Racconti

Una sessione nel fiume di Roma

Di Samuele Maffei pubblicato il 13/12/11

UNA SESSIONE NEL FIUME DI ROMA

“Oh, una partenza!”

Con queste parole mi svegliai e dopo aver indossato rapidamente le mie ciabatte andai a ferrare.

Mentre recuperavo quel pesce, annebbiato dal sonno, cercai di orientarmi dentro quella scena che non sembrava reale, ma lo era più di quanto pensassi.

Eh si, ero proprio lungo le sponde del biondo Tevere in un posto da me ben conosciuto perché l’avevo frequentato già tante volte.

Intanto la mia carpa era arrivata sotto riva. Non era un gran pesce  ma almeno mi ero svegliato decentemente, altro che la sveglia per andare a scuola!

Rilasciai la carpa senza neanche tirarla fuori dall’ acqua  e mi sbrigai a rilanciare il mio innesco a ridosso di una legnaia sulla sponda opposta.

 In mia  compagnia  c’era  mio padre e Gianpiero.

 

Come d’obbligo di prima mattina facemmo una ricca colazione  per poi organizzarci  la giornata.

Visto che non avevo  niente da fare  mi misi a costruire  qualche terminale adatto per la pesca in fiume ed  in particolare adatti specificatamente per il Tevere..

 

Per utilizzare un approccio corretto in Tevere bisogna anzitutto frequentarlo continuamente.

 

 Per esperienza  vi dico che alle carpe non fanno paura inneschi grandi, infatti i miei diametri standard sono doppia da 20, doppia 24/20, singola 28 o 30.

 

Ma torniamo alla nostra pescata!

Fino all’ora di pranzo non si era mosso nulla, la superficie dell’acqua era movimentata solo dalle foglie che per opera del forte vento viaggiavano a gran velocità.

Era arrivata l’ora del pranzo ed il nostro “motto” in quel momento fu: “se non mangiano loro lo facciamo noi!”

 E così fu! Ma , con tutto il tempo a sua disposizione (dalle 7 alle 13) quando si decise la nostra amica a farci visita? Proprio nel momento in cui “inforchettai” la mia prima pennetta!

Dopo aver ferrato pensai che una volta tirata fuori quella carpa, che sembrava puntare la legnaia, non mi sarei pentito di aver interrotto il pasto!

Quando arrivò sotto riva, emozionato per ciò che avevo visto dissi: “Oh mio Dio che specchi!” Mi espressi così non solo per le dimensioni di quel pesce, ma soprattutto per la sua colorazione.

Un rosa che sfumava sul rosso, una cosa mia vista. Il pesce entrò nel guadino. Dopo le classiche foto che precedono il rilascio, rilanciai con cura il mio innesco accompagnato da delle boilies tirate con il cobra.

 Intanto Giampiero, vedendo in continuazione le carpe saltare a ridosso di un tronco sulla nostra sponda,decise di cambiare spot. La scelta fu subito premiata da una carpa regina che sembrava un treno infuriato.

 Portata a guadino accadde una cosa che non mi era mai capitata  prima. La mia canna di sinistra iniziò a “bippare”.

Appena ferrato, anche quella di mio padre partì  e così nell’ arco di 10 min riuscimmo a portare sul materassino 3 pesci per una foto ricordo da paura.

 

Rilasciammo i pesci immediatamente e decidemmo di smontare perché il sole scendeva a ovest.

 

Una giornata simile la ricorderò sempre, perché fu una delle più belle emozioni che il fiume di Roma mi ha regalato!

Ciao ragazzi e alla prossima avventura!

 

Un po’ di tecnica :

-Terminali: poiché si usano inneschi generosi è preferibile usare terminali semplici come nodo senza nodo o d rig con ami che variano dal 2 al 2/0 o addirittura 3/0,con trecciati potenti dalle 30 alle 50 lb.

 

-Piombi: preferibilmente dai 140 ai 250 g su un bolt rig a causa dei moltissimi ostacoli sommersi

 

- Canne : dalle 3lb alle 3,5lb perché se ci troviamo vicino a ostacoli occorre forzare i pesci per evitare gli incagli.

 

-Mulinelli: se si pesca a lancio vanno bene anche di medie dimensioni, l’importante che siano potenti e con una frizione affidabile.


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