Di Marco de Biase pubblicato il 29/11/11
A Natale si torna bambini. Ce lo impone il consumismo sfrenato degli ultimi anni, la moda, il desiderio di spendere qualche soldo in più per la famiglia. Pochi vedono il Natale nel suo gusto più antico, quello della nascita di Gesù. Non sono un praticante, non lo sarò mai. Non sono neppure un nostalgico della religione come la si praticava un tempo. Mi piace solo andare a pesca, riflettere, essere solo dinanzi al mare ascoltando l'Ipod, respirando il profumo del sale che inebria le mie narici. Tra un mese è Natale, quest'anno coprirò gli agrumi mentre il cuore sarà in frantumi. Ricorderò i trascorsi umani degli scorsi anni e li confronterò con gli attuali. Vivrò con un po' di tristezza la felicità altrui che ben si mescola con la mia iperattività alieutica attualmente in difficoltà, col freddo incalzante ed un mare più rigido.
Ho già incominciato col mettere in atto le buone intenzioni attraverso la trota lago sperimentale, con esche alternative. Ho già fatto i bagagli per qualche serata in compagnia, da passare in auto appannate a ... pescare spigole col gambero. E' rinata anche la voglia di vita, tornando bambini, pescando come si faceva un tempo, con metodi genuini affiancati dalla tecnologia sempre in corsa. E' tornata la voglia di "ciambotto" di scoglio (piatto tipico barese), con pane duro, pomodoro, aglio, prezzemolino e basilico. E' giunta l'ora di riprendere in mano la mia teleregolabile per andare in buca, tra quei buchi neri, i miei buchi preferiti.
Ricordi di un pescatore. Da bambino mi divertivo a pescare a due passi da casa, in una caletta chiamata "Drèt ò mul" (dietro al molo - traduzione dal dialetto). Qui ero solito bagnare le mie lenze composte in modo rudimentale da un piombo a perdere, un trave e due braccioli. Non esistevano per me gli ami a gambo corto nè a gambo corto. Erano tutti uguali, funzionavano. Il monofilo in bobina era un 30, sul trave un 25 e lungo i braccioli usavo il 20. Avevo solo 9 anni, sfogliavo avidamente i cataloghi Browning (chissà dove sono finiti...) e ingoiavo le videocassette de L'arte della Pesca , una collana in vendita proprio nel 1992. Il caro Nonno Mauro mi portava assieme durante le mattinate in riva al mare.
Lui si abbronzava, leggeva un giornale o componeva i quiz de La settimana Enigmistica. Io pescavo con una due pezzi da spinning tuttofare, con un nottolino di filo in tasca, qualche piombino nella borsetta ed i coreani appoggiati tra gli scogli. Lanciavo e pescavo. Pescavo e lanciavo. Tutto ciò avveniva sotto gli occhi delle signore che portavano i bimbi a giocare sulla sabbia, preoccupate per i miei piombi volanti che destavano sicura preoccupazione. C’era anche Bianca, la mia amichetta delle elementari. Ricordo che ebbi la prima cotta proprio tra i banchi di scuola e la promozione di Giugno apparve come una rottura della nostra amicizia, non l’avrei più vista fino a settembre. Invece lì, a pesca, Bianca c’era. Io ero con canna da pesca, mulinello, secchiello per i pesci ed in testa un cappello. E lei… stava senza mutande… Ma io, non la guardavo neanche… M’infilavo i braccioli e poi dritto nel mare… E tornato a terra mi mettevo a pescare, scambiando gli sguardi di un ragazzo timido con quelli di una donzella pronta a diventar donna.
