Di Articolo e fotografie di Marco Altamura pubblicato il 29/04/18
In effetti non esiste zona montuosa nel nord Italia a me più familiare di quella che comprende i massicci orobici delle valli bergamasche ; il perché trova risposta nelle frequentazioni , fin dall’età giovanile , di luoghi che un tempo non erano ancora oggetto delle attuali speculazioni edilizie e rappresentavano un piccolo paradiso naturale a poca distanza di auto dalla grande Milano . Inoltre il clima salubre ed un contesto ambientale ancora abbastanza selvaggio potevano garantire una vacanza salutare e tanto divertimento . Le mie prime esperienze alieutiche hanno avuto come teatro naturale le piccole ed impervie valli laterali alla valle Seriana , dove con tanta fatica e tanta passione , catturavo splendide fario di ceppo mediterraneo e dai colori sorprendentemente accesi e vivaci ; in verità non ho mai dimenticato quei tempi magici e ogni volta che faccio ritorno in zona in cerca di qualcosa che purtroppo non esiste più , rimango deluso ed affranto da quanto l’uomo e le sue attività abbiano potuto letteralmente mutare aspetto ad intere vallate . Ma questo è un altro doloroso discorso e , francamente , non ho voglia di deprimermi ulteriormente ne tantomeno di instaurare polemiche sterili che non portano a niente . Mi ero ripromesso nei mesi invernali di realizzare un articolo sui corsi d’acqua di queste zone e puntualmente , insieme al mio compagno di pesca Luca , ci ho fatto ritorno recentemente , in concomitanza con le abbondanti precipitazioni piovose che hanno rivitalizzato gli ecosistemi acquatici , per gran parte della bella stagione sofferenti per la endemica scarsità d’acqua , saccheggiata e convogliata in canali di scolo per le attività industriali ed irrigue , fregandosene altamente di concedere al fiume il decorso minimo vitale ( DMV ) . Per questi complessi ecosistemi la pioggia rappresenta una vera e propria manna dal cielo apportando cibo agli abitanti di tali contesti che finalmente possono crescere , riprodursi e portare a termine il loro ciclo biologico . La vasta conoscenza della zona mi ha creato qualche problema per identificare dove avremmo effettuato la nostra uscita , ma dopo qualche esitazione , si è deciso di pescare nel medio corso del fiume Serio per tentare la cattura di qualche marmorata superstite e di qualche grossa fario ; dopo circa un’ora di auto , arriviamo sul posto in una splendida giornata di metà aprile con una temperatura dell’aria prossima ai ventitre gradi centigradi . Ho scelto un punto dove il fiume Serio si allarga e dopo una piccola cascatella , disegna una lunga spianata dove , con il regime post-piena , il fondale è costante e stabilizzato su un metro circa di profondità e la corrente uniforme è rotta da qualche grosso masso del fondo , creando invitanti ritorni di corrente , così tanto amati dai salmonidi . La mia attrezzatura Rapture consiste nell’utilizzo della canna Delsol da mt 2,44 con un range di lancio da 3/15 grammi , corredata dal mulinello SX-1con in bobina un trecciato di spessore mm 0,14 al quale ho connesso uno spezzone di fluorocarbon di circa un metro ; come artificiali si spazia dai classici rotanti ai minnow fino a nove centimetri di lunghezza ad assetto affondante . Il mio compagno Luca inizia con la canna Inova sempre targata Rapture da mt 2,40 ed un range di lancio di grammi 14/40 . Decido come primo artificiale di utilizzare il rotante da 4,5 grammi denominato Helix Spinner sempre di Rapture mentre Luca esordisce con un rotante di peso più consistente come lo Spinner AGL da grammi 12 ; l’abbondanza di acqua e la forte corrente consigliano un recupero lento così da consentire ai nostri artificiali di lavorare più vicini al fondo , cercando di invogliare i salmonidi ad aggredirli . Il tempo trascorre velocemente e la lunga spianata dinnanzi a noi non ci regala nemmeno un attacco ; decidiamo cosi di scendere a valle di circa cinquecento metri dove il fiume è tutto un susseguirsi di correnti e buche create da grossi massi affioranti che generano invitanti correnti di ritorno , luoghi d’elezione per le fario e per le marmorate che popolano il fiume . Qui subito registriamo i primi attacchi ai nostri artificiali , ma si tratta esclusivamente di esemplari di fario di circa venticinque centimetri di lunghezza , ben altra cosa da ciò che può offrire il fiume in questo tratto . Il regime di piena ostacola non poco il procedere , costringendoci a guadi complicati sia a causa dell’altezza dell’acqua che dalla forza della corrente ; Luca riesce a raggiungere un correntone a centro fiume e si prodiga in lanci che interessano le correnti di ritorno vicino ad un grosso masso . In uno di questi recuperi a favore di corrente , riesce a “ muovere “ dal centro del fiume una grossa marmorata che si palesa nelle acque calme mostrandosi in tutta la sua selvaggia bellezza : si tratta di un’esemplare di circa settanta centimetri di lunghezza che dopo aver dato una veloce occhiata al guizzante rotante di Luca , se ne ritorna al centro del fiume infastidita . Insistenti tentativi di entrambi anche con l’utilizzo di minnow come il Trouter di Rapture purtroppo non fanno cambiare idea al grosso pesce che sparisce alla nostra vista , risucchiato dai vortici correntizi . Riprendiamo così a discendere il fiume e scattiamo la prima foto ad una giovane fario che ha attaccato voracemente il mio rotante ; dopo la foto veloce , fa subito ritorno alle acque del suo fiume , felice per il pericolo scampato . A consuntivo di un paio di ore trascorse sul fiume senza risultati apprezzabili , decidiamo per un radicale cambiamento di approccio , abbandonando il grande fiume a favore di qualche rutilante tributario dalle linfe limpidissime che accolgono trote dalla livrea meravigliosa ; la scelta ricade su un piccolo affluente alla sinistra orografica che ha scaricato velocemente le recenti acque di piena e presenta ora un livello idrico ottimale per essere affrontato con l’utilizzo di piccoli cucchiai rotanti : questo è il luogo ideale per il piccolo Helix Spinner che utilizziamo nella versione da 4,5 grammi con pala color oro e decorazioni rosse ed arancio . Vista la conformazione angusta della piccola valle , decidiamo di pescare utilizzando una sola canna ( la mia Delsol è la scelta ottimale ) alternando una buca ciascuno , avendo così la possibilità di realizzare anche splendide foto a corredo . Ed in effetti la Delsol , con il suo range di lancio tipico del light spinning , qui da il meglio di se con lanci precisi e ferrate sicure . In questi ambienti angusti è di fondamentale importanza azzeccare il primo lancio utile perché le voraci trote sono attentissime e pronte a ghermire tutto ciò che interessa il loro feudo di caccia : qui si deve appoggiare l’artificiale nel punto giusto e questo deve entrare in rotazione immediatamente tocca l’acqua , perché l’attacco è fulmineo e violento . Non c’è spazio per errori , pena l’inevitabile compromissione del risultato finale . Non sono necessari i cosciali così ci muoviamo agilmente tra i massi del riale e , pescando rigorosamente a risalire , perlustriamo correntine invitanti e buchette che possono nascondere fario dalla stazza inimmaginabile per questi luoghi ; qui ho provato a catturare trote da quaranta centimetri , veri “mostri” per questi piccoli ecosistemi . Sono trote fario spesso di ceppo mediterraneo, una vera rarità ai giorni nostri , presentano colori accesi e pinne ben sviluppate , rivelandoci doti di grandi nuotatrici anche in contesti acquei così limitati. Giungiamo nei pressi di un piccolo ponte dove non ci è possibile pescare a livello dell’acqua per la folta vegetazione ripariale , siamo così costretti a raggiungere il livello stradale e tentare la sorte dall’alto . Lo spot è caratterizzato da una forte correntina centrale con alla sinistra una zona calma lambita dalle fronde degli alberi che creano un’invitante zona riparata per le trote . L’unica possibilità rimane quella di lanciare il rotante al centro della corrente per poi recuperarlo verso monte ; il primo lancio a fine lama è corretto , così inizio un recupero lento contro corrente . A metà spot , fulminea come un lampo , compare da sotto i rami un’ombra scura che aggredisce con violenza il povero Helix e mi costringe ad una ferrata improvvisata : la grossa trota si esibisce in uno spettacolare salto fuori dall’acqua e quando ricade mi ritrovo con il trecciato molle e l’artificiale impigliato in un ramo . Si è liberata dell’inganno ed è tornata sotto le fronde , spaventata ed intimorita dalla mia presenza . Mentre rifletto pensando alla caducità delle cose umane , la delusione è grande soprattutto perché si trattava di un’esemplare di mole inconsueta , stimata circa quarantacinque centimetri di lunghezza ; pazzesco per un simile ambiente ! Anche Luca , probabilmente un po’ scettico sulla presenza di tali pesci in quel piccolo riale , è costretto a ricredersi e riprende a pescare mosso da rinnovata fiducia . Decidiamo di risalire fino a superare il tratto impraticabile ed io mi appresto ad affrontare un tratto che mi ha sempre regalato catture interessanti ; devo calarmi da un muretto per guadagnare il livello del fiume e il mio compagno di pesca decide di rimanere sulla strada per riprendere eventuali catture . Qui il riale lambisce il muro di contenimento della strada , creando invitanti spot sotto il muro stesso ; a monte un piccolo salto d’acqua crea una bella cascatella con relativi ritorni laterali molto interessanti . Il primo lancio sulla sinistra è vanificato dal fatto che il mio rotantino si impiglia in un rametto affiorante , costringendomi ad avvicinarmi allo spot per liberarlo ; vicino come sono alla zona calda , cerco di muovermi il più lentamente possibile e con un lancio a pendolo deposito l’Helix sul lato destro del salto d’acqua . Tutto accade in una frazione infinitesimale di secondo: la canna si flette sotto i colpi di un diavolo scatenato che tenta disperatamente di liberarsi dall’inganno con salti , capriole e piroette che mettono a durissima prova l’intera combo , rischiando anche di lacerare irrimediabilmente l’apparato boccale del pesce . Come un gatto mi accovaccio sul pesce afferrandolo con presa delicata ma sicura ; solo ora posso rendermi conto che l’ho avuta vinta con una trota di circa quaranta centimetri di lunghezza , che presenta una morfologia ed una varietà cromatica da sogno . Luca intanto mi ha raggiunto e mi scatta fotografie a raffica ; adagio il pesce sull’erba bagnata e immortalo la sua meravigliosa livrea prima di rilasciarla nel suo ambiente . Pur trattandosi di una fario di ceppo atlantico , presenta connotazioni di alta selvaticità unitamente ad una colorazione fantastica ; ancora una volta questo minuscolo riale mi ha regalato una delle sue perle più preziose e sono contento di avergli ridato la meritata libertà . Per quel che mi riguarda potrei anche cessare qui le ostilità soddisfatto come sono , ma voglio che anche Luca provi questa meravigliosa sensazione e così decidiamo di scendere di un paio di chilometri con l’auto per riprendere a pescare più in basso , nei pressi di un salto d’acqua che per la sua vastità può certamente ospitare più di un pesce . Qui la morfologia dello spot ci viene incontro e Luca può pescare rivolto a monte senza proiettare l’ombra in acqua ; il primo lancio sulla sinistra regala una fario di piccole dimensioni che liberiamo immediatamente , mentre il secondo lancio questa volta nella parte destra della cascata regala a Luca una fario di taglia più interessante , caratterizzata anch’essa da pinne molto sviluppate e dai colori sgargianti dei fianchi , intervallati anche dalle caratteristiche macchie “ parr “ . Da qui in poi purtroppo il riale non è più pescabile perché il suo corso risulta affiancato da diverse proprietà private interessando l’ambito urbano di un piccolo centro montano ; la nostra avventura si conclude lasciandoci la dolce consapevolezza di aver pescato in un ambito molto difficile da affrontare e di avere catturato pesci dalla bellezza non comune ; se è vero come è vero che il primo amore non si scorda mai , ritornare in questi luoghi mi regala emozioni antiche che mi fanno apprezzare ancora di più la mia grande passione , anzi un vero e proprio stile di vita .
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