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Il mio primo Monster Pike

Di Samuele Maffei pubblicato il 05/02/10

Era una mattina di tardo agosto quando mio padre mi chiamò mentre stavo dormendo nel mio letto:

-svegliati Lele, dobbiamo andare!. La mia memoria si risvegliò a quelle parole.

Ricordai in un istante che dovevo andare a pescare per la mia prima volta il luccio.

Sapevo che facendo questa esperienza mi sarei divertito molto,anche perché era anche la mia prima volta che pescavo in barca.

Prendemmo la macchina che si trovava nel garage e ci avviammo verso il lago del Salto.

Il lago del Salto mio padre me lo aveva descritto (anche perché la mia curiosità mi spinse a fargli molte domande) soprattutto come un lago generoso e ricco di pesce.

Arrivammo sul posto circa quarantacinque minuti dopo essere partiti.

Io aiutai mio padre a gonfiare gli stabilizzatori, in pratica dei gommoni a forma di tubo che servono per rendere più stabile la nostra barca, una Mariposa di colore verde.

Muniti di salvagente e caricata l’attrezzatura montammo sulla barca quasi stracolma.

Mi sedetti sul sedile anteriore. Ci fermammo dinanzi a dei costoni di roccia molto ripidi che scendevano a picco sull’acqua, come fossero delle pareti che contenevano le acque del lago.

Mio padre mi spiegò che quello era un punto eccezionale dove venivano a cacciare gli esocidi.

Mi spiegò soprattutto che uno dei sistemi migliori per pescare i lucci a grandi profondità era la tecnica del “Mort maniè” o morto manovrato.

Ero pieno di gioia e di voglia di conoscere la pesca del morto manovrato.

Mio padre mi fece vedere come si innescava il pesciolino morto su quella montatura che a me sinceramente non dava molta fiducia. Mi spiegò, inoltre, che dovevo manovrarlo in modo da farlo sembrare ferito e quindi più facile da catturare per un pesce cacciatore come il luccio.

Inizialmente non seguii esattamente tutti i consigli di mio padre, ma  dopo un po’ iniziai a prendere confidenza con questa nuova tecnica.

Dopo circa venti minuti mio padre catturò un luccio che lui definiva piccolo ma che alla mia apparenza sembrava enorme: era un pesce stimato circa 6 kg. Lo liberammo in fretta e continuammo a lanciare su quegli spuntoni di roccia.

Io volevo a tutti i costi catturare un luccio anche più piccolo di quello di papà, ma volevo sentire quel pesce sulla ma canna.

Dopo tanti lanci la mia mano cominciava a stancarsi ma io proseguii senza lamentarmi e strinsi i denti fino a quando degli strattoni sul cimino della canna mi indicarono che il luccio aveva attaccato il mio pesciolino. Pieno di entusiasmo e con una voglia pazza di catturarlo,  ferrai con tutta la forza di un ragazzo di sette anni.

La canna si piegò tutta e sprofondò in acqua quasi trascinandomi. Io mi spaventai e volevo cedere la canna a mio padre, ma lui mi allentò la frizione del mulinello e mi disse che lo avrei dovuto catturare io. Le parole di papà mi misero coraggio e sicurezza. Seguivo tutti i consigli che mi dava fino quando riuscii a portare il luccio sotto ai miei occhi. Era enorme! Mio padre mise il guadino in acqua e mi disse che recuperando il filo lo avrei dovuto far entrare proprio lì dentro.

Dopo che il grande luccio stava sdraiato dentro la nostra barca mio padre mi disse:-Sono orgoglioso di te! Sei riuscito a catturare il tuo primo “Monster Pike”-.

Facemmo delle foto ricordo e io stesso diedi la libertà a quel magnifico luccio che non riuscivo neanche a tenere in braccio per le sue dimensioni.

Da allora catturai molti altri lucci con la tecnica del Morto manovrato, anche grandi, ma soltanto quest’inverno ho incontrato il mio secondo Monster Pike, questa volta  nel lago del Turano.

Ma ve lo racconterò nel prossimo articolo.

Ciao a tutti e alla prossima avventura!


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