Di Giuseppe Bua pubblicato il 21/02/10
Venerdì 22 Febbraio nella sede fervono i preparativi.
Giovanni ha procurato i vermi per sé e per i suoi “adepti” – “li ho scavati al Fosso Chifente Martedì, ma se si sparge la voce ce li ritroviamo tutti lì l’anno prossimo, quindi guai a chi se la canta”.
Mario e Carlo hanno seguito le “semine” passo passo – “dobbiamo partirealmeno alle quattro perché altrimenti non troveremo posto”.
Guido e Luciano in preda alla tranche piscatoria si stavano dimenticando:
“Scusate ragazzi mi sa che abbiamo fatto una Cazz…. ci tocca portarci appresso ” lu frichì” sono tre anni che ci rompe le scatole e sta volta glie l’abbiamo promesso”.
Giovanni tagliente : “Fate come vi pare basta che poi non rompe e comunque viene con voi e noi andiamo via alle quattro chi c’è c’è”
“Ma si si viene con noi con la cinquecento che poi il pomeriggio siamo al Del Duca e torniamo per pranzo”.
Domenica 24 Febbraio, alle tre e mezzo suona la sveglia, mia madre ci prende per pazzi e raccomanda a Guido, mio padre, di fare attenzione.
Un colpo di clacson leggero e giù in strada, si parte destinazione Fiume Tronto località Pescara.
Sono le tre e mezzo non ho dormito tutta la notte per il gran debutto, penso e ripenso alle trote che pinneggiano aspettando solo me, saranno fario?? Saranno iridee?? Sicuramente saranno tante.
Il piombo, l’amo, il terminale, l’esca: sono giorni che mi danzano in testa. Devo seguire i consigli di Luciano sul segnalino e tre pallini oppure dare retta a mio padre che vede solo le olivette di montagna???
“Ci vediamo alle quattro alla pesa di Porta Romana” questo era l’appuntamento.
Poi via per la tortuosa Salaria che scorre immersa nel buio più pesto ravvivato solo dalla colonna speranzosa dei pescatori.
Eccoci arrivati sono le cinque è ancora buio, non riesco più a trattenere le emozioni, sono sulla riva e con la torcia illumino il tratto più vicino nella speranza di un guizzo, di una coda e non mi accorgo nemmeno che la temperatura è di meno dieci.
Le prime luci arrivano alle sei e ci tuffiamo nelle postazioni prestabilite.
Giovanni è il primo a catturare, è una bellissima iridea, a turno poi Luciano, Mario, Guido e poi ancora Giovanni, Mario …. in una seguenza di catture entusiasmanti, iridee e fario gentilmente rilasciate in semina pochi giorni prima.
Ed io ….. ?????
Dopo tutta quell’aspettativa non riuscivo a capire perché.
Perché non catturavo???
La mia canna 4.40 mt della Franchi non subiva alcun attacco.
Quando ormai i dubbi mi assillavano ecco la mia salvatrice …. una bellissima iridea attacca la mia esca e rimane allamata.
E salti e tuffi e …. Casino.
“Ma stai attento non farla saltare così che spaventi anche i cani”
“Fai attenzione non tirare come un ossesso falla stancare sotto la superficie”
“ma che fai …. Falla scivolare a riva”.
Sarà stata l’emozione, sarà stata l’inesperienza, quella fantastica creatura sparì così come era apparsa, ed io lì con il cuore in subbuglio e sconfitto.
La mattinata corre veloce ed alle undici e trenta stop e conta dei pezzi.
“Andrà meglio la prossima volta, dai che non sei tanto male!!!!”.
Magra consolazione per me che mi sentivo già un “pescatore”.
“E va bene dai che ci rifacciamo allo stadio” – mi dice Luciano – ti passo a prendere alle 13.30 e non ti addormentare che oggi arriva la Juventus e poi non troviamo posto.”
I ricordi lontani di quella prima apertura alla trota del 1980 mi tornano alla mente e si legano alle persone che mi hanno accompagnato in questa passione.
Quest’anno sono trentuno aperture consecutive con chi ancora c’è e con la presenza sicura di chi ci ha accompagnato per tanti anni.
Dedicato a Luciano.
“Peppe L’Ascolano”
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