Di roberto granata pubblicato il 17/01/25
Parafrasando le famose parole che sono state anche oggetto di un libro e che terrorizzavano il nemico (Achtung Panzer) possiamo arrivare a parlare di un pesce (Lucioperca) che, specie nel periodo del vero freddo, sa farsi rispettare ma è al tempo stesso "vulnerabile". Due cose accomunano il pesce in questione al famoso carro armato tedesco; la prima è il fatto di agire in modo "nuovo", la seconda è che quando qualcuno riesce a capire questa novità, ne può avere ragione. Non era tanto la qualità del mezzo a farne uno spauracchio, quanto la tattica del branco con la quale combatteva a renderlo, nei primi tempi, invincibile. Questo fino a quando qualcuno lo capì e, seppur coi dovuti tempi, finì per fare come e meglio di lui. Così è per il nostro "perca" ; la sua ricerca va condotta tenendo sempre ben presente che si tratta di un pesce relativamente "nuovo" per le nostre acque. Ne viene catturato qualcuno? Eccome, però si trovano diversi pescatori che ti dicono: "Prendo i cavedani, prendo i lucci, ma non sono ancora riuscito a prendere un perca". E chi invece ti dice: "Se non ci fosse il perca di questa stagione, sarebbe molto dura". Tutto ciò, appunto, perché si tratta di un pesce presente nelle nostre acque (luoghi isolati a parte) da qualche decennio e, anche se lo capiamo meglio di anno in anno, col tempo si migliorerà senz' altro la sua conoscenza. E, sempre in tutto ciò, chi ha la possibilità di pescare nei luoghi adatti, ogni anno nei periodi e/o momenti migliori e quindi, oltre agli ovvi vantaggi, di "capirlo" meglio, riesce spesso a vincere le difficoltà legate alla sua ricerca, difficoltà che comunque stanno anche nel suo modo di agire, abbastanza "lunatico" a prescindere da tutto. Vediamo ora però le ottime chances che possiamo avere proprio nel pieno del freddo.
QUANDO IL GIOCO SI FA DURO...
Uno dei periodi migliori per la cattura del nostro zander, e soprattutto dei giganti della specie è, forse inaspettatamente, il pieno del freddo. Quando anche il luccio, dopo le piacevoli sorprese tardo-autunnali ha un periodo di rallentamento, quasi di stasi, quando anche il cavedano limita le sue velleità, ecco che il perca ruba loro la scena. Si tratta di un periodo indubbiamente da non perdere, forse il migliore di tutto l'anno, assieme all'immediato post-frega. Ecco i vantaggi e gli accorgimenti per cercare di volgere il tutto a nostro favore.
1) Avendo a che fare spesso con pesci di taglia potremmo essere tentati di usare artificiali grandi, diciamo "stile luccio". Invece, pur avendo comunque qualche attacco con tali esche, raggiungiamo però risultati migliori con esche sui 10-12 centimetri (parlando di gomme od artificiali a forma di pesce).
2) Un altro paragone con il luccio (per notare un'altra diversità) riguarda l'allamatura. Mentre non è difficile che un luccio ingoi l'esca, il perca è spesse volte allamato "in punta di becco". Questo fattore, unito al suo modo di attacco spesso "soft" oppure dopo diverse tocche, od ancora in calata, suggerisce massima attenzione al contatto con l'eaca e ferrate repentine.
3) Il tramonto, pur restando un momento valido, non è ora l'unico a dare buone chances di cattura. Diventano validi anche gli orari centrali della giornata, soprattutto se ci troviamo in un periodo perturbato e quindi con giornate poco luminose. Il suddetto periodo è poi apportatore di pressione bassa (o meglio ancora se in ribasso).
4) Anche se con i "dati" accumulati finora i predatori alloctoni (essenzialmente lucioperca, siluro ed aspio) sembrano risentire meno dello stato della pressione rispetto a quelli autoctoni, il suo effetto non è comunque nullo. Quanto sarebbe utile ed importante se tutti i pescatori si mettessero ad osservare queste cose! Purtroppo le "tendenze" del web, dove chiunque può, ci portano da tutt'altra parte. Omissis.
5) Il pesce in questione ha l'apparato boccale coriaceo e, complici come abbiamo visto i suoi attacchi spesso "in punta di becco", si può slamare molto più facilmente a causa di uno o più ami che non penetrano a sufficienza che non per lacerazione. Da preferire nettamente quindi una canna rapida e giustamente potente (una canna da spinning che lanci fino a 40-50 grammi e li recuperi onestamente) ed un trecciato. Quest'ultimo ci darà anche i vantaggi di percepire meglio gli attacchi del pesce e di lasciare una quantità assai minore di esche sul fondo o su ostacoli vari.
6) Nei grandi fiumi i perca, che tendono anche ad imbrancarsi, prediligono sovente le prismate (e qui capite il vantaggio di una treccia) ed anche i fondali sabbiosi, purché ci siano zone di "morta" o rigiri d'acqua lenta. Ma in entrambi i casi è d'obbligo pescare "sotto". Se su di un fondo di sabbia non abbiamo problemi a far saltellare con le dovute pause il nostro artificiale, nelle prismate il discorso si complica. Se il luogo è davvero promettente (o è già stato redditizio in passato) converrebbe lasciare tra i prismi qualche esca "da poco" oppure antialga (che a volte purtroppo sono anche anti-pesce), per conoscere bene ogni anfratto ed esplorarlo con dovizia nelle uscite successive.
7) Altri ottimi luoghi sono gli invasi delle briglie. I fili di corrente non vanno mai tralasciati, ricordando che, rispetto al luccio, il nostro zander staziona (o gira) anche in correnti più sostenute.
Infine, ricordiamo che al tramonto si porta spesso alla fine dell'invaso, dove la profondità digrada ed il piccolo fiume o la roggia riprendono il loro corso. E stavolta l'istinto prevalente per cui lo fa si chiama proprio fame. Quindi... Achtung, Zander.
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