimasti i più proficui sono di norma due, e si trovano:

  1. Ai piedi delle cascatelle, fin dove smorza la corrente.
  2. Nelle zone più ombreggiate.

Approfondiamo. Riguardo al primo occorre dire che i salmonidi, che già di norma frequentano punti più mossi rispetto ad altre stagioni, vi trovano anche maggior ossigenazione e qualche probabilità in più di procurarsi cibo. A favore del secondo gioca invece il fatto di una minore luminosità che, soprattutto per la fario, animale notoriamente piuttosto lucifugo, diventerebbe specie nel periodo in oggetto davvero eccessiva. Oltre a ciò, la caduta di insetti dalle fronde che creano le suddette zone d’ombra fa sicuramente la sua parte ed, a mio avviso, è errato pensare che possa interessare solamente i moschisti, in quanto gli istinti dei predatori difficilmente si orientano “a senso unico”. Vale a dire che la trota che si posiziona sotto alle fronde sarà si interessata dall’insetto che cade, ma non di certo indifferente a qualche altro intruso (leggasi artificiale) che penetra nel suo raggio d’azione. A volte poi gli attacchi avvengono per una sorta di “azione – reazione”, ovvero per quello che noi chiamiamo abitualmente “effetto sorpresa”. Ad ogni modo, ce né quanto basta per prendere in estrema considerazione i due spot sopraccitati.

“PROVE” SUL TREBBIA

Molte di queste considerazioni scaturiscono da uscite compiute da me e da un amico sul torrente Trebbia, in quel di Gorreto, il primo paese della Liguria bagnato dal torrente dopo il confine con l’Emilia Romagna (provincia di Piacenza). Qui si trovano quattro tratti ben gestiti dall’A.S.D. Pescatori Val Trebbia (tel. 339-4353233 – www.altavaltrebbia.it), creati per soddisfare ogni ambizione piscatoria, dal neofita al più incallito pescatore, compresi i tratti riservati al solo spinning a numero chiuso od alla sola pesca a mosca, popolati da pesci da brivido, come da brivido è la cucina dell’albergo Miramonti, dove si possono acquistare anche i permessi di pesca. Ma torniamo ora alle trote estive con qualche ultimo consiglio.

ORARI E RECUPERO

Per questi due argomenti non basterebbe un libro. È comunque vero che, nella stagione calda, l’alba, ma soprattutto il tramonto, hanno una marcia in più o sono comunque meno difficili da affrontare. Ma negli orari meno “canonici”, si sa, la pesca premia gli audaci, a volte con sorprese davvero di taglia. Un buon trucchetto, spesso troppo poco attuato, è il seguente: quando la trota insegue l’esca anche per diversi lanci consecutivi fin quasi sotto ai piedi, ma con poca convinzione, è la volta dei “finti stop and go”. Sappiamo che, a differenza di molti predatori che rimangono nei paraggi, la trota, quando interrompiamo il recupero fa quasi sempre dietro front per ritornare al suo punto di partenza. Ma se noi simuliamo un’interruzione del recupero (ma solo per una frazione di secondo) e poi lo riprendiamo, magari un po’ più veloce, spesso la trota si butta sull’artificiale con veemenza. Se non avviene l’attacco, possiamo, anche nello stesso recupero, ripetere più volte il giochetto, che a volte ci regala attacchi di una ferocia tale da far accapponare la pelle… E non dal freddo.


FacebookTwitterGoogle+Invia per email

Collabora


Ti potrebbero interessare anche: