Di sergio farina pubblicato il 03/11/18
Se avete la sfortuna di avere un guasto con la macchina, magari in autostrada e magari di notte o comunque in condizioni di scarsa visibilità, nel momento in cui scendete dall’auto anche solo per piazzare il triangolo a distanza utile, avete l’obbligo di indossare il gilet catarifrangente o comunque delle bretelle ad alta visibilità. E’ una precisa norma del codice della strada e, contravvenzione a parte, se scegliete di fare le operazioni di cui sopra senza il suddetto gilet è facile che al primo camion carico di cocomeri con autista distratto vi passi la voglia di lasciare questo prezioso indumento chiuso nel bagagliaio dell’auto, sempreché il menzionato camion vi lasci una seconda possibilità per redimervi. La necessità di essere ben visibili agli altri avventori della strada è condizioni necessaria per salvarvi la vita o alla meno peggio evitare situazioni molto spiacevoli; ed anche se il giallo fluo del gilet non vi dona o vi fa apparire più grassi fatevene una ragione, meglio apparire degli appesantiti e/o attempati guidatori vestiti in modo ridicolo che dei grossi canarini spiaccicati sull’asfalto. La necessità di avere la massima visibilità, alle volte, è perfettamente traslabile al discorso pesca, nella fattispecie al discorso esca. Se l’amo, al contrario, non si deve vedere ed è logico che abbia colori neutri, molto vicini a quelli del fondale e perfino rifiniture antiriflesso per evitare ogni segnale visivo sospetto, è auspicabile che l’esca, sia questa direttamente sopra l’amo oppure fissata ad un rig, risulti perfettamente visibile, almeno in determinate condizioni dove il segnale ottico è parimenti importante rispetto a quello attrattivo e nutriente. Non sempre un’esca che spicca nell’ambiente circostante è la chiave di una sessione positiva, molto spesso è vero il contrario ed usare un’esca “mimetica” o di colore neutro rispetto al fondale e alla pastura è la scelta più sensata, ma mi capita sempre più spesso che attivare una qualsivoglia sorta di segnale visivo mi abbia raddrizzato una sessione iniziata male e continuata peggio. A dirla tutta ho sempre pensato che molto spesso i colori sgargianti delle confezioni o dei prodotti in esse contenute siano pensate più per pescare i pescatori che per prendere i pesci ma, come in tutte le cose, esistono le dovute eccezioni. La linea di boilies pop up presentate da Sonubaits a firma Ian Russel consta di 8 aromatizzazioni il cui accostamento può sembrare azzardato ma che, alle prove sul campo, hanno dimostrato una grande valenza del cambiare positivamente le tattiche di pesca. Si va dal “raspherry ripple”” al “tuna e sweetcorn”, dal “chocolate orange” al “creamy toffe”dal “Krill & Squid” al “indian spice”, passando per le mie preferite: “peach & black pepper” e “pineapple & cream”. Quello che balza all’occhio non sono tanto i gusti quanto proprio i colori. Le confezioni, da 55 gr., contengono boilies da 12 e 15 mm bicolore con l’uso ben dosato di tonalità fluorescenti e vivaci perfette per spiccare su ogni fondale e ogni condizione di luce. Come dicevo non nutro grande simpatia, specialmente pescando specialist a carpe e barbi, verso inneschi troppo appariscenti, eppure ultimamente, in diverse occasioni, l’uso di un segnale visivo ha prodotto diverse catture contro il nulla assoluto regalato, si fa per dire, da inneschi tradizionali. Ultimo in ordine di tempo una sessione in Mincio sul campo gara di Peschiera dove le esche dure tradizionalmente efficienti hanno quasi fallito e dove solo un innesco con una code red da 12 mm unitamente a mezza “indian spice” o a una “pineapple & cream” ha prodotto un buon numero di catture. Le Sonubaits Ian Russell’s Original Pop Up non sono gradite unicamente a barbi e carpe, su detti inneschi semplicemente bilanciati o completamente pop up sono caduti anche carassi , grosse scardole, tinche e cavedani. Una sorta di gillet ad alta visibilità per gli inneschi che puo’ tornare utile nelle giornate più difficili o semplicemente più sfortunate, un jolly che nella borsa degli inneschi occupa veramente poco posto rispetto ai risultati che può elargire.
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