Tecniche

Un piacevole ritorno, parte uno di due

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 18/12/11

Chi ama il surf non lo abbandonerà mai, basta una piccola situazione favorevole e ogni volta ci si accorge che è la regina delle tecniche da terra!

Chi scrive è surfista da oltre 20 anni quando, Meloni dettava le regole del gioco della pesca dalla spiaggia. Ricordo che uscì in edicola uno “Speciale Surfcasting” e lo lessi tutto d’uno fiato rimanendo estasiato davanti alle prede magnifiche, alle onde ed all’abbigliamento quasi lunare che gli angler indossavano. Tutto sapeva di sfida, di salsedine e di tattiche meravigliose per prendere quelle prede che sognavo. Alcune di queste erano già cadute sui mie ami ma si trattava sempre di piccoli esemplari, mai di qualche cosa degno di essere ricordato. I casi della vita mi portarono in Sardegna e mi ritrovai nel tempio del surf senza però sapere esattamente cosa fare almeno fino a quando non divenni casualmente amico di Gianpaolo Carta di Cagliari che, con una serie di sessioni interminabili, mi svezzò parecchio. Poi incontrai Meloni in persona, Falchi, Deiana e tutta quel gruppo leggendario di surfisti che erano la linfa vitale di Surf Casting Italia.

Tra le mille notti passate in jeans e giacca a vento a dormire sulla spiaggia alla fine della pesca (all’epoca non si parlava di bivvy, lettini, sacchi a pelo e altre comodità), ricordo un pomeriggio nella bellissima spiaggia di Porto Corallo vicino a Muravera poche ore prima che una grande mareggiata arrivasse a rendere la pesca impossibile. Avevo qualche bibi, due canne e una passione talmente forte da portarmi a fare tutti i giorni il tragitto lungo l’orientale sarda che mi portava da Cagliari a Muravera oppure dall’altra parte, a Chia  quando proprio  non c’erano le condizioni migliori, per arrivare direttamente a Badesi o a Platamona. Migliaia di chilometri, per vedere la canna piegarsi e sentire il sangue ribollire. Decine di cappotti incredibili ma anche, saraghi ed orate che, non avevo visto mai prima di allora. Quella sessione a Muravera ebbe però un sapore speciale perché era la prima che facevo “da solista” e per quella ragione, avevo scelto una spiaggia che conoscevo poco ma che mi era sembrata bellissima osservando il frangente crescente. Nel giro di mezz’ora presi due oratone ed una spigola e riuscii a finire il poco bibi che avevo con me prima di essere fatto prigioniero delle alghe che, nel frattempo, si erano alzate e cominciavano a rendere la pesca impossibile. Quel risultato era stato talmente entusiasmante da mandarmi al settimo cielo perché finalmente avevo catturato pesci veri, avevo surfato come sognavo e per un attimo mi ero sentito un vero e proprio “beachman”.

Mai avrei immaginato che quella sessione mi sarebbe rimasta nel cuore insieme a tanti altri momenti speciali della mia vita di angler.

 

Una sessione toscana.

Ottobre ha l’oro in bocca e questo lo lessi su una rivista quasi trenta anni fa in un articolo di un autore algherese  che ogni volta mi stupiva con racconti di orate nelle spiagge pescando con il granchio. Non sono mai riuscito a mettere a frutto quei consigli più che altro per mancanza di orate e le condizioni come quelle che raccontava Renzo Pirino.

Avevo pianificato inizialmente di andare in Inghilterra per pescare con il vecchio amico  Paul Kerry ma, problemi di tempo libero mi avevano portato verso lidi italici piuttosto che in terra di Albione. Peccato per l’occasione persa perché come testimonia la foto mandatami dal vecchio Paul, ci sarebbe stato da divertirsi parecchio con i merluzzi che sembrano siano tornati sulle coste britanniche del Nord est, grazie ad una politica lungimirante e forti divieti alla pesca professionistica.

Mentre decido sul dove andare a lanciare le mie esche, vengo a sapere da alcuni amici che in una spiaggia nei paraggi di Grosseto in cui avevo pescato per anni, stavano prendendo qualche orata e diverse spigole  anche se le taglie non erano nulla di trascendentale. L’occasione mi era sembrata  ghiotta per cui decisi di sfruttare l’informazione, organizzando una battuta volante per provare a fare qualche cosa di buono.

Le condizioni meteo erano discrete…per chi vuole andare al mare a prendere il sole….. nel senso che il mare era calmo ed era previsto un incremento del vento con possibilità di avere un piccolo rinforzo del mare e qualche benedetta onda. Conosco la spiaggia piuttosto bene e so perfettamente che devo cercare i canaloni che sono gli unici settori che possono produrre catture anche perché è la spiaggia che era arrivata a darmi addirittura una piccola ricciola molti anni fa oltre che una buona serie di spigole e  qualche sarago.

Vista l’esperienza del passato, decido di puntare tutto su un paio di scatole di bibi di piccole dimensioni, una paio di scatole di americano e per emergenza, aggiungo una scatola di saltarello nel caso si debba provare a mezz’acqua con il floater. Ma questa evenienza era lontana nella  mia mente e nella mia esperienza tecnica perché preferisco di gran lunga smettere di pescare piuttosto che confrontarmi con qualche sugarello o aguglia microscopica. Non per fare il sostenuto ma, vorrei pescare a surf e non praticare la pesca al colpo con una canna da surf…per quanto leggera.

Porto con me un vecchio tripode che acquistai in Inghilterra  quindici anni fa insieme a varie Zziplex e aggiungo una coppia di ottime telescopiche e altrettanti mulinelli a bobina fissa misura 6500 caricati con una treccia dello 012 mm. Non è il mio modo ideale per pescare ma, credo sia l’attrezzatura giusta per affrontare quella spiaggia e i suoi canaloni cercando di mandare il piombo abbastanza lontano e magari, fuori dalla portata dei soliti granchi .

Per una volta lascio a casa i miei fidati ABU 6500 che mi seguono da 15 anni e le mie Bass anche perché voglio provare a pescare secondo i dettami moderni della tecnica e non rimanere ancorato a stereotipi vecchio stampo. Certo, se ancora avessi le mie Zziplex non avrei avuto dubbi ma anche quella scelta sarebbe stata fuori misura per il lavoro che intendo svolgere.

 

La scelta del terminale.

 Ammetto di non avere mai avuto troppa fantasia nella scelta dei terminali ma da qualche tempo mi è tornata voglia di spiaggia per cui mi sono dovuto aggiornare se non altro sui diametri e le soluzioni migliori.

Decido allora di predisporre un long arm di circa 2 metri con un finale dello 020 mm ed un amo dell’8 di tipo Aberdeen in modo da innescare il bibi in modo decorso. E’ una composizione abbastanza al limite perché se si tratta di orate e, ne dovesse arrivare una di taglia decente, probabilmente avrebbe ragione facilmente del mio amo anche semplicemente schiacciandolo. Per bloccare lo scorrimento del bibi inserisco anche una piccola perlina ferma esca rallentata con un piccolo pezzo di power gum ed un bait clip leggerissimo auto costruito.

La seconda canna  con un doppio trave composto da una soluzione bassa di circa 1 metro e un secondo braccio tipo short rovesciato, con un piccolo floater su un bell’americano lungo circa 7 centimetri. Data la condizione di mare e di corrente, decido di scegliere dei piombi da 100 grammi che volino bene e dopo aver montato il tutto, mi rendo conto che tutto sommato il surf è sempre lo stesso poco importa se si va a mormore o a orate o spigole; è una pesca bella, tecnica ed affascinante.

Con una simile attrezzatura mi appoggio ad un side cast effettuato in piena velocità ed una traiettoria medio alta che mi faccia guadagnare qualche metro. Se avessi immaginato di trovare queste situazioni di mare probabilmente mi sarei affidato ai miei due ABU 6500 CT e le vecchie Zziplex 2500 per mandare le esche a distanza massima ma, penso che un lancio sui 90-100 metri sia sufficiente a stare in pesca nel migliore dei modi visto che ho trovato un canalone che tende ad allargarsi ed all’interno del quale vi è sabbia morbida che trattiene il piombo.

tra 15 giorni la seconda parte di questo articolo


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