Di Riccardo Dominici pubblicato il 17/03/06
Eccomi qua. Sono nuovamente davanti al mio computer e mi accingo a scrivere l’editoriale di questo mese e sono appena rientrato da Gonzaga sede dell’ottavo Carpitaly. Questo è stato il mi primo Carpitaly e le emozioni che ho provato sono state tantissime. Passare due giorni assieme a Gionata Paolicchi e a Massimiliano Bellomini è stata un’esperienza sicuramente gratificante in quanto ambedue si sono posti nei miei confronti come due fratelli maggiori, fratelli maggiori, che purtroppo, non ho. Ho conosciuto pescatori di grande livello, come Olivier Portrat, Agostino Zurma, Mauro Pitorri, Pino Maffei, Sabino Civita, Stefano Baleani, ho rivisto Roberto Ripamonti ed Ermes Perin, ho conosciuto industriali del settore quali Milo e Trabucco, ho rivisto con immenso piacere Paolo Pirazzini (patron della MAVER) sempre molto gentile nei miei confronti. Tutte queste persone hanno un unico denominatore comune: sono gentili, modesti e disponibili. Per due giorni ho fluttuato da uno stand all’altro come in uno stato di trance sommerso dalle migliaia di presenti nei padiglioni della fiera, rapito dall’abbondanza di canne, mulinelli, buffetteria ed esche esposte, un festival di colori e odori. In poche parole un’esperienza che mi auguro di ripetere.
Emozioni, come dicevo tantissime, ma poi succede che rimangono maggiormente impresse le emozioni negative a scapito di quelle più intime e sottili e mi riferisco a quanto successo l’anno passato su nostro fiume Po.
Al Carpitaly era presente lo stand del “ Gruppo Siluro Italia”, in esso era esposta una nutrita rassegna stampa, con foto raccapriccianti delle azioni di bracconaggio, messe in atto da uno o più gruppi di bracconieri provenienti dall’estero e rimasti impuniti.
Se volete prendere visione a questi articoli potete dar loro un’occhiata cliccando, su questo sito, sul link della home page “stop alla pesca di frodo”. Come avrete modo di vedere tutto è documentato con foto e filmati, pertanto non si tratta di una leggenda metropolitana ma si tratta di fatti successi, documentati e circostanziati. Siluri, Carpe, Aspi e chi più ne ha più ne metta sono stati fatti oggetto di vere e proprie razzie senza che le autorità competenti alzassero un dito, forse è più semplice girarsi dall’altra parte che agire.
La domanda che sorge spontanea è: “Perché tutto questo?”
Perché chi di dovere non muove un dito?
Io una risposta forse ce l’ho! I pesci, dato che per vivere devono stare in acqua non sono visibili e per tanto, ciò che non si vede non esiste. Il pesce poi puzza, è viscido, non si può accarezzare e per tanto non fa tenerezza. Poi la principale vittima di queste azioni di bracconaggio è il siluro, pesce che i benpensanti hanno condannato a morte perché non è un pesce autoctono.
E i cormorani, allora, sono autoctoni? Diversamente i cormorani sono tutelati e protetti. Guai a chi li tocca, le forze dell’ ordine sono pronte ad intervenire. Così i titolari dei laghetti di pesca sportiva sono costretti, loro malgrado, a non lavorare in inverno perché le trote immesse sono subito mangiate da questi protetti predatori e gli allevatori di pesci sono costretti ad ingenti investimenti per coprire con reti le vasche d’allevamento.
Non tutti concordano con quanto sto scrivendo, ma questo non ha molta importanza. Io ho la fortuna di poter esprimere il mio pensiero e sopratutto ho la fortuna che qualcuno forse legge quanto scrivo. Spero che in noi ragazzi nasca e cresca la “rabbia” e lo sdegno per quanto sta accadendo. Cerchiamo di dimostrare agli adulti, una volta tanto, che il sentimento dell’indifferenza non ci appartiene. Mancano poche settimane all’apertura della pesca e il desiderio comincia a premere sempre più forte. Il 26 di questo mese, infatti, in Friuli si apre la pesca e con lei un anno fatto di sogni, d’emozioni, d’esperienze, di divertimento, e si spera di catture. Un anno fatto di catture? Sì, ma come può essere un anno così se sui nostri fiumi circolano persone che durante tutto il giorno razziano e uccidono i pesci, con scariche elettriche, con reti a strascico, con tutti i mezzi possibili e immaginabili per poi vendere le loro carni sui mercati europei, e anche italiani.
Mi riferisco soprattutto ai fatti, sopra descritti ed anche agli innumerevoli piccoli atti di bracconaggio che quotidianamente compiono anche i pescatori muniti di licenza, sicuramente non altrettanto eclatanti ma lo stesso compiuti. Auguro a tutti una stagione di pesca serena e divertente nella speranza che sia una stagione fatta di cambiamenti in merito a quanto scritto e spero che i primi difensori della pesca, dei pesci e dell’ambiete siano i pescatori stessi.
Un saluto a tutti e in particolare un saluto agli amici del Gruppo Siluro Italia.
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