Tecniche

Una pescata settembrina

Di roberto granata pubblicato il 04/11/13

Gli ultimi sprazzi d’estate e la prima parte dell’autunno, finché non intervengono grossi cambiamenti climatici, sono da sempre ottimi periodi per la caccia del black bass a spinning. Anche se ciò appare risaputo, un conto è "risaperlo", ed un altro è sfruttarlo cogliendo a dovere le opportunità che ci offrono. In poche parole non basta andare a pescare, ma è sempre meglio, oltre che più proficuo e divertente, andarci con la dovuta concentrazione. È ovvio che anche in un periodo "buono" vi possono essere alti e bassi, ed a volte è proprio ciò che ci può confondere. A tal proposito vorrei raccontarvi di un fatto accaduto pochi giorni fa ( settembre 2013 ), che mi ha portato ad una serie di ottime pescate di black. Dopo un inizio di Settembre dai toni ancora decisamente estivi, si è avuto ( nella Pianura Padana ) un giorno piovoso seguito da un paio di giorni piuttosto ventosi con un brusco calo della temperatura. In seguito, tempo un altro paio di giorni, la pressione atmosferica si è stabilizzata ( su valori medio-alti ), così come la situazione, tendente al sereno con temperature miti se non ancora "calde". Nei primi giorni del mese lo spinning al black stava dando risultati più che discreti, sia a me che alle persone che potevo vedere od avvicinare nei posti che frequentavo. All’improvviso ( si fa per dire, era preannunciato ) il brusco calo delle temperature che poteva davvero, di primo acchito, convincere un pescatore a desistere. Ed infatti, quel giorno, la lanca si presentò deserta al sottoscritto che, un po’ per passione, un po’ memore di passate situazioni analoghe ed un po’ per emulare il mitico San Tommaso, doveva proprio ficcarci il dito ( alias l’artificiale ) per convincersi. Deserta di pescatori, ma non affatto di boccaloni ben disposti all’attacco, ben più che nei "canonici" giorni precedenti. Ed in seguito? Dopo un altro paio di giorni buoni, anche se non al livello di quello appena raccontato, tornarono sul "più che discreto" e sullo stabilizzato tre cose: 1) il meteo. 2) L’umore dei black. 3) La presenza di pescatori.

SITUAZIONI PARTICOLARI?

Non direi proprio. Quelle che a prima vista possono sembrare tali sono invece, se ben analizzate, la conseguenza logica di eventi che "costringono" i predatori, e nel nostro caso i black, a comportarsi in un determinato modo, che è, ovviamente, quello che più conviene nel frangente in questione. Ai pesci, non ai pescatori. Analizzando quindi queste situazioni "settembrine" possiamo dire che: 1) I pescatori pensavano semplicemente che con il freddo i pesci si fossero rintanati o comunque non attaccassero. 2) I pesci non "avevano freddo" perché l’acqua, calda da mesi, in un giorno non aveva subìto alcun raffreddamento. Inoltre l’abbassamento di pressione aveva reso i black più "frenetici" ed il vento aveva portato ad alcune situazioni notoriamente favorevoli alla loro ricerca. Ovviamente il problema stava nel fatto che i pescatori non erano sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda dei pesci. A ben guardare è proprio questa una delle cose più importanti per pescare; essere in sintonia con loro e cercare di "pensare con la loro testa". Per farlo dobbiamo essere consapevoli, per prima cosa, che viviamo in un altro ambiente.

CANONICI O TRASGRESSIVI?

La pesca, e nella fattispecie quella a spinning, è quindi fatta di regole o di casualità? È meglio attenersi a determinate regole o giocare d’azzardo? Sono domande che, di fronte ad una passione autentica, uno spinningofilo si pone. Secondo me l’esempio riportato in questo articolo mette in risalto come il seguire determinate regole ed allo stesso tempo evadere dai luoghi comuni, può essere la chiave giusta per risolvere parecchie situazioni. Se quel giorno avessi dato retta alle regole ( o meglio, ai luoghi comuni ) sarei rimasto a casa. Pescando ho invece imparato che sovvertendo i luoghi comuni a volte si aprono gli occhi per vedere nuove regole, che non sono quelle dettate dall’uomo, ma dai pesci e dalla natura. Tutto questo senza voler minimamente atteggiarmi a niente ( al mio posto poteva esserci chiunque altro ), ma per suggerire che, a mio modesto avviso, ogni regola in più che scopriamo è ben accetta e migliora le nostre conoscenze, purché sia vista il più possibile con gli occhi dei pesci che, anche in quel giorno apparentemente avverso, seguivano una loro regola. Ed, uscita dopo uscita, la nostra pesca dovrebbe essere come una vecchia radio: girando il pomello ci sintonizziamo ad ogni scatto sempre meglio. Riusciremo un giorno ad arrivare sulla loro lunghezza d’onda?


FacebookTwitterGoogle+Invia per email

Collabora


Ti potrebbero interessare anche: