Tecniche

Pesca al colpo in Appenino

Di Massimo Zelli pubblicato il 01/07/09

 

Non ho ancora ambizioni alla Reinhold Messner come parrebbe  dal titolo, e non ho appeso le canne al chiodo per inforcare corde e piccozza, tuttavia, il fascino dei riali che solcano l’appennino toscoromagnolo è qualcosa che cresce in me in misura ogni volta maggiore man mano che le mie frequentazioni con una compagnia di pazzi scatenati   “romagnoli autoctoni” si infittiscono .

 

La pesca è fatta di poco: una canna, il necessario per fare una lenza  e gambe in acqua.

E’ un mondo agli antipodi rispetto a panchetto, roubasienne, canne fisse, frustini, 4-5 inglesi..... ed è anche un modo di pescare diverso da quello  a me più usuale fatto di correnti profonde e grandi portate.

 

Pescare cavedani e barbi con canne lunghe 5 massimo 6 metri, sottili  come un pennarello per consentire l’uso di terminali del 0,06 - 0,08 è qualcosa di impagabile e farlo in ambienti naturalisticamente e paesaggisticamente intatti è nulla altro che la ciliegina sulla torta, per tutto il resto c’è ovviamente Mastercard.

 

La tecnica

 

Potrei cominciare a dire che scrivere di tecnica non serve, anzi potrei non scriverne e basta. Come dice il caro Piero Brasini “la pesca a volte è una scusa” e Piero non sbaglia una virgola su questo: l’unico motivo vero che mi porta a macinare kilometri per pescare in un fiumetto come il Santerno, per dirne uno, è la compagnia di amici speciali che rendono la giornata un lieto passatempo che ci rigenera dalle frenesie della vita quatidiana. Pescate impegnate, tecnicamente parlando, ne faccio fin troppe e delle volte ci vuole del sano relax. In queste occasioni  il tempo passa tra un cavedano, un barbo, una risata, una mangiata e una bevuta. Per non parlare del fatto che da un punto di vista ambientale stiamo parlando di posti che seppur abbastanza “antropizzati” lo sono in una misura in cui il passaggio della mano dell’uomo è delicato ed educato e quasi impercettibile.

La questione tecnica, tuttavia,  in questi riali è più ampia e complessa di quel che può apparire e non si tratta affatto la pesca semplice che pochi oggetti al seguito potrebbero far supporre.

Sono occasioni come queste che tirano fuori quello che è definito senso dell’acqua: cercare il pesce, localizzarne i movimenti, sapere che giro fa l’acqua dentro una buca indirizzare la fiondata di di bigattino in modo da passare davanti al muso di questi pinnuti e camuffare l’esca....Arrivati ad un certo grado di esperienza si riesce persino a decidere di catturare solo cavedani o solo barbi, non è sempre possibile ma quando ci si riesce è una bella soddisfazione sapere che stiamo facendo esattamente quello che ci siamo preposti di fare.

Pozzi e buche

Gli approcci tipici parlano “leggero”, in buche in cui la corrente non è null’altro che il giro dato dall’acqua che scende da una briglia La pesca sul fondo sarà tra 0,75 e due grammi. Con lenze da 0,75 daremo la caccia in passata ai pesci di fondo alle primi luci dell’alba. Questa lenza non è selettiva ed attrae barbo e cavedano allo stesso modo: è il minimo consentito per restare in pesca sul fondo buca con l’amo che tocca e non tocca.Una lenza che va costruita in maniera adeguatamente aperta come una lenza da passata normale ma che non deve raggiungere gli eccessi di una lenza da calata/pesca a galla.

Con le prime luci il pesce è attivo ma non frenetico e non popola da subito gli strati superficiali dell’acqua , un approccio più “duro” è da preferire e solitamente in quell’ora in cui la luce non è forte si riesce persino a fare qualche bella cattura senza scendere troppo di finale: il bello/difficile di questi posti è il diametro del finale che spesso deve essere molto basso per permetterci di incannare i pesci più grossi. Quell’ora magica ribalta un attimo la situazione a nostro favore e ci consente di tentare la carta 0,10 per poter portare a casa il cavedano record senza troppe palpitazioni alla  0.07.....

 

Con l’aumentare della luce la pesca fine a fior di 4x12 e 4x8 la fa da padrone: i galleggianti a testa tronca sono il “jolly” perchè permettono le consuete ferrate a vuoto senza creare inestricabili garbugli. Le lenze non sono mai complesse anche perchè c’è poco da complicare quando una lenza ha in tutto meno di 10 pallini del numero 12, tuttavia stiamo pur sempre parlando di madrelenza del 12 e finale tra il 0.07 ed il 0.09 ... Volendo tralasciare la pesca ultrafine, quale potrebbe essere l’alternativa?

 

Pesanti... ma leggeri

 

E’ un trucchetto che ho meditato ispirandomi più altro al ledgering  ma soprattutto è il risultato di una riflessione che suona più o meno come: “il pesce sarà laddove l’offerta di cibo è più abbondante o più comoda per lui”. Prima di andare alla tecnica che tra l’altro è facile, faccio po’ di dietrologia: più di una volta  a fine giornata  pescando nelle buche mi è capitato di andare a fare qualche lancio sul fondo chiudnedo la lenza in un solo bulk  fondo dopo una giornata di caccia al cavedano a mezz’acqua. Dopo un tot di tempo che stiamo buttando in acqua bigattino a profusione di ccerto resta qualcosa sul fondo ed è li che stazionano molto spesso pesci grossi che si sottraggono al rischio dell’amo andando in un punto dove non arriviamo a pescare sia perchè siamo alti sia perchè siamo in genere lontani. Si tratta di barbi e cavedani di misura ragguardevole ma con i barbi è più facile.

In pratica si tratta di fare una scalata di circa due grammi chiusa in 20 cm non di più con un bel finale lungo e lavorando poggiati sul fondo con parte del piombo in modo da dragere e restare quasi fermi.  Il finale può essere dai 40 fino ai 60 cm e questo aiuta a rendere la lenza leggera poichè con tali lunghezze di finale il puiombo resta fuori dai giochi fin tanto che il pesce non parte.La mangiata è infatti molto diversa rispetto alla pesa in passata o a mezz’acqua, si tratta di partenza o di mezze affondate molto lente su cui bisogna essere rapidi a ferrare ma non tanto quanto neglialtri due casi.

 

Per pescare in questo non occorre attendere il fine giornata, o meglio potete farlo come diversivo  a fine giornata. Ma se vi piglia la voglia di provare prima basterà dare 2 o 3 manate piene di bigatto e continuare a pescare in maniera usuale per una decina di minuti pasturando a colpi di 5-10 larve alla volta. Poi cambiate canna e fate un tentativo sul fondo,la risposta è immediata di solito.


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