Tecniche

UN LUCCIO PER L'ESTATE

Di Roberto Granata pubblicato il 20/05/09

C’era una volta una trasmissione (televisiva o radiofonica, non ricordo) intitolata “Un disco per l’estate”, molto popolare e seguita da milioni di persone. Se in ambito pesca lanciassimo la moda di “Un luccio per l’estate”, sicuramente i fan sarebbero molti, ma molti di meno. Ciò è dovuto, come ho già avuto modo di dire, a diversi motivi, tra cui i principali sono la radicata convinzione che il periodo sia negativo e la propensione di altre prede all’attacco, prede che in altre stagioni è più difficile convincere. Ma il problema è che spesso non sappiamo ciò che ci perdiamo! Il luccio in estate è spesso ben disposto ad attaccare i nostri artificiali ed, addirittura, certe estati “particolari” possono superare anche di molto, come resa, certi inverni un po’  “storti”. Vediamo di saperne di più.

PESCI AGGRESSIVI

Certe situazioni estive, è vero, possono portare gli esocidi verso uno stato “apatico”, ed anche da ciò nasce la convinzione che “è un periodo negativo, meglio lasciar perdere”, ma tante altre lo rendono invece molto “sveglio” ed aggressivo. Una di queste è, inaspettatamente, il caldo torrido.

Quando le temperature (anche e soprattutto quelle dell’acqua) sono davvero elevate, oltre la media estiva, e soprattutto perdurano da diversi giorni, le rotelle del luccio vanno un po’ “in tilt”, come d’altronde succede nella situazione diametralmente opposta, cioè col troppo freddo. Solo che con quest’ultimo i risultati, di norma, non si possono definire eclatanti, mentre nel discorso in questione possono arrivare ad esserlo, eccome. Avendo a disposizione luoghi, come ad esempio gli invasi delle briglie, dove qualche cascatella, anche di piccole dimensioni, crea zone di acqua più fresca ed ossigenata, sarà opportuno concentrarci su di quelle, pur senza tralasciare anche gli altri spot. Infatti, pur restando micidiali i luoghi appena menzionati, è successo parecchie volte, sia a me che ad altri spinningofili, di pescare nei medesimi invasi con le brigile completamente chiuse da tempo ed ottenere comunque buoni risultati. A riprova di ciò, anche in altri invasi con acque perennemente ferme, come ad esempio le lanche, gli esocidi col caldo torrido non disdegnano affatto di prodursi in attacchi, anche piuttosto fragorosi. Basterà pescarci con convinzione, fattore che, visti i precedenti elencati, putroppo a volte viene un po’ meno. Eppure un ramo sommerso nel sottoriva, un piccolo banco di ninfee od anche un piccolo scalino del fondale possono ospitare il nostro amico luccio, incavolato come non mai. Diamo ora un’occhiata agli orari ed agli artificiali da preferire.

ORARI IMPENSATI

Pur rimanendo ottimi, come da logica, gli orari attorno all’alba ed al tramonto (soprattutto quest’ultimo), durante i quali però gli attacchi avverranno più per fame, anche se non solo, sono proprio gli orari più “roventi” (tipo mezzogiorno od il primo pomeriggio) a regalare inaspettatamente non pochi attacchi, veementi come non mai e frutto spesso di vera e propria “incazzatura”. Da ciò si deduce che l’artificiale più adatto sia un rotante, meglio se di buone dimensioni, ma anche ondulanti, spinnerbaits e minnows non sono da scartare. Riguardo a quest’ultimi, il cui uso in questo frangente potrebbe apparire strano, ricordo che in determinate situazioni vengono attaccati anche per istinti diversi dalla fame. Questa è proprio una di quelle situazioni dove il troppo caldo, evidentemente, non nuoce solo alle rotelle degli umani, ma anche a quelle del buon esocide. Ottimi artificiali nel periodo in questione sono poi i Jerk, così come i grossi poppers ed altre esche “da piena superficie”. Compiendo un po’ di baccano e vistose scie a galla, sono molto attiranti nei confronti dei lucci “arrabbiati” delle situazioni descritte e, dulcis in fundo, ci regalano attacchi da cardiopalma. Di norma, molti di noi sono abituati agli attacchi a galla dei black-bass che però, pur se divertentissimi (e chi lo nega?), non sono niente al confronto del fragoroso attacco a galla di un luccio di svariati chili. Il black ha un attacco piuttosto lento, mentre l’esocide è velocissimo. Vedere all’improvviso un gorgo gigantesco, con l’acqua che schizza via da tutte le parti, è un’emozione che per il lucciofilo accanito non ha prezzo, e di questo periodo l’emozione si può provare coi suddetti artificiali.

UNA FERRATA . . . STRANA

Se con altri tipi di ricerca al luccio siamo portati (giustamente) a piazzare una pronta ferrata non appena percepito l’attacco, con quella appena descritta converrà invece attendere un attimo o, se proprio non riusciamo a farlo (non è facile, soprattutto la prima volta, assistere ad un simile attacco e controllarsi), ferrare in modo un poco “blando”, per poi ripetere l’operazione subito dopo. Ma perché un pesce che di norma visto il suo modo di attacco in altri frangenti va ferrato prontamente, esige ora una simile tattica? Il discorso non è dei più facili, ma occorre dire che si presenta praticamente con ogni predatore d’acqua dolce, escluso un po’ il cavedano. Quindi le diverse caratteristiche con cui diverse specie di predatori sferrano un attacco in altre circostanze, vengono ora meno, ed il tutto, per così dire, si uniforma. Ma, ragionando ulteriormente, si scopre che non è l’attacco a galla in sé a richiedere una ferrata non molto veloce (basti pensare ad un artificiale che lavora pochi centimetri sotto la superficie e la ferrata “ideale” ritorna più specifica per ogni specie), ma, secondo me, sono due fattori che ora elenco: 1) Il casino provocato da un artificiale di piena (e sottolineo piena) superficie, che porta il predatore di turno a sferrare un attacco forse meno mirato e “studiato”, per  via appunto del casino che gli fa perdere le staffe.

2) Il fatto che, a differenza di ogni altro tipo di attacco su artificiali (recuperati, non mossi sul posto) dove la scena si svolge circondata dall’acqua, in questo caso al di sopra non c’è . . . acqua.


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