Tecniche

Canna bolognese: la scelta della canna corta

Di Massimo Zelli pubblicato il 24/09/12

Tratto da: i segreti dei pescatori

L’uso di corte bolognesi è assai più diffuso in Toscana ed in Emilia-Romagna che non  nelle regioni a nord e questo è dovuto essenzialmente alla maggior presenza di fiumi di tipo appenninico con portate esigue e caratteristiche degli alvei piuttosto singolari e variabili. Lo strumento prencipe per muoversi in questi ambienti è la bolognese da 5 metri, una canna che è generalmente classificata come factotum in una moltitudine di situazioni della pesca al colpo ma che in questo caso assume i connotati di un vero e proprio attrezzo specialistico vediamo insieme come scegliere questo tipo di canna.Oggi le migliori canne da 5  metri hanno il diametro di un pennarello e neanche dei più grossi,ed i pesi si aggirano sui 120-130 grammi. La scelta di una canna così leggera si riflette in un uso di questa  molto confortevole. Va impugnata tenendola sotto al gomito e con il portamulinello montato basso per sfruttarne la (esigua) lunghezza completamente. Generalmente, un attrezzo come questo va scelto ponderando il tipo di prede a cui ci si rivolge più spesso: cavedani carpe e barbi hanno l’esigenza di bastoni ad hoc per ognuno. Sui cavedani privilegeremo la velocità della canna e la sensibilità, mentre, per gli altri due la potenza sarà la nostra determinante, anche se con le necessarie distinzioni.

L’ammazza cavedani…

In questo ultimo periodo si fa un gran parlare di attrezzi al-round, ed a ragione direi, queste canne consentono di far combaciare le caratteristiche di resistenza e potenza con quelle di velocità e sensibilità. Allround tuttavia è soltanto una parola, si può scrivere su qualunque canna volendo: quelle serie valgono, quel che c’è scritto sopra, soltanto quando sono costruite con materiali a basso contenuto di resina e con un modulo del composito in carbonio piuttosto elevato. La costruzione maggiormente stratificata su alcuni elementi le differenzia da normali canne leggere. Una progettazione accurata degli innesti e delle sezione 3 e 4, che sono le più sollecitate,  le rende, al tempo stesso leggere ed in grado di sopportare sforzi elevati.

Il contenuto resinico basso, è compensato dall’addizione alle resine di una fase solida di rinforzo in microfibrille (quali Sic Whisker, TRC, Lithium, Nanholith…giusto per citare i più noti). L’uso di materiali complessi, porta ad alzare il costo di questi attrezzi che si discostano molto dal tipico valore di una bolognese media da 5 metri. Valutare l’acquisto sulle fasce di prezzo medio alte è sempre vantaggioso su questo tipo di attrezzi. Tenendo conto di una  canna montata al meglio delle possibilità (fuji Sic), parliamo di cifre tra 190 e 250 euro. Un attrezzo meno costoso e meno performante, in un tipo di pesca dove il contatto con i nostri avversari è sempre molto ravvicinato e teso, diminuirebbe di molto il piacere di pesca. Una canna tuttofare, leggera e scattante, non deve essere sbagliata, tanto più che non dobbiamo comprarne una batteria ma una soltanto.

Quelli che stiamo vivendo, sono tempi in cui andiamo verso l’abbattimento dei prezzi per gli articoli da pesca. Può sembrare una voce fuori dal coro ma, su un attrezzo di questo  tipo, che si compra una volta nella vita (oppure di più ma solo per lo sfizio di avere una canna nuova) io  credo che il piacere ed il conformt di pesca vengano prima di tutto. Avere in mano una bacchetta sottilissima, che non si sente nemmeno, dando l’idea di tenere il filo con le dita quando recuperiamo il pesce, è qualcosa che vale ben di più di un paio di centinaia di euro.

L’azione della canna è un parametro del tutto personale: questo prescinde più dal modo di pescare e dal gusto di chi la usa che non da esigenze vere e proprie di pesca. Negli ultimi anni, una costante che caratterizza tutti i prodotti di alta qualità, è quella di avere fusti molto rapidi. Da questo punto di partenza, si possono sviluppare due modi di curvare della canna: uno più soft, con deformazioni della zona posteriore elevate anche su basse sollecitazioni, ed uno più marcato con una curvatura della canna molto più sbilanciata verso la parte anteriore. Sono definite rispettivamente:  azione parabolica-progressiva ed azione di punta-progressiva.

In una canna parabolica, la flessione va ad interessare i pezzi nel basso del grezzo contemporaneamente al resto della struttura: si genera una curva molto pronunciata ed ammortizzate. La piega del grezzo può essere più o meno profonda, a seconda della sollecitazione impressa, quello che tuttavia rende particolari queste canne è la capacità pressochè istantanea di rispondere agli aumenti di tensione.

Le canne ad azione di punta, presentano una curva che interessa nettamente la cima prima di tutto il resto: gli elementi inferiori, man mano che la sollecitazioe si alza di intensità, vengono via-via coinvolti ma in maniera molto più lenta e controllata rispetto alle canne paraboliche. La sensazione sarà quella di una canna piuttosto acciaiosa, molto ferma, le  deformazioni avverranno solo quandofortemente  richieste dal carico imposto. Questo tipo di canne comunicano nettamente tutto quello che avviene nei pressi del terminale mentre recuperiamo: essendo più rigide nella parte inferiore si ha un contatto molto più diretto tra braccio e filo. Questa caratteristica è anche il loro tallone d’achille: serve più pratica nell’uso di questi attrezzi poichè da soli non bastano ad ammortizzare le fughe: servirà molta partecipazione da parte del pescatore. I tempi di recupero con questo tipo di canne possono essere abbreviati enormemente , questo in ragione del fatto che percepiamo esattamente in movimenti del pesce e quindi sappiamo esattamente quando tirare e come. Il loro difetto, essendo strumenti in fin dei conti meno perdonanti, risiede proprio nella maggiore possibilità di errore che questi inducono: una mossa sbagliata può costare un finale rotto.

