Di Riccardo Dominici pubblicato il 27/07/06
Finalmente, anche se un po’ in ritardo, è arrivata la bella stagione che è sinonimo di vacanze. La scuola è terminata e per chi come me ha conseguito gli esami di terza media le mie vacanze sono cominciate tardi e precisamente lunedì 26 giugno.
Il 2006 è per me un anno molto importante. Infatti, compio i sospirati 14 anni ed è un anno caratterizzato da esami: che devono essere superati. L’esame scolastico è il più importante di tutti e il più impegnativo; seguono l’esame per la licenza di pesca e l’esame per conseguire la patente per il ciclomotore, esami che cominciano a proiettarmi nel mondo degli adulti e dell’autonomia.
Dopo la fine ed il superamento dell’esame scolastico iniziano le sospirate, se pur brevi, vacanze. C’è chi comincia subito le vacanze con una pescata, chi si rilassa al mare, chi (come me) frequenta stage di calcio. Da parte mia, però, le vacanze sono sinonimo di grandi pescate e di grandi avventure. Una di queste avventure l’ho provata il giorno seguente il mio arrivo a casa da una settimana di stage di calcio.
Come da consuetudine andiamo a trovare Adriano Gargantini www.trophyclub.it, in Carinzia, Austria e ci fermiamo un giorno per una pescata nelle sue riserve. La pesca però è l’occasione per fare la piacevole conoscenza di Ighli Vannucchi, Capitano dell’Empoli e stare un po’ in compagnia di Gionata Paolicchi che non vedevo dal Carp Italy di marzo.
Loro sono da Adriano già da tre giorni e quello era l’ultimo loro giorno di permanenza.
Sabato sera dopo aver goduto della vittoria della Francia sul Brasile ai Mondiali di Germania vado a letto perché l’indomani mattina la sveglia suonerà prestissimo e precisamente alle cinque.
Sveglia alle cinque, colazione alle cinque e mezza ed alle sei siamo in Drava Piccola, l’obiettivo sono i Barbi.
Appena giunti sul posto Gionata storce il naso, acqua sporca (due giorni prima aveva diluviato nell’alta Austria) con conseguente velatura delle acque, comunque ci proviamo ugualmente, ma purtroppo l’esperienza di Gionata aveva visto giusto, ma dopo quattro ore di pesca, nulla di che, così si decide di desistere dal nostro intento, abbandoniamo la Drava per far ritorno in albergo. Qui, purtroppo, ci dobbiamo salutare perché Ighli e Gionata se ne devono ritornare a casa.
Noi invece rimaniamo e decidiamo di andare a pescare nel laghetto chiamato Kuker Au ma conosciuto come il “laghetto delle tinche”. Una volta arrivati prepariamo tre canne: due da ledgering di cui una mirata a catturare le carpe e una terza da passata per catturare tinche e breme. La pesca comincia subito nel migliore dei modi: con una bella cattura di breme a ledgering e una breme sulla canna da passata. Dopo ore di pesca passate a slamare breme, persici e cavedani decidiamo di cambiare postazione alla canna dedicata alle carpe ed innescata con la boile.
Lancio l’esca radente un erbaio e ci pasturiamo sopra con alcune boiles e con delle palle di pastura. Fatto questo frego l’atra canna da ledgering a mio padre perché voglio provare a pescare con i bigattini in una piccola buca tra le legnaie dove c’è sempre una viavai di pesci anche di ottime dimensioni. Subito catturo un piccolo cavedano che subito rilascio.
Dopo una mezz’oretta di inattività sento mio padre che mi chiama a squarciagola. Subito il mio pensiero va a una grossa carpa appena allamata; dopo qualche attimo di corsa arrivo sul posto e vedo mio padre sconvolto e che mi guarda attonito. Sul momento non riesco a capire cosa può essere successo: non ha la canna in mano e quindi non ha allamato niente, lo guardo con fare interrogativo, come a chiedergli il perché mi avesse chiamato ed ad un tratto sbotta: “Non vedi che manca la canna?”
La canna non c’era più, era volata in acqua e correva a pelo d’acqua molto velocemente verso la sponda opposta., per poi affondare, tra mulinello e canna il peso supera i nove etti, per poi riapparire solo la punta ad una decina di metri da dove era affondata, per poi ripartire ed affondare di nuovo,
Decidiamo di prendere l’altra canna, e di dragare una porzione di lago dove a naso potrebbe essere finita la canna cercando di agganciare o la canna o il filo. Sembra una ricerca disperata e con poche possibilità di riuscita. Ma dopo circa un’ora di ricerche mio padre aggancia (con un amo) la canna per il manico ma l’amo scivola a seguito di una nuova fuga del pesce e la canna sparisce di nuovo.
Senza perderci d’animo ritentiamo e questa volta riusciamo ad agganciare il filo. Entro in acqua anche io, con scarponi e pantaloni ma affondo nel fango fino alle ginocchia. Riesco ad acchiappare il filo e tiro dalla dove verosimilmente dovrebbe esserci il cimino. Dopo pochi secondi compare il cimino, ma è troppo lontano, tiro leggermente sperando che non si rompa il filo, ed avanzo in acqua sempre più ormai l’acqua mi arriva all’ombelico, ma improvvisamente il mulinello si disincaglia dalle erbe ed il cimino finalmente comincia a venire verso di me. Finalmente la canna è recuperata, pulisco dalle erbe il mulinello e comincio il recupero del filo. Credo e spero che ci sia una carpa attaccata all’amo, e per togliermi ogni dubbio comincio il recupero e, come pensavo e speravo, una carpa di medie dimensioni si era autoferrata.
Il combattimento non è stato sicuramente epico, la poverina era esausta per la dura e lunga traina della canna tra le erbe, una cinquantina di metri circa, viene portata a guadino slamata, fatta riprendere e subito rilasciata dopo le foto. Come mai era volata in acqua la canna? Per una banale dimenticanza, non avevamo aperto la frizione! Dopo questa fantastica ma allo stesso tempo preoccupante avventura, si smontano le canne e si riporta l’attrezzatura in macchina. Dopo aver sbaraccato il campo in trenta minuti di viaggio siamo di ritorno in albergo in forte ritardo per la cena.
E così, dopo una veloce doccia e un cambio di vestiti, si va a tavola a gustare le leccornie di Erika. La serata si termina con una chiacchierata ed alle 22 montiamo in macchina per rientrare a casa, dopo aver compiuto il breve viaggio, aiuto mio padre a riporre l’attrezzatura e poi scappo a letto, il mio caro e morbido letto mi aspetta per cullarmi. Sono esausto e nella mia mente scorre il film della giornata, una giornata intensa, e ricca di emozioni, una nuova esperienza e una nuove emozioni che ricorderò per sempre, non scorderò mai quel pesce tanto forte da rovesciare la canna e trascinarsela in acqua, ma anche un pesce intelligente perché lo scherzetto non lo ha fatto a me, ma a mio padre che era intento a riporre l’attrezzatura, ma si era scordato il bait- runner chiuso. Ve lo immaginate se fosse capitato a me, i predicozzi che mi sarei dovuto sorbire?
Da non dimenticare l’incontro con Ighli Vannucchi, gran calciatore ma soprattutto grande uomo, taciturno e modesto, ed è proprio vero quello che dice mio padre e vale a dire che: “la modestia è di chi se la può permettere”. In altre parole solo i veri grandi sono modesti. Il rivedere Gionata con il suo taglio di capelli estivo (pressoché calvo…), il riascoltare la sua parlata toscana e godere delle sue premure, un piacere. Una giornata stupenda che auguro a tutti di vivere.
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