Di Edoardo Carnicella pubblicato il 18/01/07
Trascorrendo la maggior parte delle mie vacanze estive in montagna, sulle rive del fiume Sesia, non mi è mancata l'occasione di fare numerose e discrete catture; ma non vi racconterò di ciò ma di un esperienza indimenticabile che mi sono trovato ad affrontare.
Tutto è cominciato quando con mio zio e mio cugino abbiamo deciso di trascorrere un paio di giornate accampandoci con la tenda in un boschetto sulle rive del fiume.
Anche se quei due giorni di camping non erano finalizzati alla pesca, ma al cercare di stare immersi nella natura, al momento della preparazione dell'occorrente la tentazione di portare con me l'attrezzatura da pesca fu più forte di me, cosi cercai di convincere con successo mio zio (dico così perchè non potendo venire mio padre, se fosse successo qualcosa la responsabilità sarebbe caduta tutta su di lui). Cosi poco dopo partimmo, ma, mentre eravamo in macchina iniziò a piovere fortissimo e io gia vedevo sfumare le mie speranze al pensiero di dover passare due giorni in tenda.
Arrivati sul posto la situazione non migliorò e continuò a piovere fino alle sette di sera.
Quando smise, appena la tenda fu velocemente montata io mi “fiondai” sul luogo di pesca.
Mi misi su un lastrone di pietra il quale si affacciava su di una profonda buca (dove io credo che la profondata si aggiri in torno ai sei metri-sette); appena mi sedetti osservai la torbida acqua e poi iniziai a preparare tutto "l'armamentario", cioè una canna bolognese da 5 mt, lenza madre del 0.20, olivetta scorrevole da tre grammi e terminale dello 0.14 , amo dell' 6 e come esca vermi di terra.
Speranzoso di qualche cattura iniziai a pescare, alle otto si stava già facendo quasi buio e io avevo preso solo una fario e un piccolo ibrido che ho poi rilasciato.
Poco dopo sentii la voce di mio cugino che mi chiamava per avvertirmi che le costine erano quasi cotte; io gli dissi che facevo l'ultimo lancio e poi sarei arrivato. Innescai due succulenti vermoni e lanciai dall'altra parte del correntone dove si formava un bel giro d'acqua... dopo che l'esca atterrò sul fondo io misi in tensione il filo e subito dopo percepii due leggere mangiate il che mi portarono a pensare che ai miei vermi era interessata una piccola trota molto diffidente; ma subito dopo questo mio pensiero fu smentito dall'impetuoso attacco di un enorme trota.
Essa mi rubò subito dall'inizio metri e metri di filo trascinandoselo dove voleva lei, la reazione di stringere la frizione mi venne improvvisa ma appena lei si senti contrastata la sua ira divenne ancor più forte e s’ infilò al centro del correntone principale. A quel punto mi fu impossibile trattenerla e appena forzai un attimo lei spaccò il filo e se ne andò. Al momento fui un po' dispiaciuto ma poi quando mi resi conto anche solo della fortuna che avevo avuto ad incontrare un esemplare così ci ho ripensato e mi sono detto...
ALTRO CHE SFORTUNA!!!
Questo mi fece capire che tutti quelli che dicono che nei fiumi in generale non ci siano più trote serie è perchè non gli è mai capitala una simile esperienza. Io auguro a tutti di vivere un esperienza cosi non tanto per portare a casa un pesce enorme (cosa che comunque a me sembra da egoisti) ma più per la combattività di un pesce del genere.
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