E’ facile capire che l’azione parabolica-progressiva ha dalla sua un’indubbio vantaggio: aiuta molto il pescatore, quando si tratta di recuperare prede importanti su fili sottili. Le canne che hanno quest’anima perdonano diversi errori, tuttavia, esercitano una tensione sulla lenza che è molto “mascherata” e filtrata  dall’elasticità del blank e questo, molto spesso ci fa perdere l’esatta percezione di ciò che accade nel recupero.

Le canne che hanno un’azione scalare di punta, con il pesce in canna, resituiscono al pescatore ogni vibrazione della preda, sono per questo un pochino più emozionanti in fase di recupero, concentriamo ora la nostra attenzione sulla vera differenza che queste hanno rispetto alle paraboliche: la precisione del controllo. La capacità di fermare una fuga in un tempo molto stretto, qualora sia richiesto, è una caratteristica che hanno loro soltanto, una canna parabolica è molto meno efficacie se si tratta di far “sterzare” un pesce che sta andando in una direzione sbagliata, magari a molti metri da noi.

 Poniamo il caso di usare una canna normale, mediamente parabolica e non troppo sensibile, poniamo anche il caso di essere dei pescatori molto bravi e facciamo l’ipotesi di avere la fortuna di pescare in un posto dove i pesci sono tutti molto grossi. Mentre peschiamo con un finale del 0.07 , notiamo che i cavedani sopra al kg e i barbi di pari taglia, producono delle fughe molto lunghe: questo accade perché essi riescono a prendere una velocità notevole nel momento immediatamente successivo alla ferrata. Molto spesso infatti, saremo costretti a pescare con la frizione abbastanza aperta per paura di strappare. Chiudere il freno dopo che il pesce ha preso velocità è molto più difficile ma, con una buona mano, una buona canna ed un po di culo ci si riesce. Ricapitolando, questo è ciò che accade usando una parabolica medio potente e adatta ai finali che intendiamo usare.

Poniamo adesso l’ipotesi di cambiare canna: ne scegliamo una  avente una cima molto sensibile ed un un fusto molto potente, quindi una canna di punta progressiva: al momento della ferrata sarà facile parare il colpo dell’incocciata. La punta, mediamente molto morbida, ci darà quel margine di vantaggio sul primo tentativo di fuga: assorbirà molta della tenzione che si svilupperà in quell’attimo critico. Allo stesso tempo, la curva della canna, molto elastica ma anche potente, metterà il pesce in condizione di sforzarsi molto per prendersi ogni signolo metro di filo. Le fughe “a razzo”, saranno riservate agli esemplari veramente oversize, per di più, queste saranno molto meno estese. Sarà una piacevole constatazione, rilevare il maggiore potere di arresto di queste canne, rispetto a quelle che non permettono di esercitare una certa pressione in maniera istantanea.

Sia le paraboliche progressive, che le canne ad azione di punta-scalare,  possono usare fili sottili in maniera indistinta; nelle prime il carico viene distribuito ed ammortizzato sull’intera lunghezza del blank, sulle seconde, gli elementi entrano in azione uno successivamente all’altro (in scala da cui il termine: scalare) fornendo una risposta elastica sempre pari alla forza esercitata. La differenza tra un un’azione e l’altra sta nella maggiore difficoltà d’uso della seconda che, fondamentalmente, contrasta con la maggiore accondiscendenza della prima che è invece tendente a perdonare gli errori.

Le canna ad azione di punta, tuttavia, possiedono maggiore potenza d’arresto: richiedono una maggiore esperienza d’uso per essere efficcaci davvero. Se notate due pescatori diversi che sono abituati, l’uno ad una canna e l’altro all’opposto, noterete anche una maniera diversa di usare i due attrezzi. Il tipo di recupero effettuato è molto più dinamico con le canne di punta: ci si muove di più e si cambia più spesso posizione, si cercano sempre angoli sotto 90° tra canna e filo sfruttando al meglio la curva.

Restando nell’ambito delle canne all-round, vorrei precisare che, i requisiti strutturali per affrontare prede di maggiore taglia, con finali più grossi, sono appannaggio di entrambe i tipi di azione. La scelta va quindi effettuata, ancora una volta, secondo le nostre preferenze personali e le nostre inclinazioni. Circa il montaggio della canna credo che l’uso di uno scorrevole sul terzo pezzo e sul portacima sia sempre da tenere in considerazione, su canne ad azione di punta. Questo espediente, aiuta la canna  a seguire la sua naturale tendenza: uno scarico tensioni verso il basso molto progressivo. Sulle canne  più paraboliche mettere uno scorrevole sul secondo pezzo è più che sufficente. Non vedo una grossa utilità del montaggio all’inglese su questo tipo di canne, dato che, nel 90% dei casi,  non si usano per fare una passata vera: si ersercita piuttosto  un controllo della lenza breve e ristretto.


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