Racconti

Un sorriso

Di Daniele Ghigo pubblicato il 24/04/09

 

Un sorriso
di Daniele Ghigo
 

Finalmente c' eravamo!.

La tanto sospirata, e pianificata, battuta di pesca, stava per iniziare.

Erano le cinque di mattina di un Sabato di metà luglio; seduto sul terrazzo di casa, aspettavo gli amici, con cui saremmo partiti alla volta del Po, dove ci saremmo imbarcati su una house-boat, per due giorni speciali, per noi trotaioli da torrente. Si andava a siluri, gatti, breme, e chissà cos'altro ancora. Puntuali, i fari, appena attutiti dalla luce dell'aurora imminente, si affacciarono sul cancello di casa. In testa Roberto, detto Roccia, alla guida del furgoncino, su cui avremmo viaggiato lui, io, e..., l'attrezzatura di pesca. Qualche metro indietro l'auto di Giovanni o Giovan, con accanto a lui, Livio, detto Vasiot. La mia attrezzatura, e le provviste, erano accatastate vicino a me sul terrazzo.

Velocemente caricammo il furgoncino e partimmo alla volta della provincia di Cremona.

Sosta per la colazione ad un'autogrill, e via!!!.

Giunti a destinazione, eravamo in piena frenesia. Scarica dal furgoncino, carica il battello, passa questo, molla quello, scansati, lascia, tira... . In mezzo al bailamme, non ci scordammo di brindare con dei pescatori olandesi, ed alla nostra guida, con l' ottimo Arneis, che faceva parte, in dosi pantagrueliche, delle nostre scorte da cambusa.

Il cielo si stava facendo plumbeo, giungemmo appena in tempo nella zona, scelta dalla guida, per la battuta. Neanche ormeggiata la barca, venne giù il finimondo a gocce. Erano le dieci circa, Vitaliano, la guida, noto esperto pescatore, ma anche metereologo..., prima di tornare al campo base, con il tender, ci assicurò che in una o due ore sarebbe tornato a splendere il sole. Piovve fino ad oltre le ore ventitre!!!.

Ingannammo il tempo giocando alla belotte, e qualcuno vinse l'onore di lavare i piatti..., dopo il pranzo, abbondante e ben innaffiato da Arneis e Nebiolo. Il resto della giornata, se ne andò sotto la pioggia, ma il tempo scorreva in letizia, tra una partita a carte, qualche bicchiere di vino e chiacchere.

Prima di andare in cuccetta notammo che il livello del Po cresceva, nulla di preoccupante, neppure per dei montanari, abituati ai torrentelli, ma qualcuno di particolarmente apprensivo, si addormentò con la paura di risvegliarsi a Venezia, gli altri tre, invece, non riuscivano a prender sonno dal troppo ridere...!.

Domenica mattina alle 6,00 tutti in piedi. Il sole si affacciava, timidamente, su di un cielo terso. L'aria odorava di pulito, ed una leggerissima brezza faceva muovere appena le foglie degli alberi, della vicina riva, dopo aver accarezzato l'acqua del fiume, senza, quasi, incresparla. Abluzioni, caffè, e finalmente si pesca!.

Vasiot, la cui partecipazione, era stata in forse fino all'ultimo minuto per, seri motivi di salute, ma che, per fortuna, anche stavolta ce l'aveva fatta; non si sentiva ancora abbastanza in forma per pescare, decise allora di fare il “guadinatore” per Giovan, Roccia e me. Giovan, esuberante come sempre, con un paio di ferrate, energiche ed a vuoto, attentò alla mia incolumità, tanto da farmi rimpiangere il casco da moto, che giaceva inutile, nel mio garage, a circa quattrocento chilometri di distanza..!.

A mezzogiorno, Vitaliano ci venne a riprendere. Grazie a lui, provai l'ebrezza di pilotare l'house-boat sulla via del ritorno. Sei mani stringevano qualsiasi appiglio, alla loro portata, ma nonostante la poca fede dei loro proprietari, nella mia capacità di apprendimento, giungemmo sani e salvi all'imbarcadero.

Un' ottimo pranzo preparato dalla compagna di Vitaliano, e consumato in convivio, con pescatori di mezza Europa coronarono, degnamente la nostra prima battuta sul Po.

Sulla via del ritorno, seduto accanto a Roccia, che aiutato dal suo fido navigatore satellitare, ci avrebbe riportati a casa, riflettevo su questa esperienza; complice il maltempo del Sabato, non è che avessimo fatto un gran bottino di pesce, ma ci eravamo veramente divertiti.

Dopo settimane di apprensione per la salute di Vasiot, l'avevamo ritrovato, provato, ma entusiasta e sorridente.

Quel sorriso, valeva il viaggio intero. Perchè per noi, per me, la pesca è anche, ed a volte soprattutto: il sorriso di un'amico.

 


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