Sabato, mentre ero a pesca, ho rivisto queste scene nella mia mente. Ho rivisto Nonno Mauro con i suoi occhiali neri, il mocassino bianco, il pantaloncino ed il cappello onnipresente, anche con i temibili 40°. Ho assaporato il piacere della carta sfogliata dalle mie dita, quei cataloghi della Browning tanto amati che hanno dato inizio alla mia passione per il marketing, professione che svolgo ogni giorno. C'è stato un flash di ricordi anche per le catture. Ricordo una in particolare, nel settembre di quell'anno. Giunti sul posto trovammo altri due pescatori, entrambi posizionati tra gli scogli da alcune ore. Apro la canna, lancio, filo in tensione e... sbam! Triglia da capogiro, di quelle che non dimentichi mai. Ero con alcuni amici di scuola che rincorrono mio nonno e lo avvisano della cattura miracolosa. Avevamo 9 anni, per noi quella triglia era una balena, oggi quasi ci riderei se la pescassi nuovamente. Eppure in quella circostanza mi sentivo un campione, avevo l'approvazione dei miei amici e Nonno Mauro gioiva per la cattura degna di nota.
C’era anche Bianca nei miei ricordi. Ora è diventata una donna, il suo sorriso riesce ancora a colpirmi per la naturalezza unica dal sapore mediterraneo. La sua gestualità ed il profilo assolutamente immacolato sono parte di una donna ormai all’altare, con il vestito da sposa che unisce la sua vita a quello di un uomo, suo marito. Bianca si è sposata, forse avrà anche un figlio. Io sono qui, di tempo ne è passato e mi piace immaginare che lei sia ancora lì, questa volta indossando le sue mutande, con me che la guardo, mi infilo i braccioli e cado dritto nel mare e torno a pescare. Immaginiamo che questo succeda veramente, in un mix coreografico che solo noi pescatori possiamo conoscere.
[ Confesso che mentre le dita pigiano la tastiera avverto le lacrime agli occhi perchè quei tempi non torneranno più, restando custoditi nel mio cuore con molto zelo, protetti dall'amore di chi, da lassù, continuerà a volermi bene.]
Sabato... dicevamo... ci sono ritornato. Ora sono cambiato, il mio volto ha una fisionomia diversa, ho gli occhiali, la voce è da uomo, le basette segnano il mio viso e ho quasi trent'anni. Il posto è sempre lo stesso, non ci sono più i pontili galleggianti di un tempo, andrebbe persino dragato perchè la profondità è diminuita con l'avanzare della sabbia che ha creato un fastidioso tappeto di detriti.
I pesci sembrano esserci ancora, ci sto tornando spesso con la teleregolabile anche per mezz'ora, alla ricerca del pescetto di scoglio che tanto mi affascina. E' cambiata anche la mia attrezzatura dalla semplice due pezzi. Ho contato 63 canne negli anni passati, svuotando le finanze, dedicandole solo alla pesca. Per fortuna si cresce, comprendendo che è superfluo acquistare attrezzi per il puro gusto di averli. Occorre possedere ciò che effettivamente serve ed è stato così per la mia teleregolabile da otto metri, una Artico che vive e vegeta nel mio canneto. Le ho donato un amico, un mulinello acquistato a soli 9,10€ dal mercato delle pulci, con uno 0,30 montato in bobina. Questo mulo è tutto plastico, della peggior manifattura cinese che vi sia in commercio, poco importa però. Riuscirò a pescare lo stesso e lo dimostrerò a me stesso.
In questa pesca non è determinante il mulinello, quanto la canna ed il tocco, col filo tra le dita, come si faceva da bambini, pescando col dito. In verità vi dico che avrei scritto volentieri un articolo sulla pesca col dito ma ho paura che padròn Paolicchi mi licenzi , quindi mi son trattenuto ed ho lavorato di canna e mulinello, anche se la voglia c'è. Forse ne parleremo...forse più in là. La teleregolabile nasce con l'impostazione di una canna da trota torrente, variabile tra i 7 ed i 10 (anche 13) metri. In mare possiamo usare le 7, le 8, le 10 metri. Le ho scoperte grazie ai sapienti consigli di Valvassura nei suoi scritti dello storico Pescare Mare. Le ho importate nel mio paese nonostante gli sguardi marziani di compagni e avversari. Le ho usate, testate, maltrattate, violentate.
Loro hanno usato, testato, maltrattato e violentato me. Mi hanno usato perchè ho dovuto costruire travi, modificarli, adattandoli alle esigenze del territorio, ricco di scogliere artificiali con massi quadrati ben incastrati tra loro. Mi hanno testato ed ho testato loro perchè le teleregolabili sono multifunzione, le puoi montare a 3 metri, 4, 6 ed 8, grazie ai blocchi termorestingenti che ho fotografato per voi. In alcuni casi le ho maltrattate sostituendo la cima con varianti multi-color in fiberglass. In altri casi hanno maltrattato me (anzi il mio portafogli...) esibendosi in rotture del sottovetta durante gli incastri nelle buche più remote. Le ho violentate spogliandole dalla loro tradizione da torrente, malmenandole a suon di ghiozzi, tordi, bavose, donzelle. Mi son sentito poi violentato nel corpo quando a volte, tornato a casa, ho avvertito un dolore al braccio, dovuto al peso della canna alla massima lunghezza, non proprio contenuto.
Perchè proprio la teleregolabile? E' una tecnica impegnativa, non c'è che dire. Non si tratta della pesca domenicale che papà e figlio godono in riva al mare con cannetta economica e mulinello preistorico. E' una tecnica da intenditori, riservata a coloro che hanno una canna da trota e vogliono provare a pescare nelle buche, a piccola e media distanza dall'obiettivo. Io sono un caro esploratore delle buche, sono convinto infatti che i tesori nascosti giacciano proprio lì, tra quei pertugi neri tanto inesplorati. D'estate vedo l'impegno dei sub che perdono un bel po' di tempo tra i massi alla ricerca della preda più ambita: la spigola. D'inverno, invece, ci sono io, incurante del freddo in giornate umide e gelide, pronto a dar man forte di gamberetto e coreano. Per raggiungere questi punti è d'uopo un attrezzo con più blocchi, che permetta di montare la canna ad un minimo di vetta, sottovetta e base; poi vetta, sottovetta e un blocco; poi ancora due blocchi, tre e quattro, nel caso di una dieci metri. L'azione vede la presentazione dell'esca in modo perpendicolare al fondale, dato che la nostra cima è parallela (o quasi) alla superficie. Questa condizione permette sia di avvertire le tocche dei pesci con la massima sensibilità, sia di ferrare con un impulso unico e deciso verso l'alto. A mio parere non c’è bisogno di cambiare il cimino con uno in fibra di vetro. Credo che se la canna nasce per uno scopo, con una sua cima, essa non vada modificata, pena il cambio dell’azione nativa. Ciò nonostante, vi sono correnti di pensiero che appongono modifiche alle teleregolabili e molti garisti hanno a disposizione diversi vettini intercambiabili.
La lenza è molto semplice. Ricalca il palamaro da 80 centesimi che ogni commerciante ha nella sua minuteria. Si tratta di un trave con piombo ballerino (questi aggeggi verdi con piombo finale) da 20/30 grammi con due o tre braccioli che lavorano a distanze differenti. Questi sono costituiti da spezzoni dello 0,20/0,25 con una lunghezza di 15 centimetri, armati di un amo n° 8/10 a gambo corto. Sull’amo va innescato un boccone di verme coreano o di gamberetto sgusciato. L’azione di pesca è altrettanto semplice. Occorre lanciare a ridosso degli scogli, tra le buche. Evitiamo di stare troppo dentro con la cima perché lanci stretti potrebbero portare ad un recupero della lenza proprio negli ostacoli, favorendo le rotture. Siamo così in pesca, con la lenza in acqua ed il monofilo tra le dita della mano sinistra. Le tocche sono spontanee e veloci, non vi è neppure il tempo per ragionare. Le avverti, non sai nemmeno spiegare come. Se volessimo dare una definizione corretta useremmo il termine “tremolio”. In successione: Trema il cimino, vibra il filo, senti questa sensazione tra le dita e ferri istantaneamente.
Il primo pesce cade nell’inganno. Via, nel secchiello o in mare. Spetta a noi decidere se fare catch & release oppure no. Personalmente preferisco rigettare queste simpatiche creature che mi guardano con affetto, ringraziandomi per un po’ di divertimento, anche se spaventate ed intimorite dalle mie mani. Dopo il primo ghiozzo capita la donzella ingorda. Questa ingoia anche l’anima, devo andare di slamatore per evitare che l’amo le si conficchi in bocca senza troppi complimenti. Scivola tra le dita e poi scappa via, simpatica donzella.
Mi sposto tra le buche e vado a disturbare due pescatori che stanno cefalando. Vedono il cavalletto e mi fanno: “Scusa Giovane, ma che sei un giornalista??” Ed io, soddisfatto, dico: “Si, sono un giornalista, perché?”. E loro, dall’accento verace, rispondono: “Nèee, che noi ti abbiamo visto su YUTUB con i tuoi video! Sei bravo!”. Ringrazio, scambio qualche parola e noto che mi osservano… anzi, osservano la teleregolabile, questo cannone della Artico che non finisce mai. Primo lancio e colpo di fortuna! Una triglia bella corpulenta, non le vedevo da anni!
Avverto un velo di tristezza che assale il mio cuore. Non posso gioire, Nonno Mauro non è accanto a me con la sua settimana Enigmistica. Non c’è il sole che asciugava i capelli bagnati dopo la nuotata estiva. Non ci sono i miei amici di scuola, non c’è Bianca. Però ho la macchina fotografica pronta a salvare questo scorcio immortale con due protagonisti, la triglia e me.
I buoni propositi per Natale. Si è fatto tardi, ho consumato qualche ora in riva al mare collezionando più di venti pesci di scoglio. Ne sono fiero, ancora una volta sono tornato bambino, riscoprendo una pesca quasi sconosciuta, che vorrei condividere oggi con voi. Purtroppo internet costituisce opinione e sempre più spesso vedo gente nascere direttamente con la bolognese di sei metri, l’ Exeisg di turno ed il galleggiante con starlight. Beccano la spigola anche oltre il chilo e credono di aver capito tutto della pesca. Li metti poi a pesca di cefali e crollano come un castello di sabbia. Chiedi loro di impostarti una pesca alla boga e piangono come salici per l’incapacità di adattamento. Queste sono le realtà del 2011. Più tempo passa, più utenti mi contattano e più noto che la pesca vera, quella che vent’anni fa ero solito praticare con dito e cannetta non c’è più. E’ come se fosse saltata una generazione, quella dei pescatori che tentavano le medagliette (sarago sparaglione) con piombo e bracciolo. I valori della pesca genuina vanno riproposti ed in questo vorrei sentirmi partecipe. Il mare non è solo un’ostentazione di catture fatte di spigole, cefali e orate addizionate di commenti su Feisbuc colmi di viagra. Non esistono solo questi pesci. Vi è un substrato ittico-sociale composto dai pesci ritratti nelle mie foto che merita un assaggio, perché a volte è bello sentirsi completi, con umiltà, scoprendo il paradiso del mondo sommerso.
A Natale ci sarò. Porterò la mia fetta di panettone al ghiozzo infreddolito, al tordo un po’ malconcio, alla triglia con la febbre ed alla donzella incinta. Sarò lì a fare compagnia ad un angolo di mare che è ancora in me, nel mio cuore. Cadranno le barriere del tempo, il sole risplenderà, il cielo sarà terso e le onde si calmeranno come d’estate. D’improvviso la sabbia genererà da sola i castelli che costruivo con Bianca, prenderò in mano la teleregolabile e andrò tra le buche, con Nonno Mauro pronto a darmi la sua pacca sulla spalla ad ogni cattura.
E voi? Mi farete compagnia?
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